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Approfondimenti: Rigassificatore: le considerazioni tecnico-ambientali del Prof. Magno



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Approfondimenti » 21/07/2008

Rigassificatore: le considerazioni tecnico-ambientali del Prof. Magno

Il prof. dott. geologo Francesco Magno ha inviato una lettera al Presidente dell'Internazional Propeller Club di Brindisi in seguito all'ncontro tenutosi il 9 luglio 2008 presso il salone delle conferenze dell’Hotel Orientale di Brindisi avente per tema: “Il rigassificatore a Brindisi” con la conversazione tenuta dall’A.D. della Brindisi LNG, Ing. Giorgio Battistini.
Nella lettera si pongono domande precise e puntuali, che esigono risposte di "interesse pubblico", circa il progetto del rigassificatore che la società inglese vuole costruire nel porto di Brindisi, di seguito il testo:

Preg.mo Presidente,
nel ringraziarLa nuovamente, sia per il cortese invito all’incontro in oggetto che, per la possibilità che mi ha offerto di intervenire ed esprimere alcune considerazioni tecnico-ambientali circa l’ipotesi di realizzare a Brindisi il rigassificatore, con la presente intendo rimetterLe, come promesso nel corso del mio intervento, i dubbi ambientali che ho espresso e che, sostanzialmente, sono rimasti tali.

Le ho riportato pubblicamente che ho accettato l’invito e Le ho chiesto di intervenire per due sostanziali motivi, quali:
La certezza di essere di fronte ad un auditorio sostanzialmente preconcetto, a favore della realizzazione del rigassificatore e quindi ostile a chi avrebbe posto quesiti di ordine tecnico-ambientale che, in qualche maniera, avrebbero potuto turbare le certezze acquisite dai partecipanti; per chi mi conosce sa bene che sono le sfide quelle che mi forniscono l’adeguata adrenalina necessaria per ricerca scientifico-culturale della realtà degli “impatti”;

L’enfasi con la quale la Società Brindisi LNG va ribadendo pubblicamente che l’impianto: non è pericoloso, non inquina, non ha emissioni in atmosfera, ecc. ecc. e che invece necessita di sostanziali chiarimenti proprio relativamente ai temi ambientali e di pericolosità.

Le ho anche riportato, ribadendolo nuovamente, che non ho preconcetti “contro” di ordine politico in quanto non opero più a servizio della Politica dal 1996 e né soffro di condizionamenti “a pelle” anche se, come ho già espresso in una nota del 2004, l’azione fatta dalla Brindisi LNG contro le volontà espresse dalle amministrazioni locali è stata, per certi aspetti, sfrontata nei confronti dell’intera Cittadinanza; da tecnico e consulente ambientale ho la necessità, invece, di avere certezze che siano reali, conformi alle normative e che salvaguardino me, la mia famiglia ed i miei concittadini.
Le ho riportato che i dubbi ed i quesiti tecnico-ambientali espressi nel mio intervento, come a Lei ben noto, non hanno sortito alcuna risposta da parte della Brindisi LNG, se non un cortese invito a recarmi presso la propria sede ove avrei avuto, a dire dell’Ing. Battistini, tutte le risposte di ordine tecnico ai quesiti sollevati.

Come ben sa, ho rifiutato pubblicamente l’invito, non per una scortesia nei confronti della Società, ma perché ho ritenuto e ritengo che i temi da me introdotti non debbano essere patrimonio personale ma di tutta la Cittadinanza.

Del resto nell’annunciare che avrei rimesso per iscritto le considerazioni riportate nell’intervento, ho anche chiesto all’Ing. Battistini di permettere che tali considerazioni siano anche accettate in sede di procedura di VIA e ciò in quanto non presentate formalmente nei termini temporali previsti dalla normativa vigente; è evidente che la richiesta d’accettazione è funzione del fatto che, per motivi professionali, non ho avuto il tempo di presentare le “Osservazioni” allo Studio di Impatto Ambientale e quindi solo l’assenso della “parte” (Brindisi LNG) può indurre il Ministero ad accettarle, se pur postume.
Un’ultima considerazione in merito alla Conferenza in oggetto va fatta sull’Uditorio e sulla qualità tecnica di molti interventi (ottimo quello di Salvatore Sergio) che, a mio avviso, evidenziano una sostanziale oggettiva impreparazione, una conoscenza molto sommaria e superficiale della problematica sulla quale rilevo che, purtroppo, è possibile far facile presa da parte di chi sbandiera che “tutto va bene madama La Marchesa”, lessico entrato nel gergo comune nel momento in cui, davanti all’evidenza di una realtà che potrebbe essere negativa, ostentano ottimismo e vedono grandi risultati anche quando stanno affondando con tutta la barca.

Per tale motivo, quindi, qui di seguito Le rimetto in maniera sintetica quanto ho avuto modo di rappresentare a Lei, ai presenti ed alla Brindisi LNG, chiedendoLe anche di riproporre un nuovo incontro invitando i rappresentanti della Società a dare risposte chiare ed incontrovertibili sui quesiti che qui di seguito Le riporto.
Mi permetta inoltre di invitarla a rimettere copia della presente alla stessa Brindisi LNG, per un fatto di buona educazione nei confronti della Brindisi LNG, avendo sostanzialmente rifiutato il loro invito e quindi alcun tipo di rapporto.
Qui di seguito si riportano le considerazioni espresse nel mio intervento, desunte dalla lettura dello Studio di Impatto Ambientale allegato alla procedura postuma di VIA.

1. SIA-Quadro Programmatico e Normativo.
Considerando che per il processo di rigassificazione del GNL verrà prelevata una quantità di acqua di mare pari a circa 7,36 mc/sec., corrispondenti ad oltre 232 milioni di metri cubi ad anno e che questa verrà reimmessa in mare più fredda di 6° rispetto alla temperatura, nulla viene riportato circa la normativa da utilizzare per il calcolo della differenza termica che si verrà a registrare nella porzione di porto esterno interessato dall’impianto.
Ciò in quanto la normativa esistente è relativa solo al “salto termico positivo”, con acque calde reimmesse a mare, che prevede un “delta T” inferiore a 3,5 °C a 1000 m. dalla scarico.
E’ evidente, quindi, che pur con le simulazioni modellistiche effettuate circa le interferenze fra le acque calde del mare e quelle fredde reimmesse in mare, non è possibile individuare eventuali abbassamenti di temperature tali da essere difformi dalla normativa, in quanto non evidenziata come quella di riferimento; ogni simulazione con ciò può andar bene e non essere contestata dagli Enti preposti ai controlli.
Vi è solo un accenno nel capitolo “Quadro Normativo – punto 4.2.1 dell’Allegato A del Quadro Ambientale – “Valutazione degli impatti degli scarichi termici” ma, sostanzialmente, non si fa alcun riferimento a normative comunitarie e/o nazionali vigenti alle quali fare riferimento.
La modellazione effettuata perde di significato oggettivo in quanto manca di una norma di riferimento dalla quale verificare, a prescindere dall’impostazione degli imput del modello, la rispondenza delle acque raffreddate rispetto alla normativa.

2. SIA – QUADRO AMBIENTALE.
Si ritiene opportuno suddividere le considerazioni in solo due comparti: Acque ed Atmosfera.
2.1 Comparto acque.
a.Risospensione di sedimenti marini.
In merito all’impatto della qualità delle acque marine per risospensione dei sedimenti marini dovuti alla realizzazione della colmata ed all’esercizio dell’impianto (prelievo e scarico di acque di mare) è necessario riportare che queste operazioni comportano fattori perturbativi per l’ambiente marino; infatti, la riduzione della trasparenza, la mobilitazione di sostanze leggere (organiche, nutrienti, metalli ed altri inquinanti presenti), congiuntamente alle azioni fisiche sulle strutture biologiche filtranti ( branchie dei pesci) producono disturbi più o meno intensi su tutte le componenti dell’ecosistema marino interessato.
Ebbene come “impatto” viene riportato (pag. 88 – Q.A. Cap. 5.3.5) come “positivo” solo ed esclusivamente quello prodotto nella fase di “cantiere” e quindi relativo alla realizzazione della colmata.
NESSUN “Impatto” derivante dalla risospensione dei sedimenti marini viene considerato in merito allo “ESERCIZIO” dell’impianto; ciò in chiaro e forte contrasto con le grandi quantità di acque che vengono prelevate ( 7,36 mc/sec. – 232 Milioni mc/anno) dal fondo del mare e reimmesse fredde ( - 6°); queste ultime, essendo più fredde di quelle esistenti tendono a posarsi sul fondo, creando stratificazioni termiche ed a sollevare quelle sostanze richiamate nel paragrafo.
Risulta difficile da giustificare e comprendere come in uno Studio di Impatto Ambientale, come quello realizzato dalla Brindisi LNG, sia stato completamente NON RICONOSCIUTO l’impatto in fase di ESERCIZIO della risospensione dei sedimenti marini, ancor più in un ambiente che è caratterizzato dalla presenza di inquinanti rivenienti dalla vicina area industriale.

b.Immissione di “cloro attivo” come antivegitativo.
Nelle acque di raffreddamento, durante l’esercizio del rigassificatore, dovranno essere necessariamente quantità di cloro attivo utilizzato come antivegetativo ( antifouling) in grado di abbattere la formazione di benthos, alghe, ecc.; è evidente che sia la tipologia del “cloro attivo” che le quantità utilizzate andrebbero riportate nel SIA.
Si rileva invece, che nello studio relativo non è affatto riportato che tipo di cloro verrà utilizzato, se l’ipoclorito di sodio o il biossido di cloro e né il rimando alla relazione del Prof. Marano, toglie il dubbio; in questa ultima relazione, infatti, si fa riferimento ai due composti riportati ed alla pericolosità di questi in funzione delle concentrazioni immesse ma nulla si riporta su quale dei due verrà utilizzato.
Affermare che il “Cloro” verrà aggiunto con una concentrazione pari a 0,2 ppm e non fare riferimento a quale dei due composti, risulta improprio ed impreciso.
Si ritiene, a titolo personale, che tale valore ( 0,2 ppm) sia riferito al biossido di cloro, molto più attivo con concentrazioni molto basse; il valore di 0,2 ppm è, comunque, il valore limite invalicabile di concentrazione oltre la quale si producono in mare alogeno-derivati che sono gravemente mutageni, tossici e poco biodegradabili.
Inoltre, il modello di diffusione del cloro, riportati in relazione, portano a concentrazioni dell’ordine di 0,18 -0,19 ppm, con l’interazione del cloro attivo immesso negli scarichi delle acque calde rivenienti dalla centrale termoelettrica di Brindisi Nord-Edipower.
Operare, senza sapere con quale componente ed ai limiti della concentrazione di rischio risulta, ad avviso dello scrivente, poco o nulla giustificabile in una valutazione oggettiva dell’impatto ambientale.

c.Diffusione delle acque di raffreddamento.
Lo studio riporta l’elaborazione di un modello predittivo di diffusione delle acque raffreddate d’esercizio dell’impianto, ritenendo che tale impatto sia significativo nello studio ambientale dell’area.
Lo studio, però, non è completamente rappresentativo della realtà, fatti salvi gli imput del modello stesso, in quanto riporta solo ed esclusivamente la diffusione delle acque fredde reimmesse nell’ambiente marino e non anche il contemporaneo prelievo delle acque dal mare (opera di presa).
Si ritiene che tale limite sia rilevante e non esprima l’oggettiva realtà delle condizioni che verranno a realizzarsi, congiuntamente alle acque dell’opera di presa della centrale Edipower che, altresì, non vengono considerate.
La modellazione, perché possa essere rappresentativa, oltre alle condizioni naturali considerate (correnti, venti, ecc.) deve necessariamente valutare tutte le condizioni antropiche, non solo quelle di “scarico” ma anche quelle di “prelievo”.
Inoltre, dalla modellazione matematica riportata, si rilevano altri due aspetti che risultano di interesse, quali:

1.La temperatura nell’ansa fra la diga e l’opera di presa della Polimeri Europa è sempre inferiore ai -6°C.
Tali acque hanno temperature in regola con le norme e con quali norme?
2.Le temperature delle acque di mare poste nell’ansa costituita fra la diga della Polimeri Europa, Fiume Piccolo e lo scarico delle acque della centrale termoelettrica della Edipower, sono sempre comprese fra i 3° ed i 6° e quindi superiori alla normativa vigente, considerato che la diga si trova a distanza minima di 350 m. e massima di 600 m. e, quindi, non vale la normativa vigente.
Infatti, come riporta la normativa, che senso avrebbe verificare il salto termico a 1000 m. di distanza dall’opera di scarico (non deve essere superiore a 3,5°) se vi è un ostacolo a distanza inferiore?
Egualmente, quale valenza può avere un calcolo del salto termico a 1000 m, se vi è un ostacolo a distanza inferiore che impedisce la diluizione dei filetti termici?
Per questo punto, il modello matematico predittivo utilizzato ha sicuramente rappresentato un elemento di chiarezza alle forti azioni di eutrofizzazione che si rilevano nella richiamata ansa.

d. Anodi sacrificali.
Il molo di attracco delle metaniere è dotato di “anodi sacrificali” di zinco ed alluminio, necessari per effettuare la protezione catodica e quindi la corrosione del molo, esposto ad un ambiente elettrolitico come è il mare.
Come anodi sacrificali, come riportato, sono stati considerati quelli in zinco ed in alluminio, del peso totale di 60 tonn.
Nulla si dice in merito ai tempi di rilascio in mare e, quindi di consumo, degli stessi anodi e né si fanno valutazioni circa i tempi di sostituzione di quelli residuali.
Inoltre, nessuna comparazione viene effettuata fra le concentrazioni perse dagli anodi e gli stessi metalli presenti nei sedimenti e soggetti alla risospensione a causa delle opere di presa e di rilascio.

2.2 SIA – COMPARTO ATMOSFERA.
Premessa.
L’impianto prevede una TORCIA posta nella porzione più ad Est della colmata e, quindi, più prossima ai serbatoi POL della marina militare.
Come riportato nel SIA, sulla torcia vengono collettati tutti gli scarichi gassosi e/o liquidi (liquidi ?!-punto 3.3.4) non recuperabili nel ciclo produttivo e che vengono bruciati prima di essere immessi in atmosfera.
Il processo di rigassificazione, attraverso la vaporizzazione del GNL, avviene a pressione ( circa 40-50 bar) e con produzione di calore che è in grado di attivare una centrale elettrica utile alla ottimizzazione del ciclo energetico dell’impianto.
Mai in nessun Quadro del SIA si fa riferimento esplicito alla realizzazione della centrale elettrica e ciò, considerando tutti gli altri impianti esistenti al mondo, appare a dir poco strano.
Le perplessità aumentano allorquando nel Quadro Progettuale (10.6.2.3 pag.93) viene riportato che il fabbisogno massimo del Terminale è stato stimato in circa 19 MW e che l’energia elettrica verrà fornita dalla rete esterna ad alta tensione; inoltre, alla stessa pagina si riporta che “l’utilizzo di vaporizzatori ORV comporta inoltre il prelievo di calore dall’acqua di mare impiegata nel processi di rigassificazione del GNL. Si prevedono i seguenti consumi di energia termica per ciascun vaporizzatore: circa 34 MW ( condizioni di normale esercizio) e circa 36 MW (condizioni di picco”

La domanda viene spontanea, questi 34-36 MW termici saranno o non saranno trasformati in MW elettrici ? e come mai disponendo di una tale quantità di MW termici (vapore) si ha la necessità di acquisire MW elettrici dall’esterno.

In verità, suppongo con buona dose di certezza, che la Brindisi LNG non voglia afferma esplicitamente che il processo di rigassificazione porterà alla produzione di energia elettrica in quantità tale da coprire le esigenze dell’impianto (19 MW) ed avere un residuo da immettere in rete.

La torcia, con ciò ed ove fosse vero, non rappresenta solo il terminale di combustione dei gas di processo ma rappresenta una vera e propria ciminiera.

Infatti, dalla torcia si hanno emissioni di inquinanti ( NOx, COV, CO, CO2, PM10) che sono state quantizzate ( par. 3.3.4.1 pag. 29 Q. A.) in termini annuali.
Viene riportato inoltre che le “EMISSIONI” che si avranno sono riconducibili a :
emissioni in fase di normale esercizio
combustione ad opera di sorgenti non continue o di emergenza
emissioni fuggitive.

In merito alle prime due tipologie di emissioni, vengono quantizzate le quantità massiche per gli inquinanti considerati.

Entrando più nel merito della questione emissioni si rileva che:
a.Emissioni di CO2.
Volendo considerare solo ed esclusivamente le quantità massiche annuali previste per la CO2, si rileva che in fase di esercizio sono previste 100 Tonn/anno ed in fase di combustione mediante torcia 962 Tonn/anno, per un totale di 1062 Tonn/anno.

Altro che l’impianto non ha emissioni!!
Inoltre è sfuggito all’estensore del SIA che in base al DPR dell’Aprile del 1998, relativo al disinquinamento dell’area a rischio ambientale di Brindisi, la “BOLLA” prevista è pari a 12.500 Tonn/anno e che per il 2008 risultano autorizzate già 12.420 Tonn/anno, comprensive anche delle 220 Tonn/anno già autorizzate allo zuccherificio SFIR.
Il residuo possibile, senza considerare le riduzioni previste per l’accordi di Kioto ( 20.20.20), è pari a sole 80 Tonn/anno a fronte di una DICHIARAZIONE DI EMISSIONI PARI A 1.062 Tonn/anno.
In definitiva, per tale aspetto l’impianto NON POTREBBE ESSERE REALIZZATO!

b.Emissioni fuggitive e composizione del GNL.
Costituiscono, sostanzialmente, le “perdite” che si hanno nelle fasi di scarico del GNL; per queste la Brindisi LNG ha individuato i punti di perdita e le ha quantizzate in 21,68 Tonn/anno
La stessa azienda riporta che l’impatto ambientale di tali emissioni “ può essere ritenuto di lieve entità” ( par. 3.3.4.3 Q.A. pag.30) fatto salvo che riconosce che VI E’ IMPATTO!
L’aspetto di maggiore rilevanza è comunque individuabile sulla “qualità” del GNL che, secondo quanto riportato alla tabella del Quadro Progettuale del paragrafo 2.3 di pag. 4 e relativo alle “Caratteristiche del gas importato”, non è per nulla trattato e “depurato” dalle componenti “pericolose” presenti nella composizione naturale del GNL.
Infatti, si rileva che il gas naturale verrà importato solo ed esclusivamente dall’Egitto, là dove si ritiene verrà liquefatto il GNL dei circa 2000 pozzi che la BG ha “chiusi” a largo di Gaza ed in acque internazionali.
L’impianto egiziano è però privo dei sistemi di abbattimento delle componenti pericolose che, invece, sono in tutti i più moderni impianti di liquefazione del GNL; in Giappone, per esempio è esclusa la rigassificazione di GNL non trattato e “depurato”.

In definitiva, nel GNL che verrà rigassificato a Brindisi si riscontra la presenza di :
H2S + COS: acido solfidrico o solfuro di idrogeno che è considerato un “veleno ad ampio spettro” ed inibisce la respirazione; a bassi livelli produce irritazione, tosse, affaticamento, disturbi della memoria, confusione mentale ecc.
Mercurio: fortemente tossico e nocivo
Mercaptani: odorigeni al punto che il GNL, privato di tali componenti risulta del tutto inodore; per tale motivo nello Studio non sono mai riportate le tipologie di sostanze “odorizzanti” (TBM-TMT, ecc.) che solitamente vengono aggiunte per rendere “sensibile” la presenza del metano come gas di città.
Constatato, quindi, che il GNL, non è costituito solo ed esclusivamente da metano ed etano ( se pur in parte molto minore), vi è la certezza che le componenti pericolose richiamate saranno presenti sempre nell’area dell’impianto e nell’intorno di questo come “EMISSIONI FUGGITIVE” e poca importa la quantità prevista.

Resta il fatto che NON E’ STATO PREVISTO ALCUN MODELLO DI DIFFUSIONE DI TALI INQUINANTI RIVENIENTI DALLE EMISSIONI FUGGITIVE.

c.EMISSIONI DA TORCIA.
Fatto salvo quanto già riportato, risulta estremamente penalizzante il fatto che nel SIA NON SIA STATO PREVISTO ALCUN MODELLO DI DIFFUSIONE IN ATMOSFERA DEGLI INQUINANTI PROVENIENTI DALLA TORCIA.
Si ritiene che ciò debba essere considerato in maniera penalizzante in quanto:
le quantità emesse non sono di poca rilevanza;
la torcia è allocata in prossimità del deposito dei serbatoi POL della Marina militare ed in prossimità del petrolchimico.
Vi è da riportare che i modelli di diffusione in atmosfera, del tipo “aria impact”, nelle procedure di VIA sono richieste per impianti ad emissioni ben inferiori a quelle dichiarate.

Infine, in merito alle Migliori Tecnologie Utilizzabili ( BAT), nello Studio non viene riportato nulla circa la possibilità di utilizzare navi, di ultima generazione, che permettono contemporaneamente il trasporto del GNL liquefatto e la rigassificazione dello stesso sulla stessa nave, con trasferimento del gas liquefatto in una condotta (pipe line).
Anche questa considerazione è stata riportata nella conferenza in oggetto e la risposta che mi è stata fornita è che il tutto sarebbe stato “pericoloso”; allora mi chiedo: ma il rigassificatore è pericoloso sempre o lo è solo quando è sulla stessa nave?
Resta il fatto che da notizie acquisite, dal 2007 è già in funzione una nave del genere e per l’anno in corso è prevista la messa in esercizio di ulteriori 6 navi simili.
Mi chiedo, per quale motivo nel capitolo relativo alle Migliori Tecnologie Utilizzabili non si è fatto alcun cenno a tale opportunità?
Nel ringraziarLa nuovamente, ritengo di aver riportato per iscritto e come pubblicamente promesso, le minime considerazioni di ordine ambientale concernenti la realizzazione del rigassificatore per le quali, oggettivamente, ritengo di non poter essere soddisfatto neppure dalla presentazione del SIA, visto che non ho avuta alcuna risposta diretta, confermando con ciò la personale negatività espressa nella realizzazione dell’impianto.

Prof. Dott. Geologo Francesco Magno

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