Approfondimenti » 26/08/2008
Petrolchimico: incendi ed anomalie di alimentazione. Di Francesco Magno
In merito agli ultimi incidenti verificatisi nell’area industriale di Brindisi, gli organi di informazione hanno suscitato nei Cittadini sensazioni di preoccupazione e di apprensione. L’ azione di controllo attivata dal Presidente della Provincia, coordinato da un competente gruppo di lavoro, ha invece fornito ampie garanzie di tranquillità alla cittadinanza circa il concreto interessamento dell’Ente pubblico preposto al controllo ambientale ed alla salute dei Cittadini.
E’ comunque da osservare come gli strumenti ordinari di controllo della funzionalità degli impianti non abbiano evitato il verificarsi di fenomeni inquinanti come quelli del 14 agosto (perdita di ammoniaca), il 17 di agosto (incendio di plastiche) ed il 18-19 agosto (black-out ed incendio petrolchimico); infatti, i mezzi e gli strumenti che ha la Provincia nel garantire i controlli ambientali non stanno tanto nel proprio apparato burocratico (oggettiva carenza di organico nel Settore Ecologia), quanto nell’affidamento di tali attività alle AUSL che, con i propri vari Dipartimenti, costituiscono per professionalità e compenze, la reale garanzia di controllo ambientale e tecnologico alla Provincia e, per il tramite di tale Ente, a tutti i Cittadini.
In merito al grave ultimo episodio verificatosi all’interno del petrolchimico, da quanto riportato dagli organi di informazione odierni, alcuni aspetti appaiono paradossali, altri inquietanti ed altri incomprensibili, se pur alla modesta capacità intuitiva dello scrivente.
E’ stato già ampiamente riportato e oggetto di sconcerto quanto sia paradossale, infatti, che il petrolchimico, dotato della centrale termoelettrica della Enipower (in grado di erogare 1.170 MwE e comprensiva di un vecchio gruppo termico B06 a gasolio BTZ, basso tenore di zolf, non dismesso e tenuto in riserva tecnica “fredda” ed in grado di fornire elettricità e vapore allo stabilimento chimico) abbia avuto un black-out a causa di un corto circuito al gruppo di continuità.
E’ possibile che l’energia elettrica di cui ha bisogno il petrolchimico (Polimeri, Basell, Enichem, ecc.) possa tutta essere condizionata dal blocco di una cabina di alimentazione di soli 13 Kw ? (notizie di stampa)
E’ inquietante il fatto che su un opuscolo della Polimeri Europa, datato ottobre 2005 e dal titolo: “Scheda informativa sui rischi d’incidente rilevante per i cittadini ed i lavoratori”, effettuato e distribuito ai sensi del D.Lgs 17 agosto 1999, n. 334, Allegato V e rimesso a tutti gli Enti preposti, non si faccia alcun riferimento alla tipologia di alimentazione elettrica dell’impianto e nè alle cause che possono indurre ad un “incidente rilevante” in caso di blocco dell’alimentazione elettrica.
Nello stesso opuscolo, Sezione 5, sono riportate le tre tipologie di incidente rilevante” possibile, quali : 1) rilascio e dispersione di sostanze infiammabili; 2) incendio; 3) esplosione e parallelamente a queste, in tabella, le diverse possibili sostanze coinvolte nelle tre differenti tipologie di incidente rilevante.
In merito a quanto letto ed accaduto, si è verificata, ai fini della sicurezza dell’impianto e per evitare esplosioni, la fuoriuscita attraverso le torce verticali della Polimeri e dell’Enichem e l’innovativa torcia orizzontale della Basell, delle sottostanti sotanze, riferite all’incidente di tipologia (1) e riportate nella richiamata sezione 5: propilene, etilene, butileni, metano, benzina da cracking, butene, 1,3 butadiene, esene, virgin nafta ed esano.
Una valutazione del tutto sommaria della immissione in atmosfera delle richiamate sostanze, porta a valutare queste, in base alla “Analisi di Rischio” come appartenenti a varie “classi” a partire dalla:
- R12 (classe di rischio R12): estremamente infiammabile F+ (propilene, etilene, butileni, metano)
fino alla:
- R45 : puo’ provocare il cancro T, F+ ( butene, 1-3 butadiene, esano, benzina da cracking, virgin nafta).
Se sono veri i presupposti riportati dalla stampa e visti dai cittadini (fiamme e fumi) è dunque sostanzialmente impossibile per la durata dell’incidente ipotizzare un inquinamento nullo.
E’ incomprensibile la ragione per la quale, durante l’interruzzione di energia, siano stati bruciati nelle varie torce 200 tonnellate di etilene e 50 tonnellate di propilene; erano forse prodotti polimerici danneggiati dall’interruzzione elettrica e quindi non più commercialili?
Se cio’ fosse vero, tali rifiuti, in quanto prodotti di scarto della lavorazione primaria, erano abilitati ad essere combusti?
Le 250 tonnellate di rifiuti bruciati in torcia non sono forse stati immessi in atmosfera ed in parte ricaduti al suolo?
Si ribadisce che il propilene e l’etilene pur non essendo polimeri clorurati, in presenza di molecole di cloro attivate dagli altri composti mandati in combustione possono sviluppare catene polimeriche di diossine, furani, IPA, ecc. le quali sono veicolo di forte contaminazione.
E’ incomprensibile come la Provincia, ad oltre 8 giorni dall’incidente, non sia in grado di avere dati certi circa gli inquinanti immessi in atmosfera e registrati dalle centraline esistenti.
Ricordo, avendo fatto parte della commissione ministeriale per il procedimento di VIA della centrale Enipower, che il Decreto del M.A. autorizzativo del 7/11/2002, imponeva, su esplicita richiesta del Comune di Brindisi, la realizzazione di una rete di monitoraggio sia alla bocca dei camini che, sulle ricadute a terra; a tal proposito Enipower si era impegnata alla realizzazione di una centralina di monitoraggio presso la S.M. Leonardo da Vinci ed una presso la S.M. del Quartiere Perrino.
E’ pertanto incomprensibile, inquietante e sconcertante che con tutte le centraline di monitoraggio che sulla carta dovrebbero essere in funzione (Enipower, Polimeri, Enichem, Comune-POMA, Provincia e Regione) ad oggi la Provincia, per il tramite della società che gestisce i dati ambientali, sia impossibilitata, suo malgrado, di dare certezze alle popolazioni amministrate che gli incidenti prodotti non abbiano fatto rilevare il superamento delle concentrazioni limite degli inquinanti monitorati.
Mi chiedo in quale quantità le 250 tonnellate di rifiuti bruciati in torcia siano ricadute nell’area agricola posta a sud del petrolchimico e siano entrati a far parte della catena alimentare della popolazione, fatto salvo che ancora oggi molti sprovveduti hanno ritenuto questi terreni esenti da ricadute (fall-out).
Ritengo che le azioni effettuate dal Presidente della Provincia siano necessarie e di sprone all’apparato industriale ad un ulteriore costante ed attento miglioramento delle attività produttive e di quelle relative alla sicurezza ambientale e della salute.
Prof. Dott. Geologo Francesco Magno
|