Approfondimenti » 02/12/2007
Lasciateli lavorare e lasciateci vivere. Di Michele Di Schiena
«Lasciateci lavorare»: lo sfogo dei lavoratori dell’Enel in occasione dell’estemporanea protesta di Greenpeace alla centrale di Cerano è in perfetta sintonia col messaggio che da anni andiamo ripetendo.
I lavoratori Enel hanno solo sbagliato l’indirizzo perché il loro appello andava rivolto non ai volontari di Greenpeace ma a coloro che in questi anni hanno fatto ricorso, con avvertimenti più o meno espliciti, al famigerato ricatto occupazionale.
E sì, lo dovevano indirizzare a quanti hanno trattato e continuano a trattare come merce i lavoratori esponendoli nei diversi ambienti in cui operano a vari rischi di inquinamento o di altro genere e facendoli perciò trovare di fronte alla terribile alternativa di dover scegliere fra il lavoro come unica fonte di reddito per le loro famiglie e la salute come bene essenziale tutelato, purtroppo talvolta invano, dalla Costituzione repubblicana.
E non di rado questi lavoratori hanno pagato la scelta in favore del lavoro con la vita o con gravi sofferenze fisiche senza neppure in molti casi ottenere, per l’inadeguatezza del sistema, giustizia e risarcimento.
Lasciateli allora lavorare in situazioni di sicurezza senza che la loro salute corra rischi nell’immediato per qualche grave incidente o in futuro per qualche malattia a lunga incubazione.
Fate anche in modo che possano tornare a lavorare i lavoratori che a causa dell’inquinamento dei terreni hanno perso serenità e pane per responsabilità che vanno accertate con la massima urgenza anche, ove ne ricorrano i presupposti, in sede penale. E più in generale adoperatevi, insieme a tutte le altre componenti della cosiddetta classe dirigente, perché tutti i lavoratori e tutti i cittadini di Brindisi possano vivere in pace senza dover lottare, privi di mezzi e tra mille difficoltà, per tutelare contro gli abusi ed i ricatti il diritto al lavoro ed il diritto alla salute, due facce di una stessa medaglia che costituiscono il contenuto fondamentale del primario e più ampio diritto alla vita.
Gli amici di Greenpace non conoscono, come noi la conosciamo, la situazione di Brindisi e del suo territorio e perciò può accadere che un gesto simbolico e di grande valore civile e sociale, per come preparato ed attuato, possa essere utilizzato per una bene orchestrata controffensiva propagandistica all’insegna dell’eterno ritornello per il quale l’Enel fa solo cose “buone e giuste” e perciò non può rivedere i suoi progetti neppure a fronte di richieste provenienti dall’intera comunità interessata e dalle sue rappresentanze democratiche ed istituzionali. Ma a Brindisi c’è ormai, nella società e nelle sue istituzioni, una consapevolezza dei diritti ed una determinazione a farli valere di cui tutti dovranno prima o poi prendere atto.
Michele Di Shiena
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Per le immagini di Greenpeace durante l'azione nella centrale a carbone ENEL: clicca qui
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