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Isola di G. Sciarra: Caro Sultano, venga da noi



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Isola di G. Sciarra » 06/08/2008

Caro Sultano, venga da noi

Ancora riecheggiano i clamori della sua sosta a Bari che già si apprende dalla stampa – la Repubblica di oggi dà ampio risalto - di un’altra visita a Palermo.

Il sultano dell’Oman, Qabus Ibn Said, approda sulle coste siciliane per visitare il capoluogo della Trinacria. Una vacanza di pochi giorni che già ha scatenato le fantasie popolari e le aspettative di molti, in particolar modo di qualche politico che, dati gli esiti del precedente soggiorno barese, vede materializzarsi sul proprio polso un bel Rolex. I cittadini palermitani, forse, sperano in qualcosa di più concreto del concerto tenuto dall’orchestra nazionale dell’Oman, giacché il Sultano si muove con un esercito di 800 assistenti vari, un “tender” un po’ più piccolo del suo panfilo di 155 metri a tre ponti, una moltitudine di enormi Mercedes ecc. .
Ormai il Sultano è visto come una risorsa economica itinerante, si potrebbe essere disposti a baciare il suolo toccato dal suo regale piede. Ove approda è una boccata di ossigeno per l’asfittica economia locale, una piacevole occasione per i notabili del posto di mettersi in vetrina e per il volgo diviene l’avvenimento del secolo, sul quale favoleggiare, quello da raccontare ai nipoti: Carletto, un giorno il nonno ha visto il Sultano col turbante, l’ho chiamato “Said, Said” si è girato, mi ha guardato e ha sorriso salutandomi con la mano, è stata una giornata indimenticabile.

Certo dobbiamo essere grati a Sua Altezza Qabus Ibn Said, il suo girovagare per le nostre coste ci ha convinto del fatto che gli italiani amano sempre più i personaggi da leggenda, quelli da “Mille e una notte” per intenderci. Orbene, visto che il nobile orientale si diletta a fendere le onde dell’italico mare, prendo un’iniziativa che spero sia condivisa dai miei concittadini. Gli formulo un invito.

“Caro Sultano, mi perdoni se mi rivolgo a Lei in modo diretto e non attraverso gli appositi canali diplomatici. Nel caso, penso probabile, che il Suo panfilo torni a bagnarsi nell’Adriatico saremmo lieti se Lei rivolgesse la sua premurosa attenzione al porto di Brindisi, saremmo felicissimi di vedere ormeggiato alla banchina principale la Sua maxi barca. Sono certo che il popolo brindisino, che ama passeggiare sul lungomare, sarebbe contento di camminare con il naso all’insù per gli oltre 155 metri di lunghezza del suo panfilo, e sono altrettanto certo che la riguardosa curiosità dei miei concittadini non la infastidirebbe minimamente. Guardi, venga e lasci perdere gli eventuali cadeau ai nostri notabili, non credo li meritino, su questo risparmi. Non postuleremo nulla, ci accontenteremo della Sua visita.

La invito a scegliere il nostro porto anche per brevissimo tempo, sono certo che si troverà bene, i brindisini sono gente semplice e affabilmente aperti. La città merita una vista, come la campagna e la collina circostante, Le consiglio anche una puntata a Lecce per ammirare il suo barocco. Non nascondo che l’invito che Le rivolgo, oltre al piacere di annoverarla tra i visitatori di questa città, ha un recondito interesse, utilitaristico oltre che campanilistico.
Il nostro porto avrebbe bisogno di un po’ di visibilità per essere rilanciato e la Sua persona lo porrebbe, com’è già avvenuto prima per Bari ed ora per Palermo, all’attenzione generale. Il porto di Brindisi dopo una fulgida storia millenaria, dall’aver ospitato le flotte di Cesare e Pompeo, i legni dei Templari che partivano alla volta della Terra Santa (spero, però, che questo non sia considerato un demerito), sino alla leggendaria Valigia delle Indie, sta vivendo una crisi esistenziale, anzi sarebbe più giusto dire che sta subendo una crisi procurata. I cittadini vorrebbero che tornasse all’antico splendore, alla sua apprezzata e rinomata polifunzionalità; qualcuno, invece, lo vuol relegare a solo scalo per carbone, gas, gessi e sconcezze simili.
Vorremmo riprenderci il passato per aspirare a un futuro diverso dal presente. La sua - pur fugace - visita in questo porto, in questa città, un suo apprezzamento per ciò che vedrà, sono certo che contribuirebbe moltissimo a questo nostro desiderio mai sopito. E poi, chissà, se Brindisi dovesse veramente piacerle potrebbe acquistarla, sicuramente meglio che vivere nelle grinfie dei soliti potentati come Enel, Edison, British Gas e compagnia cantante.
Confidando nella Sua sconfinata benevolenza la saluto”

Giorgio Sciarra


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