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Approfondimenti: Energia scontata? meglio una società per lo sviluppo sostenibile. Di Oreste Pinto



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Approfondimenti » 15/05/2008

Energia scontata? meglio una società per lo sviluppo sostenibile. Di Oreste Pinto

Trattare e ridefinire il ruolo delle società elettriche sul nostro territorio rappresenta la più recente rivoluzione che ha investito la provincia di Brindisi.
In realtà non è che sia cambiato molto se si eccettua il quantitativo di carbone che continua a crescere in misura quasi esponenziale e l’esigenza ravvisata dalle aziende titolari degli impianti di rispondere alle istanze diffuse mettendo finalmente in atto una qualche strategia di “responsabilità sociale”.
La ragione di forte novità sta in gran parte nella manifesta volontà del ceto politico di prevedere ricadute per il territorio che non si sostanzino esclusivamente nelle poche centinaia di stipendi erogati o negli appalti legati al trasporto del combustibile propulsore delle centrali e dei residui delle produzioni.
Accantonato per fortuna il discorso delle royalties - che avrebbe avuto l’insano effetto di legare al consumo di carbone le presumibili entrate di denaro nelle casse comunali - si discute del percorso avviato dalla commissione sviluppo teso a “costituire una società a totale capitale pubblico finalizzata all’acquisto dell’Energia elettrica all’ingrosso da Enel o Edipower da rivendere poi, con uno sconto non inferiore al 30%, a cittadini ed imprese”.
Più di qualcuno lamenta l’inutilità di tale soggetto economico. Si paventa il rischio di costituire un altro carrozzone politico e si sostiene che, se l’obiettivo è quello di far conseguire al consumatore finale un certo risparmio sulla bolletta, offrirebbe maggior vantaggio la soluzione che prevede che siano direttamente le aziende a praticare lo sconto. Un obiezione valida e sensata soprattutto se osservata alla luce dei propositi di “razionalizzazione” delle società partecipate, progetto tanto sbandierato sulla carta quanto disatteso nella sostanza.
Indipendentemente dal percorso autorizzativo legato alla costituzione dell’azienda, è davvero il risparmio di qualche decina di euro a famiglia l’obiettivo massimo che la politica locale si prefigge di spillare alle aziende elettriche? Non sarebbe forse il caso di cominciare a pensare a soluzioni programmatiche più coraggiose e latrici di effetti virtuosi anche se di, indubbio, minor effetto sui probabili futuri elettori?

Programmare è un verbo poco conosciuto dalle nostre parti ma, soprattutto nel settore energetico, è una pratica che ha portato enormi benefici a territori che con le centrali hanno sempre avuto legami meno stretti rispetto a quelli subiti dalla città Brindisi.
Basti pensare, tra i tanti, ai casi dell’Acea di Roma, dell’Aem di Milano o, per restare dalle nostre parti dell’Amgas di Bari; aziende municipalizzate che con scelte coraggiose e gestioni illuminate hanno fatto la fortuna dei bilanci comunali e – secondo le previsioni - porteranno sempre più vantaggi in futuro.
E cosa dire dell’Asm di Brescia, un’azienda che, pur avendo il core business nell’erogazione di energia e gas, è riuscita a sostenere economia ed occupazione in un territorio a forte rischio di recessione dopo la violenta crisi dell’acciaio di qualche anno fa?

Qualcuno, prima o poi, dovrà dar conto se ciò che si è riusciti a fare in altre realtà (non necessariamente metropolitane) non è stato compiuto in una provincia che produce quasi il 20% dell’energia nazionale. Tanto per intenderci su cinque case illuminate in Italia, una deve dire grazie a Brindisi.
Prima che sia troppo tardi, comunque, mi auguro che la provincia cominci ad interrogarsi su questo aspetto.

Senza la presunzione di ritenermi un esperto del settore ma soltanto un appassionato di letture ed un modesto osservatore della realtà, consentitemi di avanzare qualche spunto.
A mio avviso sarebbe auspicabile che i nostri enti locali partecipassero una società che si occupasse di compravendita di energia (e - perché no - di gas, acqua o del servizio di smaltimento dei rifiuti). La più risibile delle questioni sarebbe quella di dibattere su una costituzione ex novo oppure sull’utilizzo di realtà sociali esistenti (penso alle Multiservizi o alla Brindisi Energekogas, con conseguente ampliamento dell’oggetto sociale).
Piuttosto che limitarsi a concedere sconti ai cittadini – pratica che rischia di avere effetti limitati in un settore che si appresta a vivere ampia liberalizzazione soprattutto a livello tariffario - l’azienda potrebbe legittimamente candidarsi a costituire il motore di un’economia virtuosa per il territorio.
Tanto per cominciare si potrebbe utilizzare parte del futuro ricavato per incrementare il peso delle forniture di energia da fonti rinnovabili rispetto alle fonti tradizionali. Chi si sognerebbe di osteggiare che gli enti locali programmassero di sostenere concretamente l’eolico, il solare o le biomasse?
Facile prevedere che ne guadagnerebbe non solo l’ambiente ma anche l’occupazione; basti pensare ai benefici ottenibili dal ritorno allo sfruttamento economico dei tanti campi incolti o improduttivi esistenti nelle nostre zone.
E cosa vieterebbe ad una società municipalizzata di utilizzare parte del proprio attivo di bilancio nel cofinanziamento di impianti fotovoltaici destinati alle abitazioni o nella distribuzione ai cittadini delle lampadine a fluorescenza compatta, il cui utilizzo garantisce un risparmio in bolletta che gli esperti valutano attestarsi intorno al 70-80%... altro che 30%...?
Per non parlare, poi, variando leggermente il tiro, delle garanzie che solo il pubblico potrebbe offrire nel campo dello smaltimento e nella cogenerazione dei rifiuti o in quello della ricerca, magari legata al polo della Cittadella o a quello universitario.
Tante altre sarebbero le proposte avanzabili per sostenere la concreta efficacia di un soggetto economico che si prefigge di operare nel campo delle multiutility e che, come quello concepito dalla Commissione Sviluppo, si propone come leva per massimizzare i benefici ottenibili dalla relazione con aziende elettriche che hanno tutto l’interesse di vivere e gratificare il territorio.
Però non basta dirlo. Bisogna dimostrare di saper davvero volare alto.

Oreste Pinto


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