Approfondimenti » 28/07/2008
Sviluppo? mettiamo da parte le bandiere. Di Nino Maniscalco
L'iniziativa intrapresa dal giornale il "QUOTIDIANO" sull'industrialismo e l'antindustrialismo a Brindisi, ha aperto un dibattito tra le diverse organizzazioni sindacali, molto interessante.
L’iniziativa, permette di evidenziare conoscenze e saperi del tessuto industriale Brindisino, ma, c'è anche chi avendo poca esperienza in questo settore (per non aver mai avuto incarichi di direzione politica di categorie) cerca di coprire i propri limiti utilizzando un linguaggio politico - sindacale “scolastico” che nulla ha che fare con la realtà.
Ho trascorso circa quaranta anni lavorando nel settore industriale, di cui quindici a tempo pieno da dirigente sindacale CGIL: partendo da delegato aziendale, Segretario Generale dei Chimici, e poi Segretario Confederale.
Considerata l’esperienza accumulata in tanti anni e soprattutto costruita vivendo da vicino i problemi della realtà industriale e dei lavoratori, mi sento quasi in dovere (pur essendo oggi in pensione), di dare un contributo a questo dibattito.
Leggendo i due articoli, del Sig. Licchello, Segretario Generale UIL e l’altro del Sig. Caroli, Segretario Generale CGIL mi sono reso conto che questa città può fare a meno del movimento sindacale, o meglio di quel sindacato che si è fermato al novecento e che non riesce a comprendere (perchè non ha mai direttamente conosciuto il mondo del lavoro) quali siano oggi i veri bisogni di chi lavora e, ancora peggio, che non comprende l'esasperazione di chi non ha un lavoro e ha una famiglia da mantenere.
A mio parere è da irresponsabili dire a questi lavoratori di avere pazienza perché si sta lavorando alla realizzazione di un “nuovo modello di sviluppo” che in questa città non verrà mai; sarebbe come dire che Rimini nei prossimi anni diventerà una città industriale.
Bene, io credo che sia giunto il momento di mettere da parte le bandiere, per il bene di tutto il territorio Brindisino; è giunto il tempo di scendere in campo contro di chi frena, a colpi di sterili ideologie e arroganti personalismi, lo sviluppo di questa città.
Volgiamo ormai al termine delle legislature che governano la città, sono trascorsi quattro anni è il bilancio dello “sviluppo” della città di Brindisi si chiude in un deciso passivo: Brindisi è l’unica provincia della Puglia dove nessuno è venuto ad investire (tranne la SFIR alla quale, ancora ad oggi la Provincia non ha rilasciato l’autorizzazione definitiva, continuando ad ostacolare l’investimento).
Siamo rimasti fuori dei grandi investimenti produttivi, quelli che portano reddito e fanno crescere l’economia di un territorio.
Si è atteso, in vano direi, che chi ha sostenuto e si è fatto promotore del c.d. “nuovo modello di sviluppo” presentasse un progetto concreto a testimonianza del “nuovo” che avanza, ma ad oggi possiamo solo constatare che il nuovo modello di sviluppo è una piacevole storiella, una favola che serve a far “addormentare” le coscienze e a far chiudere gli occhi davanti ai problemi seri di questa città, che così facendo rischia di perdere anche quel poco che ha.
In questi quattro anni con la gestione unitaria della città tra Comune e Provincia (vale a dire destra e sinistra assieme, altro paradosso) e il movimento sindacale diviso: con la CGIL, isolata da un lato, insieme agli ambientalisti e la società civile (come dire: se non la pensi come noi sei incivile) e dall’altro CISL – UIL –UGL – e altri sindacati minori contro l’immobilismo che si è venuto a creare sulla questione del rigasificatore, perché incapaci politicamente a gestirlo, tant'è, che dopo quattro anni siamo tornati al punto di partenza, facendo morire questa città lentamente, com’ebbi a dire già in un altro articolo quattro anni fa a conclusione dell’ultimo congresso della CGIL Territoriale dove fui isolato da buona parte del gruppo dirigente tuttora in carica. Questi comunque sono i risultati.
Ora, dopo l’approvazione del distretto aeronautico a Brindisi, si vuol far credere che questo sia avvenuto perché Brindisi a sposato uno sviluppo diverso.
Valutazione totalmente sbagliata e presuntuosa, perché sarebbe stato un errore politico madornale da parte della Regione Puglia negare questa opportunità a Brindisi, alla quale già era stata scippata Alenia.
Penso, che chi ha idee futuristiche debba fare un altro mestiere, il sindacato ha bisogno di gente che sappia governare i nuovi processi produttivi ed economici del mondo del lavoro, fare emergere le nuove figure che la tecnologia avanzata propone e fare rispettare i contratti che si sottoscrivono; e non erigersi a progettisti industriali (c’è già chi fa questo mestiere, e che non è certamente il sindacato).
Sarebbe bene evitare di utilizzare la stampa locale come mezzo di comunicazione per sviluppare tesi universitarie poco comprensibile ad una platea abituata a conoscenze più dirette delle proprie realtà produttive.
Si è voluto costruire uno slogan ambiguo come ad esempio: “lo sviluppo armonico del territorio”.
Risultato: Brindisi bocciata da tutti, perché nessuna ha capito che vuol dire sviluppo armonico in una città come Brindisi dove la parola sviluppo industriale è una bestemmia.
Nino Maniscalco
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