Approfondimenti » 26/01/2008
Lettera al presidente Prodi. Di Valentina Paciullo
Riceviamo e pubblichiamo:
Spett.le Redazione,
in qualità di semplice, giovane, acerba cittadina,
pongo alla vostra cortese attenzione l'allegato articolo
che ho voluto far pervenire anche al presidente Romano Prodi attraverso il sito del governo.
Cordiali saluti,
Valentina Paciullo.
Carissimo Presidente,
mi permetto di chiamarla carissimo, senza formalismi, senza epiteti onorifici, senza frasi convenzionali. Mi permetto di farlo in quanto lei è (e la sento profondamente come) il Mio Presidente, colui che ho designato quale mio rappresentante al governo, colui che ho “mandato” a tessere le trame di un’ Italia sconvolta e persa nei meandri dei suoi stessi mali storici quali, primo fra tutti e causa di molti altri, la mala-politica.
Le scrivo per tre motivi di fondo.
Innanzitutto per esprimerle tutta la mia solidarietà.
Il suo lottare tenacemente fino alla fine per mantenere un governo-difficile-da-governare in piedi, non significava certo voler restare attaccato alla poltrona, come in molti (molti dei quali dalla loro poltrona ben più comoda) si sono affrettati ad affermare. Io, come credo moltissimi, ho com-preso il suo tentativo di voler portare a termine un’azione politica che tanto ha fatto bene all’Italia quanto ha comportato per lei stesso una enorme impopolarità tra gli italiani. La sua poltrona era scomoda, nessuno al suo posto avrebbe avuto la forza il coraggio e la tenera caparbietà di andare avanti fino alla fine.
In secondo luogo voglio ringraziarla perché ha fatto comprendere a molti giovani che il risanamento è imprescindibile ai fini di uno sviluppo reale e sostenibile; che la precarietà non si può combattere se non si incentiva lo sviluppo, e che, quindi, è essa stessa connessa ad una seria politica di risanamento; ma soprattutto la ringrazio per averci ridato un po’ di fiducia. Non mi si tacci di ingenuità se richiamo la fiducia. Non mi è sconosciuta la situazione difficilissima in cui versa il nostro Bel Paese. Proprio questo, tuttavia, mi permetteva, durante il suo governo, di guardare al futuro con nuova speranza: ha chiesto dei sacrifici a noi italiani, sono passati poco meno di due anni dall’ inizio del suo governo, ed io mi aspettavo una restituzione in termini qualitativi e quantitativi. A differenza di molti, però, vedevo soprattutto nel lungo periodo i risultati della sua preannunciata e perseguita politica di “equità, sviluppo ed equilibrio dei conti”. Insomma, che lei o chi per lei potesse fare miracoli in tempi brevi non era un pensiero degno di credibilità.
Non voglio prolungarmi troppo, perché voglio che lei legga attentamente queste poche ma sentite parole. Passo subito, quindi, al terzo motivo che mi ha spinta a scriverle.
La terza ragione del mio rivolgermi a lei è soprattutto una semplice e breve preghiera: non ci abbandoni.
Ha iniziato un’opera difficile e difficilmente attuabile e non può lasciarla a metà proprio ora che poteva intravedersi qualche risultato direttamente percepibile per il cittadino.
Non esiste verità più indiscutibile di questa: “il voto ci rende cittadini perché senza questo noi saremmo sudditi”. La realtà dei fatti, tuttavia, mi porta a pregarla di non mandarci allo sbaraglio, perché questo è quello che succederebbe. Rischiamo di cadere nell’anomia più pericolosa, prigionieri di un quadro politico sgretolato e sregolato.
Per quanto il centro-destra cerchi di negarlo, entrambe le correnti versano in una situazione difficilissima. Naturalmente l’opposizione chiude ora il cerchio sulla sua caduta, e simula comunanza di valori e di obiettivi. Non possiamo, però, dimenticare che l’egregio onorevole Berlusconi ha sconvolto qualche settimana addietro anche il quadro della sua coalizione, ergendosi a capo indiscusso di un nuovo partito di cui oggi non sentiamo più notizia e che sembra latere senza giustificabile motivazione.
Parimenti, nel centro-sinistra è ancora troppo instabile il contesto del nascente Partito Democratico che pure il suo leader (per quanto questa parola sia formalmente denegata dalla nuova logica che si cerca di instaurare) tenta di ordinare anche con affermazioni tanto coraggiose quanto opportune.
In queste condizioni, con l’attuale legge elettorale, sarebbe inopportuno e quasi deleterio ritornare alle urne.
Non ci lasci, carissimo presidente, in balia di questa frammentazione visibile o latente.
Non ci mandi al voto senza prima rendere chiaro e visibile il contesto politico e le diverse correlate correnti.
Unisca le sue forze e continui a metterle a servizio di quei cittadini che hanno creduto in lei e che in lei hanno ancora fiducia.
Con stima e fiducia rinnovata (per quanto la mia possa essere inutile),
Valentina Paciullo,
studentessa,
23 anni,
Francavilla Fontana (Brindisi)
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