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Approfondimenti: Il Papa viene a Brindisi per una delle sei "Idrie di Cana di Galilea"



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Approfondimenti » 12/06/2008

Il Papa viene a Brindisi per una delle sei "Idrie di Cana di Galilea"

Foto: Brindisiweb.com
Pur non essendo uomo di fede mi sono avventurato nella lettura di alcuni miei vecchi libri che raccontano la storia della Chiesa brindisina.
Tra questi, mi ha colpito il piccolo libro di Giuseppe Roma dal titolo “ 1970 rintracciata a Brindisi una delle sei Idrie di Cana di Galilea”.

Sono stato attirato da un vortice di straordinari avvenimenti succedutisi a Brindisi ininterrottamente per più secoli e accuratamente raccontati da illustri storici e religiosi.
Ho ritrovato nei racconti nomi, luoghi, fatti, giudizi su Brindisi che con emozione ho collegato alla Brindisi di oggi, quella in cui sono nato e in cui vivo da 42 anni.
Conoscere le origini della città nei particolari che racconterò, in una difficile sintesi, mi ha riempito di orgoglio ed ha cambiato la predisposizione del mio animo nei confronti di tale evento.

Scopro che a Brindisi, attualmente nel Museo Diocesano “G. Tarantini” presso la Cattedrale, si trova una delle sei Idrie di Cana con cui Gesù compì il suo primo miracolo, trasformando l’acqua in esse contenute in vino fragrante, così come dettagliatamente descritto nel Vangelo di Giovanni. Ne rimango colpito e nel raccontarlo ad alcuni amici credenti e praticanti, mi accorgo che ero il solo a saperlo.
E’ questo il motivo per cui Sua Santità viene in visita pastorale nella mia città? Ho immaginato che il Papa in maniera assolutamente privata venga accompagnato nel Museo Diocesano ad osservare l’Idria delle Nozze di Cana.

Giuseppe Roma, lo scrittore a cui devo questo “miracolo” personale scrive dopo approfondite ricerche fatte con un amico su quell’Idria:
“Proprio una di quelle sei idrie stava da secoli nel tesoro-reliquario della Cattedrale di Brindisi. Recuperata in Terra Santa verosimilmente dai Cavalieri del S. Sepolcro, a Brindisi fu portata certamente al tempo delle Crociate. Ma durante la seconda metà del secolo scorso, come di molte altre testimonianze della storia di questa illustre città, la malarica accidia, che fu la torpidezza dei padri dei padri nostri, aveva fatto smarrire notizie e memoria”.

Risulta infatti che, nel gennaio 1957, dovendosi eseguire lavori di riparazione e di restauro alla Cattedrale, gravemente danneggiata da eventi dell’ultima guerra, e per i quali era necessario sgombrarla e chiuderla al culto per un paio d’anni, tutte le sacre Reliquie, compresa l’Idria di Cana che vi si custodivano, furono provvisoriamente ritirate nel palazzo arcivescovile.
Il Roma nel suo racconto aggiunge: “ ..l’Arcivescovo Mons. Margiotta dispose che l’Idria, a maggior cautela di conservazione e rispetto, fosse provvisoriamente sistemata, in opportuno luogo, nella sua stessa stanza di lavoro, dove attualmente ancor si trova”.

Vedere quell’Idria per i tanti fedeli che giungeranno a Brindisi potrebbe essere un’occasione unica, in special modo se si pensa che delle altre non si conosce il destino.
Inoltre, per accrescerne l’emozione dei fedeli, sarebbe interessante raccontare cosa era Brindisi a quei tempi, ed in particolare il suo porto, la sua Chiesa e la cattedrale.

Giuseppe Roma scrive:
“La Chiesa Brindisina è una delle più antiche e più insigni della Chiesa Cattolica. Essa è di fondazione apostolica e S. Leucio Martire, discepolo di S. Pietro, ne fu il primo Apostolo. …., la letteratura ritiene che a Brindisi prima ancor di Leucio, il verbo di Cristo sia stato predicato addirittura da S. Pietro, qui sbarcato da Antiochia, infatti a Brindisi non mancano antiche “voci”, toponimi, tradizioni e leggende che parlano del passaggio del principe degli Apostoli da questi luoghi.
….la Cattedrale di Brindisi nel cui Reliquario si conserva da secoli quell’Idria della quale si era perduta memoria e la piazza, sulla quale sorgeva anche l’edificio delle zecche e che era vicinissima al posto di imbarco e sbarco di quello che fu chiamato il “Porto del Pellegrino”, videro per secoli un continuo passaggio di sovrani, di principi, di potentati, di cavalieri, di eserciti e di flotte Crociate, di mercantili, di pellegrini per la Terra Santa e dall’Oriente. Proprio questa piazza, può dirsi, venne a trovarsi al centro di quel grande movimento che andò sotto il nome di “Crociate”.
….,quali e quanti potenti della terra si saranno raccolti devotamente nella Cattedrale brindisina per le sacre funzioni propiziatrici o nei Te Deum di ringraziamento? Quanti di essi saranno stati ospitati nell’episcopio brindisino nell’attesa di prendere il mare o di incamminarsi sulla strada di ritorno?...., di quali sacre Reliquie, delle quali quei Principi o quei Cavalieri avevano ancora integro il carico al loro primo approdo in suolo di occidente, si sarà insignita la Chiesa Brindisina?”

Proprio una di quelle reliquie, l’Idria, è conservata da quei tempi a Brindisi con le reliquie di San Teodoro con cui, molto probabilmente, arriva nel 1210 da Costantinopoli, invasa dall’impero ottomano.
Qualcuno potrebbe contestare l’autenticità della reliquia ma questo varrebbe anche per tutte le altre sacre memorie della vita di Gesù a noi pervenute e che si venerano attualmente nel mondo cristiano.
Ricordiamo una delle spine della Santa Corona, custodita in un medaglione d’oro e di rubini nel tesoro della cattedrale dei cavalieri di Rodi, la Santa Corona di spine, custodita nella Sainte-Chappelle che a questo fine fu espressamente costruita, la Santa Lancia, la Santa Canna e la Santa Spugna, che sono custodite nel tesoro di S. Pietro, la Sacra Sindone, il Santo Chiodo, la Santa Croce.
La Santa Sindone è una delle più insigni e venerate reliquie della cristianità e sulla sua autenticità si sono versati fiumi di parole e di inchiostro. Gli argomenti che ne confermano la sua autenticità sono peraltro veramente sconvolgenti. A Torino questa reliquia è stata sottoposta ad approfonditi studi che hanno confermato che è la stessa descritta da San Marco.

Forse questa eccezionale occasione aprirà un cammino simile per dare alla nostra Idria il posto che merita nella storia della nostra Chiesa?
Se dunque, al di là di ogni vicenda, è giunta a noi la Santa Sindone, di fragile lino, altrettanto ragionevolmente potrà accertarsi essere giunta a noi una delle sei Idrie di pietra delle Nozze di Cana.
Mi sembra già di vivere il 14 giugno come l’anniversario del ricordo del primo miracolo di Gesù, che serva ogni anno ai brindisini per riflettere sulla loro gloriosa storia; quella storia, che a ben studiarla sembra non aver pari tra i paesi dell’Europa moderna, quella che vuole allargarsi, spingersi, avvicinarsi sempre di più e di nuovo, con altra missione, verso l’Oriente.

L’Idria può diventare il simbolo da cui la mia generazione con i suoi figli riparte, per ridare a Brindisi, semplicemente ricordandolo, quello splendore di un tempo, tanto da far raccontare di essa, ad insigni scrittori ”città di straordinaria grandezza e potenza, popolatissima, molto frequentata e piena di ricchezze…..”
Che la Chiesa brindisina ed il suo Arcivescovo Talucci, al quale dovremo dire tutti grazie, continuino in questa opera di diffusione della fede cristiana, e facciano in modo che i pellegrini di tutto il mondo possano almeno sapere che a Brindisi c’è una delle rare testimonianze della vita e dei miracoli di Gesù.

Auguriamoci che i brindisini sappiano cogliere quest’altra opportunità per cambiare, non solo il volto alla città, ma anche il rapporto con essa, imparando a conoscerla, difenderla, apprezzarla ed amarla, partecipando attivamente, e coltivando di più l’interesse verso le sue ricchezze naturali, archeologiche, religiose, culturali, monumentali, ancor oggi, vittime della “malarica accidia, che fu la torpidezza dei padri dei padri nostri, che aveva fatto smarrire notizie e memoria”.

Teodoro Piscopiello


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