Approfondimenti » 23/05/2008
Il rigassificatore: tra pessimismo della ragione e ottimismo della volontà. Di E. Gianicolo
Di seguito un intervento di Emilio Gianicolo che sarà pubblicato sul prossimo numero della rivista SalutePubblica, la cui pubblicazione e diffusione è prevista in occasione della festa del volontariato che si svolegerà a Mesagne (Brindisi) il 23 e 24 maggio 2008.
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Il rigassificatore a Brindisi: tra pessimismo della ragione e ottimismo della volontà*
Introduzione
La società Brindisi LNG spa ha prodotto, ai fini della valutazione di impatto ambientale (la cosiddetta VIA), svariati documenti, grafici, tabelle e analisi (tutto il materiale è disponibile su www.provincia.brindisi.it) per convincere istituzioni e popolazioni che l’investimento che essa propone, il rigassificatore a Capo Bianco, sia di quelli per cui vale la pena impegnarsi.
Tra i documenti allegati alla VIA ce n’è uno dal titolo “Studio di impatto socio-economico del rigassificatore di Brindisi”. Il documento è stato redatto da tecnici della Nomisma (www.nomisma.it), nota società di studi economici fondata nel 1981 da Romano Prodi e di cui è stato presidente, da gennaio 2001 a maggio 2004, anche l’ex ministro Paolo De Castro.
Il documento di Nomisma prende le mosse da un’analisi del ruolo del gas nelle strategie di approvvigionamento energetico nazionale. Il rapporto prosegue con un focus su produzione e consumi di energia in Puglia e nella provincia di Brindisi e finisce con il soffermarsi sull’impatto economico (di là del titolo c’è poco di sociale nel rapporto) indotto dalla costruzione e dall’attività di un nuovo terminal LNG.
Il ruolo del gas nelle strategie di approvvigionamento energetico nazionale
Leggiamo che in Italia per il mercato del gas “si prevede un drammatico sviluppo”. Tale sviluppo è da collegarsi a vari fattori e, in particolare (citiamo testualmente) alla larga disponibilità di riserve in aree politicamente stabili, alla bassa variabilità dei prezzi sui mercati internazionali e ai vantaggi economici e ambientali.
Si fa fatica a tacere riguardo alla stabilità politica dei paesi fornitori di gas e soprattutto sulle modalità con cui tale stabilità viene imposta. Questo ragionamento, si comprenderà, meriterebbe un approfondimento specifico. Ci limitiamo a portare all’attenzione di chi legge che i principali paesi da cui l’Italia ha importato gas nel 2006 sono nell’ordine: l’Algeria (35,6%), la Russia (29,1%) e i Paesi Bassi (12,1%). Nulla da eccepire, ovviamente, sulla civilissima Olanda. Per ciò che concerne l’Algeria, Amnesty International stila un elenco dei fattori che destano preoccupazione - dalle esecuzioni extragiudiziarie da parte di forze di sicurezza, dall’uccisione di civili da parte di gruppi di opposizione definiti islamici fino alla limitata libertà di associazione e di espressione (www.amnesty.org). Per quanto riguarda la Russia, la nota libertà di stampa non può che riferirci di un paese politicamente stabile.
Scommettere sul gas perché mostra una bassa variabilità dei prezzi è un azzardo! Infatti, sui mercati finanziari, il prezzo del gas è correlato con il prezzo del petrolio (http://www.wtrg.com/) a sua volta legato alle quotazioni del dollaro (www.agienergia.it). Pertanto, il casinò globale in cui migliaia di operatori scommettono in pochi secondi miliardi di euro e di dollari e la speculazione che ne consegue mostrano una netta sudditanza dell’economia reale rispetto all’economia finanziaria; già questa considerazione dovrebbe essere sufficiente a far sorgere dei dubbi sulla fondatezza dell’affermazione: “bassa variabilità dei prezzi”.
Tralasciamo per un attimo ogni questione di ordine economico e finanziario! Ci sono fonti di energia pulite, in primis l’energia solare, la cui disponibilità è infinità e i cui vantaggi economici e ambientali sono nettamente maggiori di quelli propagandati dalla lobby petrolifera e gasiera. Una superficie di 64 chilometri quadrati, in una regione soleggiata come la Sicilia, darebbe energia sufficiente al consumo domestico e industriale dell’intera Italia. Il passaggio al solare, tuttavia, richiede la rinuncia a bruciare petrolio e ogni altro combustibile fossile. Rinuncia dolorosa dal punto di vista strettamente economico per chi dal business delle energie fossili ricava ricchezze smisurate. Abbiamo comunque la consapevolezza che la transizione dal fossile al pulito debba avvenire in modo graduale. Si deve iniziare a ridurre il consumo di energia e parallelamente usare forme alternative di produzione della stessa (energia eolica, geotermica e idroelettrica), nel pieno rispetto del paesaggio, dell’ambiente e delle persone. In questo percorso parallelo si devono prevedere forti incentivi all’auto-produzione.
L’impatto socio-economico del rigassificatore a Brindisi
L’analisi dell’impatto del rigassificatore sull’economia locale è di indubbio interesse metodologico. Vengono ipotizzati tre scenari: lo Scenario Base “conseguente all’impiego di risorse pubbliche destinate alla provincia di Brindisi per il periodo 2007-2013”; lo Scenario 1 che deriva dal considerare nel modello sia la programmazione pubblica sia l’investimento di Brindisi LNG e dulcis in fundo lo Scenario 1A “derivante dall’ipotesi secondo cui la parte di investimento Brindisi LNG che attiva l’economia locale è più elevata di quanto supposto nello Scenario 1”. Purtroppo, i tecnici della Nomisma non hanno previsto uno scenario 1B che deriverebbe dal prevedere un impatto sull’economia locale inferiore di quello previsto nello Scenario 1. Evidentemente la par condicio non è una categoria adatta a questi modelli. Ad ogni modo, l’impatto viene distinto in diretto ossia, direttamente legato all’attività del terminal e indiretto, ossia legato alle attività economiche esterne all’impianto e, in particolare, all’attività del porto. Apprendiamo che “Il terminal di rigassificazione LNG pur rappresentando un investimento rilevante nel sistema locale non produce, nella fase operativa, dei cambiamenti strutturali nell’economia brindisina. Il terminal svolge piuttosto una funzione di servizio, di rigassificazione del gas che una volta disponibile allo stato gassoso può essere messo sul mercato. L’impatto diretto di questa attività è dunque occupazionale […]” (le parti in grassetto sono state evidenziate da chi scrive).
I nuovi occupati saranno 60 e di questi 6 sono manager e verranno da fuori. Nomisma stima che, a regime, l’aumento di reddito disponibile (i soldi in più che come comunità potremo spendere) è pari a poco più di un milione e duecentomila euro all’anno. Se dividiamo questa cifra per il numero di persone che risiedono in provincia di Brindisi otteniamo un aumento medio pro-capite di ¤ 2,81 (diconsi due euro e ottantuno centesimi in più all’anno) cifra ormai insufficiente anche per acquistare il famoso piatto di lenticchie.
Le cifre dell’impatto indiretto sono indubbiamente più consistenti e possono far gola ad un porto che vive una profonda crisi strutturale. Dal 2000 ad oggi, si assiste ad un calo drammatico sia dei passeggeri sia delle merci che vi transitano. La crisi strutturale è dovuta, stando alle parole della stessa Autorità Portuale (si veda il Piano Operativo Triennale 2007-2013), a “le note questioni ambientali, discendenti all’inclusione di gran parte del porto tra i siti inquinati di interesse nazionale” questioni ambientali che “hanno ritardato sensibilmente la realizzazione delle opere pubbliche magari già appaltate, impedendo di spendere somme consistenti […]”. La LNG, quindi, grazie al ritardo con cui si procede alle bonifiche dei siti inquinati, può mettere sul piatto un progetto che prevede sia un incremento dei ricavi annuali del porto di Brindisi (circa 7,5 milioni di euro) sia un incremento occupazionale generato dall’aumento delle attività portuali (i nuovi occupati sarebbero 124).
La proposta della LNG appare ripercorrere, passo dopo passo, la politica sviluppista che ha prevalso negli ultimi cinquant’anni: ricatto occupazionale, crescita economica ad ogni costo e come principale parametro di riferimento per definire il benessere socio-economico di una collettività. Il criterio economico diventa il fattore principale di ogni decisione!
È opportuno sottolineare come gli stessi autori del rapporto, i tecnici di Nomisma, riferiscano della recessione dell’economia provinciale e, allo stesso tempo, dell’impossibilità dello stesso rigassificatore “di riportare verso la crescita il modello declinante dell’economia provinciale”. Gli stessi tecnici, però, non considerano un elemento, a nostro avviso di natura strettamente sociale. Ci riferiamo all’inquinamento della vita pubblica, per le note vicende giudiziarie, pur ancora al vaglio di un tribunale, che il rigassificatore ha già provocato a Brindisi quando era ancora allo stadio progettuale.
La recessione di cui Nomisma scrive non è, a nostro avviso, frutto di una politica no-global, né tantomeno frutto delle alternative proposte negli ultimi anni dagli ambientalisti. La recessione di molte donne e molti uomini privati di un ruolo sociale è figlia di un sistema economico che si tenta di imporre, ancora adesso, nonostante gli evidenti limiti ambientali, occupazionali e di compressione dei diritti della persona che da esso ne scaturiscono.
Conclusioni
Non siamo assolutamente convinti che il gioco valga la candela. Non siamo convinti che il gas sia una valida opzione strategica. Non siamo affatto convinti che bisogna inseguire la domanda di energia.
Siamo, al contrario, convinti che solo il decremento dei consumi energetici sia l’unica via da intraprendere per evitare una catastrofe. Siamo convinti che c’è solo un progresso, quello realmente ancorato ai saperi, alle risorse e ai desideri di un territorio.
Il pessimismo della ragione, favorendo gli attuali rapporti di forza i modelli di sviluppo che qui si prova a contrastare (anche fosse solo sul piano culturale), certamente ci impone di richiamare le parole di un poeta, Pier Paolo Pasolini, con il solo scopo di riuscire un giorno, chissà forse con l’ottimismo della volontà, a scongiurarle “Quando il mondo classico sarà esaurito, quando saranno morti tutti i contadini e tutti gli artigiani, quando non ci saranno più le lucciole, le api, le farfalle, quando l’industria avrà reso inarrestabile il ciclo della produzione, allora la nostra storia sarà finita” (Pier Paolo Pasolini, 1962).
*di Emilio Gianicolo
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