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Approfondimenti: Il porto Benedetto. Di Dario Bresolin



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Approfondimenti » 19/05/2008

Il porto Benedetto. Di Dario Bresolin

Sabato sera, è quasi ora di cena. Il cielo è limpido e l’aria è mite. L’audio delle tv è basso stasera. Lo stiamo aspettando tutti. Da lontano, il rumore dell’elicottero. Gli occhi di Maria si riempiono di lacrime. Ha in mano il rosario. Sono ore che prega in silenzio e ringrazia Dio per il miracolo che sta per compiersi. Il Santo Padre è in città. Lei continua a pregare. E’ così che lei può accogliere il Papa. E non riesce a trattenere le lacrime. Il miracolo è per lei compiuto.
Stasera il lungomare è un tappeto di gente. Non c’è un’età che prevale. I bambini sono in braccio ai genitori. Quelli più grandi provano a farsi spazio. Le donne sono fresche di parrucchiere e gli uomini di barbiere. Tutti indossano il loro abito migliore. Siamo una città di persone semplici ma sappiamo come fare bella figura.
I ragazzi e le ragazze, che il Papa chiama “ i cciòvani”, hanno tutti un fiocco bianco al braccio, come quella volta che altri ragazzi della città, oggi uomini e padri, avevano anche loro un fiocco al braccio per fare da guida agli aiuti per l’esodo degli albanesi. Quella volta furono meravigliosi e stasera si sentono ancora una volta parte della città, tutti insieme. Un gruppetto di teste nere ricciolute cammina lentamente, a margine della folla. Sono altri ragazzi. Hanno spesso nomi italiani ma vengono da una terra lontana. Il Papa è qui per tutti e loro sono ormai parte di questa città. Questa sera hanno anche loro il sorriso negli occhi . Hanno deciso che chiameranno casa per qualche minuto perché vogliono che la voce del Papa entri anche nelle loro case lontane.
Davanti al palco ci sono altri occhi lucidi. Chissà cosa darebbero per potersi alzare da quella carrozzella e andare incontro al Papa e abbracciarlo. E, fra loro, ci sono anche quelli che non sapranno mai parlare e dire “ciao” a quell’uomo vestito di bianco. La mano dei genitori sulla testa e sulle spalle di questi ragazzi è come la mano di Dio. E il primo sguardo e il primo sorriso del Papa sono per loro e per le loro famiglie. Quella è la croce di Cristo.
Le barche sono tutte in mare, come per San Teodoro. La terra ed il mare, regali meravigliosi di una natura che non sempre è così generosa.
Il Papa è sul palco. Le sue braccia si alzano e le mani aperte si voltano lentamente verso il basso. E’ l’abbraccio del Papa alla città che non smette di abbracciarlo, che non sa come dirgli grazie, che per una volta ancora diventa inframmentabile, indivisibile ed irrepetibilmente una.
Le autorità sono sul palco. E’ il loro posto. Il Papa sorride anche a loro, come per complimentarsi per la bellezza di questa gente. Chi è più uomo e più ha il dono dell’umiltà sente che mai sarà in grado di suscitare la stessa emozione. Eppoi questa sera il padrone di casa è il Vescovo, il pastore, uomo in mezzo agli altri, uomo come gli altri. Le mani del Papa sono ancora sulla folla. Vorremmo che questa scena non finisse mai. Dio sa il perché.
Ed eccolo “il discorso della montagna” che qui, stasera, diventa “il discorso del mare”. Il nostro porto, dice il Papa, è un abbraccio. La natura lo ha voluto così e Dio ha voluto che il nostro fosse un sangue d’accoglienza, di ospitalità, di amore verso i popoli vicini e lontani.
A questo punto il Sommo Pontefice si gira verso il mare e… “Il Papa sente l’abbraccio forte di questa città meravigliosa e il Papa vuole dire grazie. Il vostro porto porterà il nome del Papa. Questo, da oggi, sarà il porto “Benedetto”.”
L’applauso è immediato, forte, enorme, lunghissimo. La gente si abbraccia.
E’ il battesimo di una nuova vita.
In questo nome c’è la consapevolezza e la speranza, l’orgoglio e la dignità, il rispetto e la forza, la virtù e la sapienza.
Nessuno violi questo nome, nessuno violi più questo mare.
Domani tutti i giornali titoleranno: “Il Papa affida il suo nome al mare di Brindisi”. Le foto in prima pagina ritrarranno il Pontefice con le braccia alzate e le mani rivolte in giù, verso l’acqua. La vita nuova della nostra città, il sangue che si purifica in una benedizione che unisce e non divide più. Una strada tutta nuova, anche per il pensiero di ogni futuro e per l’azione di ogni giorno.
Il Santo Padre rialza le braccia al cielo e, istintivamente, le alziamo tutti. Le sue mani sono adesso rivolte verso l’alto. E’ una esortazione a tirare fuori da dentro ciò che di più bello abbiamo. Alzare le braccia, la testa ed il cuore. Non siamo più figli di un dio minore o di disegni diabolici. La maledizione della maga viene vanificata dalla purezza e santità del gesto. La città, finalmente, è libera. E’ davvero il battesimo della nostra nuova vita.
Domani il sole caldo della nostra terra sarà la luce più bella.
Domani Benedetto XVI celebrerà la prima messa nel porto “Benedetto”. Speriamo che il vento soffierà in un’altra direzione, o la sua veste bianca si sporcherà di polvere nera.
Domani sarà domenica. Poi andrà via, portandosi dentro il sorriso di noi tutti e un pezzo del nostro cuore. Li porterà in giro per il mondo, li offrirà a Dio e agli uomini, testimoniando anch’egli la bellezza di questa terra e della nostra gente, semplice ma vera. Che non smetterà mai di abbracciare quel Papa, anch’egli venuto da lontano, che avrà ridato dignità e coraggio ad ognuno di noi. Quelle mani, rivolte verso il basso su di noi e sul mare, non le dimenticheremo mai.

Dario Bresolin


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