Approfondimenti » 06/04/2008
Dall'altra parte. Di Enrico Sierra
Ho letto il discorso che Papa Benedetto XVI ha rivolto
agli ammalati ed ai medici del Policlinico San Matteo di Pavia. A mio giudizio le parole del Santo Padre hanno messo in evidenza la verità sulla Sanità, sugli ammalati e le loro sofferenze, e sui medici che, a volte, hanno un comportamento non accettabile e diverso da quello che
dovrebbero avere nei confronti dei pazienti. Purtroppo!
Il senso del discorso riguarda il rispetto della vita in ogni
fase, il rispetto degli ammalati, di gente che soffre ed ha bisogno di aiuto e di conforto da parte di coloro ai quali si affidano con tanta speranza. Eciò vale non solo per gli ammalati, ma anche dei familiari.
Il Santo Padre ha detto che "l'Ospedale è un luogo sacro, dove
si sperimenta la fragilità dell'uomo e della tecnica al servizio della vita stessa del malato".
Ho creduto di leggere un invito al medico di essere umanamente più vicino alla persona che gli affida la propria vita. Essergli vicino sia per guarirlo dalla malattia che per confortarlo, affinchè possa superare la fase di dolore e di sofferenza, utilizzando non solo la terapia ma anche la parola, lo sguardo ed il sorriso.
Le parole di Papa Giovanni Paolo II?. "La Chiesa ritiene che
la medicina e le cure terapeutiche abbiano di mira non solo il bene e la salute del corpo, ma la persona come tale, che nel corpo è colpita dal male. Ecco perchè si nota l'importanza degli operatori, i quali siano guidati da una visione integralmente umana della malattia e sappiano attuare, di conseguenza, un approccio compiutamente umano al malato che soffre".
Qui si pone una domanda: il medico è conoscenza che il malato soffre ed ha bisogno di cure, ma anche di umanità?
"Dall'altra parte" è un libro scritto da tre medici, tre luminari nel loro campo, che improvvisamente si sono trovati ricoverati in Ospedale per curare i loro malanni. Si sono trovati dall'altra parte, dalla parte di ammalati e non da quella dei medici curanti.
Il giornalista Paolo Barnard, che ha curato la prefazione del libro, ha inquadrato il problema, in un modo che ritengo efficace e veritiero. Sostiene che si è trovato a capire cosa vuol dire essere ammalati, cosa vuol dire vivere sulla propria
pelle una malattia che i signori in camice bianco sono chiamati a curare, cosa vuol dire attendere che qualcuno, oltre alle medicine, alle pasticche, alle flebo, ti dia un po' di umanità, di calore, di amore.
Soffrire e continuare a farlo anche quando i familiari ti sono vicini, soffrono con te, incapaci di fare qualcosa. Soffrie ed aspettare.
Cosa? E poi, anche se guarito, constatare che hai perso qualcosa, un qualcosa che nessuno potrà più darti. Provare che i medici che ti girano intorno, non hanno mai vissuto certi pensieri, certe sensazioni. Loro girano per le corsie, per
le camerette, con uno stuolo di assistenti. Ti guardano (se lo
fanno!) e poi via. Il giro continua perchè è scritto che deve continuare!
Paolo Bernard dice una grande cosa: "Essi dovrebbero vedere la malattia in sè, attraverso sè, come una cosa che li riguarda. Dovrebbero, ogni volta che pronunciano la parola paziente, sostituirla, nel proprio cuore con IO".
Nel libro "Dall'altra parte" si leggono i pensieri di tre grandi medici. Pensieri tristi, che dovrebbero far meditare tutti, perchè tutti potremmo diventare ammalati e soffrire. E non dovremmo rispondere a qualcuno come fece Fra Cristoforo , dicendo a Don Rodrigo: "VERRA' UN GIORNO".
So bene che ci sono medici che vivono con gli ammalati
la loro malattia. Ma perchè non lo fanno tutti?
Sarà colpa del nostro sistema sanitario? Sarà il proprio
carattere? Sarà l'indifferenza? Sarà la negligenza? O forse sarà che manca proprio il senso di umanità?
Tutto ciò è triste. Veramente triste. Perchè è contrario a qualsiasi legge, deontologica, civile, penale e cristiana. Ricordiamolo. Perchè "Verrà un giorno!"
ENRICO SIERRA
enricosierra@tiscali.it
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