Libri » 21/04/2008
Eclissi. Di Pietro Palmisano
"Queste ECLISSI devono avere qualcosa di magico e di fatato. Ogni volta che rileggo questo mio scritto, mi commuovo fino alle lacrime. Mi sdoppio dall'autore e mi ritrovo nei vari protagonisti della storia. Non vi so dire se c'entra la taranta o se sono le erbe di San Giovanni. Di certo so che il tecnico grafico e tutti i responsabili della tipografia dove ho stampato il libro vogliono visitare i luoghi del libro, a Ceglie, e mi assillano per programmare una gita nella nostra città.
Pietro"
Così Pietro Palmisano ha presentato il suo lavoro. Ho letto ECLISSI e la sua ampia introduzione il cui incipit mi vede immeritato protagonista insieme agli altri amici, di generazione, della blogosfera cegliese. Sono orgoglioso, non lo nascondo, di essere stato considerato, unitamente ad altri stuzzicatore di curiosità e molla d'energia. E' con piacere che vedo venire alla luce frutti come questo che potrebbero essere considerati effetto collaterale della blogosfera cegliese.
Ho letto il libro con curiosità ed emozione cegliese condividendo con l’autore quel senso di estraniamento che mi ha preso a volte percorrendo le strade di Ceglie nei miei ritorni brevi nella terra natia: Anche io, trovandomi a passare per quelle strade, come fossi un forestiero, mi sono sentito costretto a guardare come accade quando incontri una bellissima persona. Tu rimani fisso e perso in quello sguardo e non sai, anzi ti chiedi se non sei importuno.
Nella Ceglie Messapica del 1963 Pietro, giovane frequentatore dell'archivio della chiesa matrice, s'imbatte fortuitamente nella misteriosa scomparsa dei corpi di due giovani della cripta sottostante la cattedrale. Appena giù, Rocco mi guidò attraverso una porta nel locale posto sotto l'altare maggiore. Una volta illuminato per bene, il locale si rivelò la copia perfetta del soprastante presbiterio, con abside ed il coro dietro l'altare maggiore.
Sulle pareti di nuda pietra mi pare di ricordare dodici nicchie entro cui, in piedi e con le mani conserte sul petto, erano i corpi mummificati di dodici canonici con saio e cappuccio. Un tredicesimo corpo sembrava seduto e con il tronco superiore appoggiato sull'altare centrale del locale…
Rocco indica a Pietro due casse simili alle altre nelle quali, al posto dei resti mortali dei defunti, si trovano pietre e pezzi di legno; Pietro scoprirà che le spoglie scomparse appartengono a due giovani innamorati vissuti nel XVII secolo, Nureddin Giamal detto Damiano e la bella Sara. Molto prima che il Sommo Giudice si disponesse a giudicare dal Suo Trono, per un miserabile incidente, s’erano scoperte le tombe, portando alla luce le testimonianze di un terribile crimine le cui vittime erano state sottratte, per cautela, anche alla storia oltre che alla suprema empietà degli uomini. Inizia, da quel fortuito ritrovamento, un ampio suggestivo avvicendarsi di flashback che ci riporterà nella Ceglie del Seicento con le sue tradizioni, il suo popolo e le sue antiche strade.
Questo viaggio nel passato condurrà, infatti, il lettore attraverso case e strade di tutti i giorni con vicoli, vicoletti, ... piazze e relativi palazzi nobiliari, tra segreti nascosti sotto centinaia e centinaia di sottili veli di calce, ricompensandolo della sua partecipazione alle sofferenze dei personaggi senza mancare, alla fine, di far affiorare sulle labbra un sorriso di speranza. Sarà Jacopo Moro o Jacobus Niger che dir si voglia che, avendola imparata dal padre Tommaso, tramanderà l’arte dello speziale; conoscitore di tutte le erbe e gli aromi della terra rossa che, cercando e trovando riparo in Calabria, denuncerà i danni arrecati a Sara e Damiano dagli accoliti succubi del bieco castellano che incapace d’amore ha piegato i sentimenti alle logiche dinastiche e feudali.
Buona lettura!
Giacomo Nigro - Lo Smemorato
Dal blog cegliemessapica.splinder.com
ALTRI COMMENTI DAL BLOG
Sono rimasto affascinato dalla lettura di Eclissi che mi ha accompagnato nei vicoli e nelle contrade di Ceglie, compreso la Cripta San Michele e la mia Guarino con la Carcara che ha dato l'incipit, dopo l'incidente con la lambretta, a quest'opera di Pietro Santo. Un libro che possiede la magia di far vedere, con occhi diversi ed interessati, strade e luoghi che vediamo ormai distrattamente tutti i giorni.
Gisan51
Io pure mi unisco a smemorato a reiterare la sua preghiera: se trovate il tempo per un post, mi fareste una grande cortesia dicendo cosa ne pensate. Tutto quello che pensate, non di me, ma di questo libro, di bene e di meno bene. Se avete rivisto luoghi o persone così come le conoscete o diversamente. Se la città delle Eclissi è la stessa che voi ricordate e se io ne ho deturpato o addolcito il ricordo. Se nella vostra vita a Ceglie avete mai incontrato qualcuno dei personaggi o dei luoghi descritti nel libro.
O altre osservazioni che vi piaccia comunicare.
Grazie e grazie
pietro palmisano
Ho terminato, da poco, la lettura del libro. Difficile esprimere un giudizio diverso dalla positività più compiuta. L'ho ribadito in altri post e qui lo faccio ancora, la storia narrata ha l'impianto perfetto per una trasposizione cinematografica. E' una vicenda che si svolge su più piani narrativi, intrecciando i fili del racconto in maniera sapiente e suggestiva. E poi c'è lo sfondo storico e scenografico che a noi cegliesi dovrebbe dire qualcosa. I luoghi, le persone ed i loro nomi raccontano molto della nostra Storia (quella con la S maiuscola). C'è poi tutto il degrado di un feudo secentesco che non si discosta molto (se non per forme e modalità, oltre che, è naturale, personaggi) da quello odierno. Un'eclissi morale che Ceglie, evidentemente, vive e rivive ciclicamente e che l'autore ha sapientemente ricostruito (forse traendo molto spunto dal reale...). Ho apprezzato molto le incursioni nelle nostre tradizioni autoctone e folkloriche (la "carcara", la "trenula", ecc.), oltre che la ricostruzione di molti toponimi della nostra terra (Donna Lucrezia, su tutti). Mi ha affascinato la vicenda di Isabella di Noirot, duchessa di Gand, di cui ricordo aver visto sin da bambino la lapide nella sagrestia della chiesa di San Domenico. A tal proposito ho scoperto che Pasquale Elia nel suo "CEGLIE MESSAPICA - (I Personaggi che hanno fatto la storia della città)" dichiara: " Personalmente sono sempre più convinto che la duchessina fu tumulata proprio nella Chiesa principale di Ceglie, ossia la Chiesa Madre, sotto l’Altare fatto costruire alcuni anni prima dal marito. La lapide collocata nella odierna sagrestia della Chiesa di San Domenico fu posta a ricordo di quel triste evento e riporta: “……….in memoria dell’ottima consorte pose”. E perché non qui giace, qui riposa, come normalmente si usava e si usa ancora ai nostri giorni?...."
Un bel giallo storico, non trovate?
andreafe
Si, Andrea. Personalmente ho trovato molto interessante anche l'impianto tecnico della narrazione in cui, l'ampia introduzione a presentazione dell'autore e dei luoghi, corre parallela al racconto (romanzo) vero e proprio. Un lavoro complesso ed apprezzabile anche l'inserimento del racconto nel periodo storico reale rappresentato per brevi ma significativi accenni.
smemorato
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