Arte » 20/08/2008
Umano, troppo umano. Mostra di Giovanni Cozzetto
Oria | dal 27 luglio al 24 agosto 2008 Piazza Domenico Albanese Oria (Brindisi)
Umano, troppo umano. Mostra di Giovanni Cozzetto.
Aprire le coscienze... "al di là di quella piccola finestra e dietro quella che tutti noi abbiamo dentro la nostra mente".
Domenico Russo incontra l'artista:
Ho avuto il piacere di dialogare con Giovanni Salvatore Cozzetto su tutto ciò che stimola la sua arte e il suo interesse.
È stato un viaggio di qualche ora nel Pensiero, intenso e stimolante. L’arte è, o dovrebbe sforzarsi d’essere la finestra sulla realtà e in particolare su tutti quegli aspetti che sfuggono ai più. Dialogare con chi fa arte è per me illuminazione, è capire la consapevolezza degli strumenti che un dotato d’arte ha, e così mi approprio di altri occhi.
Giovanni Cozzetto è un autodidatta che si appresta alla sua prima mostra dopo anni di chiusura nel suo lavoro e nello studio dei grandi maestri, in particolar modo Leonardo, ma anche Schiele. È un uomo schivo e solitario, che ha fatto del suo lavoro uno scandagliare minuzioso e microscopico della realtà. La realtà che si appresta a rappresentare non è solo quella che circonda i nostri occhi o quella che riguarda il nostro animo, ma anche il non-visibile concreto. La fisicità con le sue emanazioni chimiche invisibili e quasi inavvertibili sono fonte d’interesse e studio per Cozzetto. Questo dettaglio mi ha colpito e ha condotto il mio pensiero a Bacon quando parla dell’“emanazione” che coglieva nei soggetti e nei suoi amici e che trasponeva sui ritratti. Questo paragone non è gradito a Cozzetto, lo so, perché non è grande estimatore di Bacon, critico soprattutto verso gli ultimi lavori frutto della fama che il grande pittore irlandese ha raggiunto nel tempo. Questo fa capire la visione pura e romantica che il nostro artista ha del suo lavoro. Io comunque uso questo rapporto per sottolineare la capacità di “vista” che c’è e la sensibilità non comune nel osservare un soggetto. Cozzetto ad una lettera a Paolo Levi, dice: “l’invisibile, il mistero, l’impercettibile e il percettibile sono altri aspetti che mi interessano. Ma vorrei precisare che non sono quelli soprannaturali, ma sottonaturali, sub-reali che ci appartengono”. Si coglie quanto ampio è lo sguardo che pone intorno a sé.
Il dolore e la paura che ha segnato il secolo scorso esce fuori in opere forti come “Morire con gli occhi chiusi”. Oppure un viaggio nel riso bergsoniano che Cozzetto fa con “Le Dis-grazie”. Opera questa di tale apertura che le valutazioni e gli stimoli interpretativi mi hanno condotto ad un discorso sulla Vanitas che direttamente balza agli occhi dalla evanescenza che il riso lascia dietro di sé e dalle carni che smuove in onde coinvolgenti e che sapientemente Cozzetto disegna in un aggrovigliarsi, in cui io rivedevo le nostre radici, gli ulivi secolari che si contorcono e che forse o forse inevitabilmente sono dentro l’animo dell’artista, come in chiunque è nato qui. La vanitas è tema poco trattato oggi e che riconduce Cozzetto ad un dialogo con i grandi del passato, i fiamminghi o Durer.
Grande risulta la sua capacità di cogliere i momenti di inattività dell’Uomo, la cui psicologia si piega a questa mancanza d’azione, creando alien-azione. Cozzetto fa suo questo tema di vita in molte sue opere, come in “Satur-a-zione”. Azione finita e azione non ancora cominciata sono qui disegnati con morbidezza e con luce che non nascondono le carni da pochi attimi a riposo, di una ballerina non giovane. Una finestra surrealista si apre dietro la testa della ballerina, riquadro preciso, che per via di una pennellata sul collo diventa quasi sezionante, proponente un distacco e uno sbocco per la mente del soggetto e dell’osservatore, che trova forse da quella finestra uscita nel mondo dei dolci esseri di Mirò, di suoi pesci volanti, comete ed uccelli con occhi di lana colorata o forse negli incubi di Dalì, che sono lì, al di là di quella piccola finestra e dietro quella che tutti noi abbiamo dentro la nostra mente.
Interessante il modo di lavorare e di scelta dei soggetti. Tutto nasce da immagini, foto o quant’altro, che colpiscono Cozzetto. Da qui il processo è di selezione e di ulteriore interesse per un dettaglio, per un particolare che colpisce e stimola la creatività. La volontà si sposta alla valorizzazione di questo particolare da cui si sviluppa la psicologia del personaggio, a volte tratta dal personaggio stesso a volte trasposta dall’artista.
Gli spiragli che l’arte di Cozzetto offre per la Vista sono tanti, io ho provato a cogliere tutti quelli che potevo, ma sono sicuro che chiunque provi a guardare, può Vedere, chiunque provi a sentire può Ascoltare. Il materiale c’è. Sta ora all’osservatore interrogarsi e cercare. Cozzetto le domande principali, chi sono? da dove vengo? cosa succede intorno a me?, se le pone e le risposte nei suoi lavori possono vedersi . In essi si può cercare, ci si può tuffare ed uscirne con qualcosa in mano, ma un’ultima domanda sorge all’artista ed è: quanta è la gente e quanta è quella della sua e nostra terra che si pone le giuste domande e soprattutto quanta è quella che è in Azione, per cercare e per rispondere? Questo è ulteriore campo di ricerca dell’artista, ricerca che arriva a toccare direttamente le sue radici e l’antropologia della gente a cui lui appartiene.
Chi è intorno a Cozzetto, è in A-ZIONE o in SATUR-A-ZIONE?
Domenico Russo - Carpe diem Oria
L'autore dell'articolo, Domenico Russo, lavora presso il Teatro Lenz di Parma ed è laureando in "Beni artistici teatrali, cinematografici e dei nuovi media"
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