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Approfondimenti: L'Elefante regalo del Sultano a Carlo. Di Aldo Indini



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Approfondimenti » 03/05/2008

L'Elefante regalo del Sultano a Carlo. Di Aldo Indini

Come apprendiamo dalla “cronaca”, un po' d’inquietudine regnava tra i brindisini alla vista dell’imbarco e sbarco di materiale da guerra. Carlo di Borbone, re di Napoli, temeva un’invasione del regno da parte del mare della flotta inglese, in particolare a Brindisi dove più volte avvistata.
Il castellano Giulio Caiaffa il 1° luglio portatosi a Forte a Mare volle personalmente assicurarsi che le batterie fossero in pieno assetto di guerra.
Silvestro Ricci, comandante dell’armate fece sbarcare i materiali da guerra e mentre la polvere fu depositata presso il forte i cannoni furono portati a Francavilla.
Nei giorni 12 e 13 settembre 1741 i cannoni furono riportati da Francavilla a Brindisi ed una parte di questi per via terra trasportati a Taranto.
Ad allontanare i pensieri di guerra nei brindisini servì il regalo di un elefante che il Sultano fece a Carlo.
Il 20 agosto del 1742 partì da Brindisi una tartana (grossa barca da carico) equipaggiata da marinai brindisini, e comandata da Felice Chisiena pure brindisino, per andare a Durazzo ad imbarcare l’elefante.
Tanto nell’andare quanto nel ritorno, la tartana ebbe tempi buoni, maneggiò venti favorevoli e poté in breve tempo compiere la traversata senza avere incontrata la flotta inglese.
Giunse in porto, di ritorno, il 7 settembre. L’elefante era alto palmi 14 e mezzo, lungo 13, e largo più di 6 palmi; e fu sbarcato, col mezzo di un ponte, a S. Leonardo.
Quell’animale, raso di pelo e di color sorcigno che coll’istessa sua proboscide si ciba e beve tre barili d’acqua al giorno, era governato da sei turchi venuti espressamente da Costantinopoli.
Moltissima gente, non pure da Brindisi, ma anche dai paesi vicini accorse spinta dalla curiosità, e per vedere detto elefante è stato a Brindisi il signor marchese di Oria con la moglie e il 17 settembre la principessa di Belmonte con il signor preside di Lecce duca di Casole.
Esso sempre curato dai Turchi, e scortato da sette soldati, che mutavasi ad ogni provincia, partì il 18 ottobre per Napoli, ove arrivò sano e salvo.
Nel mese di novembre fu dipinta la sfera dell’orologio della piazza del Sedile.

Aldo Indini


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