Teatro » 15/05/2008
... E da quel giorno non si canta più @ Teatro Comunale - Ceglie M.ca
• 22/04/2008, La Provincia di Brindisi a Teatro - Teatro Comunale (Torre Santa Susanna) - Serali: porta ore 20,30 – sipario ore 21,00
La biglietteria del teatro sarà aperta il giorno dello spettacolo dalle 17,30.
• 15/05/2008, La Provincia di Brindisi a Teatro - Teatro Comunale (Ceglie Messapica) - Serali: porta ore 20,30 – sipario ore 21,00
La biglietteria del teatro sarà aperta il martedì e il giorno prima dello spettacolo dalle 18 alle 20 nonchè il giorno dello spettacolo dalle 18 ad inizio spettacolo.
Manifattura Scalza
...E DAL QUEL GIORNO NON SI CANTA PIÙ
da un progetto di
Paola Fresa, Luca Marengo e Ivano Pantaleo
di e con Paola Fresa e Ivano Pantaleo
musiche originali di Andrea Gabellone
luci Lino Musella
Genere: contemporaneo
Per anni, in passato, l’economia del tacco dello stivale ha trovato nel tabacco il suo primo sostentamento, e questo è un fatto.
Generazioni di uomini hanno lasciato che fosse il tempo del tabacco a scandire il corso della loro vita, le loro giornate, il loro ciclo riproduttivo.
E’ dai fatti che si parte, dal tabacco che è il primo fatto di questa storia.
Dalle fasi che portano alla riuscita del prodotto, a quelle della sua lavorazione, per arrivare a raccontare due vite qualsiasi, in un’Italia lontana ma non troppo, in un tempo passato ma non abbastanza.
Giuseppe e Maria, figli di questo Sud, mostrano sul palco quella che è stata la loro vita, semplicemente, attraversando le età e il tempo. Raccontano e rivivono la loro esperienza individuale e di coppia e, inconsapevolmente, lasciano testimonianza di un intero tempo che fu.
Rappresentano un’esistenza, una delle tante possibili, fatta di foglie a seccare al sole e di campi disegnati a filari che l’occhio li perde, che speriamo che non piove.
Raccontano, con quel protagonismo che è degli ingenui, quello che sanno, solamente quello che sanno, come fosse un evento straordinario per il semplice fatto che è loro.
Spiegano come si fa a fare il tabacco, come si pianta, come si coltiva, raccontano di tutta la vita che brulica intorno a questo mestiere antico. Dell’attesa, del sudore, del tempo che c’è in mezzo e di come viene impiegato, da gennaio ad agosto, anno dopo anno, stagione dopo stagione.
Ricordano il loro amore nato fra le foglie, cresciuto come le piante.
Spiegano come si lavora, quello che diverrà la foglia tanto attesa e, ancora una volta, confessano in briciole di parole quel che c’è dietro a un gesto uguale a se stesso, ogni giorno di quella vita straordinaria che è la loro.
Parlano della cernitura, dell’imballatura, di come una cosa si trasforma, di come la vita stessa sia evoluzione sempre e comunque, nella speranza che tutto sia semplice e prevedibile come in una catena produttiva.
E’ l’imprevisto, però, a fare la vita diversa.
La linea di partenza da cui inizia questa storia è un fatto, la rivolta di Tricase del 15 maggio 1935, che vide contadini e tabacchine scendere in piazza per impedire la chiusura dell’A.c.a.i.t., Consorzio Agrario di Capo di Leuca.
Il fatto, in realtà, è un pretesto per raccontare qualcos’altro: la coltivazione di una pianta, un mestiere che segnarono in modo indelebile luoghi e persone. Un passato che è nitido nella memoria della gente, vivo nella cultura di una terra.
Perché quel giorno di una primavera lontana, in una terra-appendice, non fu semplicemente un episodio nella lunga storia delle lotte di classe. Fu un moto spontaneo libero da ideologie, una necessità umana dettata dall’istinto di sopravvivenza che gli uomini accomuna e che dà valore universale a ciò che, altrimenti, sarebbe solo un episodio.
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