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Approfondimenti: Mega-yachts: lettera aperta all'on. Domenico Mennitti, sindaco di Brindisi, ed a tutti i Cittadini. Di Costanzo D. Mardighian



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Approfondimenti » 06/12/2007

Mega-yachts: lettera aperta all'on. Domenico Mennitti, sindaco di Brindisi, ed a tutti i Cittadini. Di Costanzo D. Mardighian

Sono il presidente della Sezione brindisina della Lega Navale Italiana, ente di interesse pubblico sotto l’alto patrocinio del Presidente della Repubblica; ente di tutela ambientale.

Scrivo questa lettera perchè vorrei stimolare una riflessione attorno ad un argomento che mi ha particolarmente colpito e che credo interessi, o almeno dovrebbe interessare, tutti i cittadini di Brindisi a cominciare dal loro Sindaco.

Alcuni giorni addietro, invitato, ho partecipato ad una conferenza sul «Polo della nautica: l’economia del mare come sviluppo della città», alla quale hanno dato il loro contributo di idee il Presidente di Confindustria Brindisi, Massimo Ferrarese, il Presidente della Camera di Commercio, Giovanni Brigante, il sig. Rinaldo Romani, rappresentante di una multinazionale con sede a Singapore che costruisce anche, tra le molte attività che svolge, mega-yachts di gran lusso.

Forse sono stato un po’ scortese nei confronti dei miei ospiti, e di questo me ne scuso, perchè non ho applaudito in modo caloroso alle relazioni presentate, ma devo dire che se non capisco bene tutto il discorso nella sua complessità e fino alle conclusioni, preferisco sembrare scortese piuttosto che pentirmi per avere condiviso, con un caloroso applauso, argomentazioni che non mi appartengono. Gli altri presenti, invece, hanno applaudito entusiasti in coro ed ho pensato che - beati loro! - avevano capito tutto, in poche battute. Dai relatori ci è stato illustrato come sarebbe possibile incrementare l’attività portuale della nostra città ospitando grandi imbarcazioni da diporto, della lunghezza di 130/150 metri e di proprietà di magnati o sceicchi multimiliardari: imbarcazioni di gran lusso per le loro crociere estive.

Il problema di queste proprietà non sta tanto nel loro utilizzo stagionale (in crociera per circa quattro mesi all’anno) che le vedrebbero impiegate a solcare i mari più belli del Mediterraneo (leggi Costa Smeralda, Grecia, Croazia e così via), ma nel rifugiarle, in modo tranquillo e sicuro, durante il periodo di inattività - di circa otto mesi - in un porto ove farvi la dovuta manutenzione e/o le eventuali riparazioni.
Ci è stato illustrato quanto complessa sia la loro fabbricazione e quanto impegno di uomini e mezzi sia necessario per la loro conduzione. Per una trentina di ospiti - e che ospiti! - infatti, ci vogliono perlomeno settanta o più membri di equipaggio e così via.

Si è anche affermato, inoltre, che queste navi tornano sempre, prima o poi, nel cantiere di produzione per le riparazioni più importanti, per i lavori più complessi o per i restyling radicali. «Sapete, i proprietari sono tipi volubili!», si è detto ed inequivocabilmente si sottintende che questi lavori più importanti non verrebbero comunque effettuati nella nostra città.

E allora? La proposta per Brindisi quale sarebbe?
Sgomberare il Seno di Ponente dalle altre attività e dedicare la banchina a questi mega yachts. Al massimo, in ogni caso, tre o quattro visto le loro dimensioni! In questa sede, su questa banchina, verrebbero effettuati i lavori di manutenzione invernale, il montaggio e smontaggio di apparecchiature guaste o da revisionare, la pitturazione di opera morta e opera viva (e per questo si dovrebbe creare un bacino di carenaggio in grado di ospitare una… barchetta di quel genere), e così via, per il periodo di sosta invernale.
Insomma un cantiere in piena regola, ma dedicato solo a lavori meno impegnativi e probabilmente meno remunerativi. Immagino, comunque, che serviranno degli hangars ove custodire i materali, una gru per i sollevamenti, capannoni per le lavorazioni a terra e tanto altro ancora. Ma su quali spazi? Si ipotizza addirittura di chiudere l’ingresso di Via Amerigo Vespucci per farne l’ingresso al cantiere!!! Privando così i cittadini di Brindisi di quel poco di lungomare a tutti fruibile. Certamente saremmo tutti ben felici di incrementare l’attività cantieristica della città; quello che mi lascia oltremodo perplesso è la localizzazione del cantiere!

E ancora: quale sarebbe il personale da utilizzare?
Certamente, per i lavori più di routine, le maestranze sarebbero locali, ma la manodopera specializzata, laddove non disponibile in loco, verrebbe sicuramente e facilmente reperita - vista la prossimità del nostro scalo aeroportuale - da qualsiasi parte del mondo.

E tutto questo lo vorrebbero fare nel salotto buono della nostra città? In pieno centro città? Nel porto interno?
E perchè non sotto la scalinata Virgilio? o addirittura in piazza Cairoli?

Ci siamo fatti scappare tutta la flotta crocieristica, che portava, ad ogni scalo, migliaia di persone nelle nostre strade e nei nostri negozi per aver allontanato dal centro città i punti di attracco delle navi, per delle scelte che la stessa città ha subìto, ed ora ci propongono di riportarvi delle navi, sicuramente più belle, ma desolatamente vuote?

Non si potrebbero accontentare di una banchina sicura nel porto medio, dove i lavori di cantieristica potrebbero venire effettuati con altrettanta maestria? Così non si deturperebbe quel poco che ancora resta di vivibile per i brindisini e non si inquinerebbe il nostro centro cittadino. C’è tanto spazio nel porto medio!

Ci è stato detto che neppure a Montecarlo li hanno voluti (non avevano lo spazio sufficiente!! Eppure sono ben avezzi a ricevere personalità ed eventi di risonanza mondiale!), nè a Genova (il Porto Antico della città – quello in centro – è stato interamente dedicato alla nautica da diporto, che reca vita e movimento nelle attività commerciali prospicenti il mare! Il rimessaggio lo fanno, certo, ma non in centro città!), nè a Trieste, nè in altri porti importanti. Lo credo bene: è come se proponessero a Venezia di ospitarli per i lavori di cantieraggio al bacino di San Giorgio di fronte a Piazza San Marco.

Invece di rendere vivibile e fruibile da tutti il patrimonio di natura e vicinanza con il mare, lo si vuole declassare a cantiere, in centro città e per chi, poi? Per delle navi in rimessaggio con un equipaggio residuale di una decina di marinai filippini ed un vice-vice-vice comandante, che resterebbero di guardia per il periodo invernale e che comunque a Brindisi non spenderebbero un euro. I loro mega ospiti verrebbero comunque imbarcati probabilmente in altri porti più di richiamo e da noi tornerebbero solo vuote dopo aver scaricato in altri approdi, altrettanto rinomati, i loro carichi di personalità famose.
Evidentemente qualcuno pensa che abbiamo l’anello al naso. I brindisini queste meraviglie del mare le vedrebbero solo da lontano perchè certamente non sarà dato loro di avvicinarvisi troppo o sia mai di visitarle.

In città si parla tanto della presenza un po’ scomoda delle navi della Marina Militare nel Seno di Ponente, che toglierebbero fruibilità del lungomare ai cittadini. Ma piuttosto che declassare il lungomare ad un cantiere credo sia cento volte meglio utilizzarlo per le navi della nostra Marina, per imbarcare i nostri ragazzi che portano con coraggio ed orgoglio, in tutti i luoghi del mondo ove è richiesto il loro qualificato intervento, un messaggio di pace e di fratellanza o per riaccoglierli al ritorno delle loro missioni. Per completare l’opera, adesso in quel seno del nostro porto, ci vogliono anche mettere un cantiere rumoroso ed inquinante.
Possibile che le esperienze precedenti non siano servite a nulla? Ci siamo scordati della Montecatini? Non possiamo imparare nulla dalla nostra vicina Taranto con il cantiere siderurgico in città e l’inquinamento che produce, per rendersi conto dell’inquinamento che porteremmo nel cuore della nostra Città?
Non ci basta la polvere di carbone che respiriamo e che ha fatto esplodere il numero di neoplasie polmonari nel nostro territorio? Ci siamo scordati delle denuncie inascoltate del povero dottor Tonino Di Giulio?

L’interesse del sig. Romani lo posso facilmente comprendere, e mi sembra anche legittimo, è il suo business e poi tanto lui vive a Singapore! Non riesco a capacitarmi, invece, per quanto riguarda i nostri rappresentanti di Camera di Commercio, Confindustria e Autorità portuale (sì, perche’ il presidente Giurgola si è già espresso anche su organi di stampa circa il suo favore all’iniziativa).

Credo che, chi vuole, abbia capito l’antifona e sappia trarre le sue conclusioni.
Da parte mia mi sono convinto di aver fatto bene a non applaudire.

Costanzo D. Mardighian


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