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Approfondimenti: Simone Tebaldo ucciso da uno smeriglio. Di Aldo Indini



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Approfondimenti » 20/07/2008

Simone Tebaldo ucciso da uno smeriglio. Di Aldo Indini

Sulle gesta del condottiero Simone Tebaldo della famiglia Tebaldeschi o Tebaldi di Roma, detto anche Simone Romano, sappiamo che nell’aprile del 1528 fu inviato in Calabria da Odetto de Foix visconte di Lautrec, comandante dell’armata francese in Italia, dove i francesi contavano diversi amici specie tra i piccoli feudatari, decisamente avversi alla dominazione spagnola imperante su Napoli.
In Calabria, mentre gli spagnoli cercano di sollevare le loro sorti, Simone Tebaldo che ha occupato la Sila, minacciato dal viceré di Sicilia, si ritira lungo la costa ionica. Ferito Simone da una archibugiata ad un braccio, dopo la disfatta, si ritira alla Rocca di Cosenza, e guarito, lasciata la Calabria parte per la Puglia
In Puglia Simone Tebaldo, colonnello romano, al comando di una accozzaglia di Francesi, Veneziani e Romani, con la quale tiene soggette le città di Trani, Monopoli, Polignano e Mola, già cadute in mano ai Veneziani.
Istigato dall’idea del bottino attacca Molfetta, la quale dopo essersi strenuamente difesa dove soccombere alla forza del nemico, che vi commette saccheggi estorsioni e crudeltà.
Dopo questa vittoria il Tebaldo rivolge il pensiero a Brindisi e messi insieme 16 mila soldati mercenari, assale Brindisi nel 1528, assediandola, entrando dalla parte dell’attuale Porta Lecce.
In quell’anno la Lega, stabilita dai Veneziani, Francesi e Papato, mira al recupero dei territori e dei porti dell’Adriatico A Brindisi si stabilìsce che tutte le persone atte alle armi si ritirano nei due forti e si preparano a difenderla e che i vecchi aprano le porte al nemico, affinché non vi sia spargimento di sangue, data la supremazia dell’invasore.
Cominciate alcune insolenze in città, i cittadini che si trovavano rinchiusi nel castello di terra si inaspriscono ed inducono il castellano Giovanni Glianes, ad aprire il fuoco contro la città invasa. Ciò avviene esattamente l’11 settembre 1528, due mesi prima della caduta di una delle due Colonne d’Ercole, avvenuta il 20 novembre 1528.
Irritati per simile trattamento, anche perché molti cittadini hanno preso le parti degli invasori, Tebaldo si appresta ad abbattere il Castello di Terra.
Stabilite due batterie, una sulla piazza della chiesa di S. Paolo, che comprendeva anche parte dell’attuale Largo Sant’ Aloj, e l’altra sulle colline, sulla sponda destra del porto interno, attuale ex Collegio Tommaseo, rispondono al fuoco, ma non hanno il coraggio, ne la volontà di assaltare il Castello sperando col tempo di ridurlo al silenzio.
Già pensano di stabilire nuove batterie quando il Tebaldo cade colpito da uno smeriglio sparato da un bombardiere dal Castello di Terra, mentre a cavallo transitava il Ponte Grande (attuale foce del Cillarese) per recarsi alla batteria stabilita sulla sponda opposta.
Narra Andrea della Monaca, nel 1674 nella sua opera: Memoria Historica dell’Antichissima e Fedelissima Città di Brindisi ... “con una piccola bombarda, che si chiamava smeriglio, ... (l’artigliere) misurando con gli occhi e col giudizio lo spazio del ponte, che il cavallo e quel fosso poteva occupare in quell’intervallo che arrivasse la palla, seppe così bene compartire i due moti, del cavallo e della palla, che lo colse per fianco, appunto come havea designato, gettandolo morto dall’altro lato in terra. Questo disgraziato fine hebbe il Capitano Simon Romano in Brindisi”.
Il suo esercito rimasto senza capo si sbanda. Il cadavere del Tebaldo viene sepolto per cura della Città di Brindisi, (sindaco, Giacomo de Napoli, arcivescovo Girolamo Aleandro), nella chiesa di Santa Maria del Casale, nel muro a destra entrando dalla porta principale, ove ancora oggi se ne individua il sito e sulla sua tomba è incisa la seguente iscrizione: «Hic jacet Simeon Thebaldus romanus, Imperator exercitus».

Aldo Indini


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