Approfondimenti » 08/03/2008
Buon 8 Marzo!. Di Ivana Andriulo
L’Italia è maglia nera in quanto ad occupazione femminile!
Il divario tra l’occupazione femminile e quella maschile sfiora il 70%.
Noi donne, nella società d’oggi, siamo ancora “quelle” che rallenterebbero l’attività produttiva quando entriamo in maternità, al tempo stesso, siamo “quelle” che uccidono i nascituri, sacrificandoli in nome della carriera che non c’è e non ci deve essere.
Siamo “quelle” che si cercano le violenze sessuali perchè indossiamo le minigonne; siamo “quelle” che, se non soffochiamo l’istintuale e ne lasciamo traccia in una notte di passione, il giorno dopo veniamo etichettate come poco di buono nei bar di quartiere.
Quante volte abbiamo dovuto sentirci dire che l’uomo è sempre l’uomo, che la sua carne è debole e quindi è la donna che deve controllarsi, perdonare i suoi tradimenti, non tentare come Eva con Adamo.
Ricordo ancora racconti di donne anziane ed adulte, di quando venivano strettamente fasciate, strettamente sorvegliate ed indossato l’abito buono, andavano in chiesa, così da poter essere considerate, dal paese, “brave ragazze”.
I racconti di donne sfruttate in profondità, represse, imbavagliate, le cui lacerazioni interiori venivano definite esaurimenti nervosi o, in altri casi, addirittura, sintomi di pazzia e rinchiuse nei manicomi, a subire elettroshock nel corpo, nella mente e nel cuore.
I racconti di donne di un’epoca in cui i padri che abusavano delle figlie erano semplicemente severi.
I racconti di donne che dovevano implorare per ottenere gli strumenti e gli spazi necessari alle loro arti ed alla loro cultura.
Epoche diverse, passate e presenti, ma sempre attraversate da una sostanziale differenza: quella di genere.
Epoche attraversate, criticamente, da noi donne, che ancora oggi, dobbiamo lottare contro il potere maschile e maschilista, contro il patriarcato folle e folleggiante, contro quella cultura che ci vorrebbe ancora geishe, tutte casa e chiesa, proprietà dello Stato, del marito, del fidanzato, del padre.
Lottiamo contro la voce dell’uomo padrone che ci licenzia perché incinte, che ci azzittisce o ci isola appena si accorge delle potenzialità della collaboratrice-donna: potrebbe invadere troppo lo spazio di maschietto.
Lottiamo contro chi ci picchia, contro chi ci uccide per gelosia, contro chi ci manda al pronto soccorso perché semplicemente donne.
L’80% delle violenze, nei confronti di noi donne, si consumano all’interno delle mura domestiche e sono quindi di matrice familiare!
In tutto questo, spuntano Giuliano Ferrara e Papa Ratzinger, che inneggiano alla vita, come se l’avessero scoperta loro!
Ferrara ed altri, insieme a lui, hanno deciso di strumentalizzare l’aborto, hanno lanciato il messaggio della DONNA – CONTENITORE, della DONNA - ASSASSINA che uccide potenziali bambini abortendo.
Contenitore non lo siamo, nè la questione della libera scelta della maternità, da parte della donna, deve essere humus per la lotta alle poltrone.
Una scelta personale, in quanto tale, spetta a chi la compie.
Una scelta di maternità è della donna e di nessun altro.
La campagna elettorale di Ferrara e di tanti altri, contro la legge 194, è un’offesa all’autodeterminazione e alla libertà di scelta della donna.
Ancora ci provano: ci dicono che l’embrione è già un bambino, ci dicono quando e come dobbiamo partorire, ci dicono che la pillola del giorno dopo è comunque abortiva e che fa male alla salute delle donne, che la pillola RU486 è un oltraggio alla vita ed è rischiosa.
BUGIARDI!
L’embrione non è un bambino; la pillola del giorno dopo non è abortiva ma contraccettiva e non ha particolari controindicazioni; la pillola RU486, una pillola già in uso in quasi tutti i paesi europei ed in via di sperimentazione solo in un’esigua parte d’Italia, determina l’aborto farmacologicamente ed ha diversi vantaggi per la salute delle donne: non richiede interventi chirurgici, l’ospedalizzazione della donna ed ha minori costi sanitari.
La decisione di far nascere, crescere, amare un figlio o di non poterlo fare, da parte di una donna, fa capo a personalissimi e singoli motivi su cui nessuno, né Ferrara, né il Papa, né il medico di consultorio, né il prete della parrocchia più vicina, può o deve sindacare.
Così come nessuno può sindacare sui metodi e tempi con cui la donna SCEGLIE di abortire.
Prima di inneggiare alla vita, consiglierei ai tanti Giuliano Ferrara, di riflettere su quanto il diritto della vita sia, oggi, messo in pericolo da un sistema economico, culturale e politico capitalista, guerrafondaio, maschilista.
E consiglierei di ricordarsi delle tante donne che scelgono di dare la vita e vengono frenate dai limiti della legge 40 sulla fecondazione assistita; delle donne immigrate costrette ad abortire, ancora, in clandestinità ed in condizioni pietose; delle ragazze madri che, in molte realtà locali, vengono etichettate, ghettizzate o sono prive di veri punti di riferimento, anche istituzionali.
Come donna, l’inno alla vita lo canto io e nessuno può dirmi come e quando farlo.
PER UNA VOLTA: STAI ZITTO E ASCOLTA! BUON 8 MARZO A TUTTE!
Ivana Andriulo
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