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Isola di G. Sciarra: Porto, aeroporto e comunicazione. Di Giorgio Sciarra



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Isola di G. Sciarra » 26/05/2008

Porto, aeroporto e comunicazione. Di Giorgio Sciarra

Più il tempo passa più si mettono a nudo le “magagne” della gestione dell’aeroporto brindisino e si levano proteste, indignate e veementi.

Per quanto mi riguarda sono sempre stato un convintissimo assertore dell’assoluta necessità, oltre che opportunità, di una gestione societaria autonoma che veda una forte partecipazione istituzionale dei territori salentini (Amministrazioni comunali e provinciali, Camere di Commercio ecc.) oltre al coinvolgimento del mondo imprenditoriale attraverso la Confindustria di Brindisi e Lecce.
Alla faccia del sistema Puglia che, in estrema sintesi, si traduce nel concreto in un sistema Bari (attenzione, ad esempio, vicenda SNIM che, c’è da scommetterci, prima o poi ce lo fottono). Con l’attuale dirigenza (che è sempre la vecchia) della società Aeroporti di Puglia e gli ormai chiari ed evidenti intendimenti politici dell’assessore regionale Mario Loizzo (non diversi da quelli del suo predecessore), la soluzione anzidetta si evidenzia come l’unica via d’uscita per rimettersi sul mercato delle rotte ed abbandonare i ruoli risibili e marginali cui il nostro aeroporto e, quindi, il territorio è stato confinato.
Alcuni giorni fa il presidente di Confindustria di Lecce, Piero Montinari, di fronte alle inefficienze che ci hanno rifilato, ha posto proprio l’eventualità di una gestione autonoma. Prima di lui il suo omologo di Brindisi, Massimo Ferrarese, criticava aspramente la compagnia aerea Myair per la inaffidabilità dimostrata definendola più una compagnia comica che aerea. Appare, quindi del tutto evidente che gli imprenditori, che sono tra i maggiori fruitori di un’infrastruttura importante come l’aeroporto, bocciano senza appello una gestione manageriale e politica che pare più impegnata a tenere a bada le potenzialità dell’aeroporto brindisino che a sfruttarle appieno. Un aspetto inquietante e sintomatico di tutta questa vicenda è che appena si leva qualche protesta ci si può scommettere qualunque cosa che immediatamente, e inevitabilmente, compare sulla stampa una nota rassicurante dell’assessorato regionale ai trasporti che butta acqua sul fuoco tranquillizzando tutti con promesse di una rinnovata attenzione.
Paradossalmente e sistematicamente gli animi si acquetano e … arrivederci alla prossima polemica. Polemiche e grida di allarme che finiranno con l’essere comiche (anche queste) se non si riesce a farle seguire da qualcosa di concreto. È un teatrino che a prescindere dalle varie prese di posizioni politiche, più strumentali che altro, condurrà lentamente l’aeroporto di Brindisi verso la rovina. Il bello è che in casa abbiamo già un esempio tristemente analogo: il porto.

A proposito di porto. In occasione della visita di Papa Benedetto XVI, questo chiuderà in pratica i battenti. La locale Capitaneria di Porto, per motivi di sicurezza, ha emesso un’ordinanza per «disciplinare» ma forse è meglio dire vietare le attività marittime e portuali nei giorni 14 e 15 giugno. Infatti «è vietato l’ormeggio a tutte le imbarcazioni sia da pesca che da diporto lungo tutti i tratti di banchina del Porto Interno (Seno di Levante e Seno di Ponente) », in pratica «l’intero Porto di Brindisi sarà interdetto a tutte le attività commerciali, con conseguente divieto di entrata, uscita ed ormeggio di qualsivoglia nave e/o galleggiante, ad eccezione delle unità navali delle forze di polizia e della M.M.». Ad eccezione, manco a dirlo, delle attività legate allo scarico del carbone, cosa che si dovrà evitare solo per poche ore, il tempo della funzione religiosa che si terrà sulla banchina di Santa Apollinare, giusto per evitare che qualche refolo malandrino faccia arrivare inopportunamente un po’ di nera polvere di carbone sulle candide vesti del Santo Padre. Neanche il Papa, quindi, è riuscito a fermare del tutto l’Enel & C..
Potenza … dell’energia!

E per celebrare questa necessaria schiavitù, l’Enel ha deciso di dare vita a un “Festival dell’energia”. Una tre giorni di full immersion sull’argomento, energia in tutte le salse. L’evento si terrà in Puglia, visto che è la regione dove si produce circa il 20 per cento del fabbisogno nazionale. Logicamente e conseguentemente la città sarebbe dovuta essere Brindisi, città martirizzata per l’energia. Invece no, la città prescelta è Lecce! Che il “Festival dell’Energia” si tenga a Lecce, o altrove che non sia Brindisi, potrebbe essere cosa ovvia e conseguente all’immagine che l’azienda organizzatrice vuol dare di sé. Lecce col suo barocco offre un proscenio unico, il fascino dell’architettura delle sue chiese è, al tempo stesso, abbagliante e travolgente ma soprattutto la sua bellezza appare incontaminata. Brindisi è più tranquillizzante e soft, più che travolgere può attrarre e tutto si può dire tranne che sia incontaminata. E per questo dobbiamo ringraziare il polo petrolchimico prima ed quello energetico poi.
Può, quindi, l’Enel allestire un festival - sinonimo di festa, di allegria, di gioiosa e positiva comunicazione - proprio dove sono più appariscenti gli effetti delle sue invadenze ambientali? Dove sono evidenti le contraddittorietà di una produzione energetica tesa alla più ferrea logica di mercato e che proprio per questo non ha rispettato il territorio, anzi non ha avuto verso questo il benché minimo riguardo? Assolutamente no, e per favore non tiriamo fuori, a giustificazione, le solite sponsorizzazioni detraibili, i lampadari della Cattedrale gentilmente donati, i lampioni del lungomare prontamente montati per la visita del Papa e quisquilie e pinzillacchere del genere. Non svendiamo cervello e dignità a tal punto.

Vi è da qualche tempo una pervicace e salutare insistenza con la quale alcuni pretendono che l’Enel e le altre società elettriche lascino qualcosa di “consistente” e qualificante sul territorio, a prescindere dal non negoziabile diritto alla salute e alla salubrità dell’ambiente. È auspicabile che tale atteggiamento produca qualche effetto positivo e soprattutto che questo sia il più duraturo possibile. A Brindisi potrebbe essere inaugurata una nuova stagione solo che la politica lo voglia e lo pretenda non vanificando la grande sensibilità maturata tra la società civile.
A Brindisi le società del polo energetico, che è tra i più grandi d’Europa, invece di promuovere “scampagnate” per le scolaresche nelle proprie centrali, potrebbero impegnarsi per dar vita ad un centro studi e di ricerca sulle energie alternative, sull’abbattimento degli inquinanti, sul risparmio energetico. Sia chiaro, un centro di assoluta eccellenza che oltre ad effettuare ricerche in proprio, sia anche punto di riferimento e di sintesi di altre ricerche internazionali. Un centro che produca non solo conoscenza ma anche coscienza. A Brindisi le aziende elettriche, l’Enel in primis, dopo altri gruppi industriali, intrattengono un rapporto “esclusivo e particolare” con il territorio. Per bilanciare gli “effetti” prodotti dalla loro presenza potrebbero (certamente) e dovrebbero (doverosamente) favorire l’imprenditoria locale – con riferimento non a quella legata al carico/scarico del carbone o ai sub-sub appalti per le manutenzioni – e, soprattutto, verso il mondo agricolo che attualmente è in particolare sofferenza e che per questa “convivenza” ha l’immagine fortemente appannata. Lo potrebbero fare non in termini di cortese cadeau che sa molto di assistenza e per questo produce subordinazione, ma sotto forma d’incentivo, legato a particolari risultati, che può creare tutt’altri effetti positivi.
O si potrebbe realizzare una cosa semplice semplice, utilizzare il buttato via per la produzione agricola (serre ed altro). Alla fine, dunque, è meglio che i festival li allestiscano altrove e qui, dove i «tre giorni di incontri, dibattiti a più voci, presentazioni di libri e interviste agli esperti» potrebbero apparire una provocazione, si riservino cose più concrete utili alla crescita del territorio. Ma, sia chiaro, non aspettiamoci che ciò ci “caschi” dal cielo.

Se si parla di “comunicazione”, intesa come arte o scienza o abile rappresentazione, sia che questa usi come strumento i festival o altro mezzo valido a trasmettere quel “qualcosa” voluto e utile ai propri fini, non si può non fare un cenno alla rinnovata strategia della Brindisi LNG. La società inglese punta molto sulla necessità di convincere i cittadini attraverso le loro molteplici forme associative, in questo sforzo ha impegnato molte risorse umane ed ovviamente economiche. Dopo aver dato il benservito alla dirigente Antonella Silipigni - nonostante che questa dal suo sito affermi di aver «contribuito a garantire una corretta comunicazione circa l’immagine del gruppo e rappresentare lo stesso in occasione delle presentazioni aziendali istituzionali; collaborazione con l’Amministratore Delegato alla definizione delle politiche di marketing e comunicazione e predisposizione degli stessi in coordinamento con le agenzia specializzate. Creazione e gestione delle relazioni con i Media e con Enti Pubblici ed Associazioni» -, la Brindisi Lng cambia strategia: non più gazebo in piazza dove svolgere incontri e distribuire cappellini e gadget.
La “svolta” prevede incontri mirati per convincere della bontà del proprio prodotto, trasmettere messaggi positivi e persuasivi, alla fine la gente si convincerà che il rigassificatore è cosa buona e giusta e che tutti lo vogliono. Quindi dopo la prima, la seconda e la terza centrale elettrica ci vorrebbero rifilare anche il rigassificatore. Questa è diventata una guerra, psicologica e di nervi, si punta a sfiancare la controparte. Da una parte una società imprenditoriale che dispone di mezzi illimitati, dall’altra una società civile che pur avendo espresso in molti modi (istituzionali e popolari) il proprio dissenso su tale impianto subisce da anni questa persecuzione, una sorta di supplizio di Tantalo. E’, quindi una guerra, e come tutte le guerre che si rispettano anche questa ha i suoi “bollettini” che invariabilmente e immancabilmente cominciano così, parola più parola meno: «Il programma di incontri con la comunità brindisina procede a ritmo serrato e con grande successo …». Dopo ogni “incontro”, il “bollettino” segue repentino e deve, abilmente, comunicare positività, anche quando l’interlocutore non è che abbia condiviso proprio tutto come nel caso del sindacato CGIL, il cui segretario Leo Caroli è dovuto intervenire pubblicamente per fugare possibili equivoci, o di chi ha solo ascoltato riservandosi di esprimersi.

La British Gas Group (di cui la Brindisi Lng fa parte), in un patinato depliant distribuito in varie occasioni come l’ultima conferenza stampa, elenca i propri “principi aziendali”. Principi di alto profilo, beninteso, legittimi e sacrosanti. Ne citiamo alcuni particolarmente significativi e meritevoli di essere riportati lasciando all’intelligenza e alla perspicacia di chi legge qualsiasi commento e riflessione.
Dalla paginetta dedicata alla “CONDOTTA” se ne riportano due, uno dice così: «Operiamo con integrità, equità e trasparenza». L’altro asserisce: «Non tolleriamo alcun tipo di corruzione, diretta o indiretta». Come si è detto non si fanno commenti ma non si può non ricordare che il 29 maggio si celebra l’udienza preliminare del processo contro alcuni politici, imprenditori, la British Gas ed alcuni suoi dirigenti. Nelle motivazioni della richiesta di rinvio a giudizio della società anglo italiana la si imputa di "illecito amministrativo per non avere adottato modelli di organizzazione idonei a prevenire reati …, reato commesso da persone che rivestivano, all’epoca della commissione dei fatti, funzioni di rappresentanza (Yvonne Barton), di amministrazione (Franco Fassio), nonché da persone (Manca Antonio e Rabitti Gianluca) sottoposte alla direzione e vigilanza delle medesime, traendo dalla condotta illecita dei citati dirigenti e del Rabitti un profitto di rilevante entità, consistito nell’ottenimento dell’autorizzazione ministeriale alla realizzazione e all’esercizio di un rigassificatore a Brindisi e nel rilascio da parte della locale Autorità Portuale della concessione demaniale dello specchio acqueo di Capo Bianco ove costruire il citato impianto di rigassificazione …". Ed ancora nei confronti di Henriques Armando, Franco Fassio, Battistini Giorgio, Ricketts Stefan John e Robottom David "del reato di cui agli artt. 110 c.p., 1161 del Codice della Navigazione, per aver, in riunione tra loro, nelle qualità il primo di Presidente del Consiglio di Amministrazione di Brindisi Lng, il secondo, il terzo ed il quarto nella qualità di consiglieri di amministrazione della medesima società, il gennaio 2006, occupato in forza di una autorizzazione illecitamente autorizzata e, quindi, arbitrariamente, uno spazio del demanio e delle zone portuali della navigazione interna, siti in località Capo Bianco nel porto estreno di Brindisi, e aver ivi fatto innovazioni non lecitamente autorizzate … "

Poi nella paginetta dedicata alla “SOCIETA’” si legge testualmente "Sosteniamo i diritti umani nell’ambito delle nostre aree di influenza". Ne deriva che anche qui a Brindisi dovrebbero sostenere, di conseguenza non offendere, i “diritti umani” dei brindisini.
Mi chiedo se per questi “diritti” intendano anche la libertà/diritto dei cittadini di scegliere chi e cosa accogliere nel proprio territorio, cioè a casa propria. Se in questo si può ragionevolmente riconoscere un diritto “umano” è lecito ritenere, pertanto, che la loro sia un’antidemocratica e fastidiosa insistenza e invadenza, per non dire un’intollerabile, inaccettabile, vergognosa aggressione sociale.

Infine nel medesimo depliant gli estensori, rivolgendosi a coloro che dovessero eventualmente nutrire dubbi (sui principi elencati e sulla loro applicazione), invitano a contattare TalkDirect, che è un canale servizi di traduzione linguistica e tratta le chiamate in via riservata. Se volete parlarci chiamate il +044 1707 291 101, se invece preferite usare la posta elettronica come mezzo di comunicazione l’email è la seguente support14u@focuseap.co.uk
Mi auguro che i vostri dubbi vengano soddisfatti

Giorgio Sciarra


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