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Isola di G. Sciarra: Opinione pubblica e manipolazione delle coscienze. Di Giorgio Sciarra



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Isola di G. Sciarra » 01/09/2008

Opinione pubblica e manipolazione delle coscienze. Di Giorgio Sciarra

Da attento osservatore delle misere questioni italiane, nonché arguto e intelligente provocatore, Nanni Moretti dal festival di Locarno ha rilevato la mancanza di un’opposizione politica ed ha anche messo in risalto un fenomeno di gran lunga peggiore: la mancanza di un’opinione pubblica. Intesa, questa, come modo di pensare comune e quindi capace di incidere sugli orientamenti politici e sociali.
Eugenio Scalfari, nei suoi editoriali domenicali su “la Repubblica” raccogliendo la provocazione di Moretti, rilancia e illustra con una metafora le condizioni dell’opinione pubblica: in Italia lo specchio nel quale si rifletteva l’immagine che i cittadini avevano del loro Paese si è rotto in tanti frammenti e ognuno di questi riflette soltanto la figura e gli interessi di chi si specchia. Col risultato di tante visioni senza quella comune.
Queste considerazioni hanno innescato un intenso e stimolante dibattito che chissà in quanti hanno seguito, in questa discussione si sono inseriti intellettuali e politici alcuni dei quali non sono esenti da colpe per quanto si lamenta.
L’argomento è importante, anzi è giusto dire estremamente rilevante, poiché è del tutto evidente che la manipolazione, la modificazione ad arte dell’opinione pubblica consente di addomesticare se non addirittura annullare i pensieri e le coscienze dei cittadini e quindi indirizzarle verso “strade” più tranquille, più convenienti.
Un ruolo importante in questo addomesticamento lo svolgono, consapevolmente o meno e con le dovute eccezioni i media. Non ci vuole molto per capire chi tira le redini di questo carro: i mai domi poteri forti ed economici. Siamo, quindi, una società frantumata nella quale gli interessi spiccioli del singolo vogliono prevalere o vengono fatti prevalere sugli interessi generali, una visione egoistica che non può che avere il fiato corto essendo priva di lungimiranza.
Un problema grave che intacca in modo serio la democrazia e la sua difesa, spingendoci nel tunnel di una “dittatura” o quanto meno in uno scenario di prevaricazioni alle quali sarà sempre più difficile opporsi con efficacia. Un contesto preoccupante nel quale le voci dissonanti vengono confinate nel lazzaretto della pubblica esecrazione come una volta gli appestati.
Oggi vanno di moda (o meglio convengono a qualcuno) i toni bassi, il dialogo a tutti i costi, e questo atteggiamento di pseudo civiltà viene a “costare” parecchio, un costo tutto a carico delle classi più deboli e indifese. Che interesse vi può mai essere nel controllare e indirizzare l’opinione pubblica se non quello di far prevalere interessi specifici e molto, molto ingenti tanto da acconsentire acchè ognuno pretenda di soddisfare i propri piccoli egoismi?

Questa la situazione nazionale; non sono diverse le tanti locali, ma di queste sono in maggiore sofferenza i cosidetti “ventri molli”. E Brindisi, notoriamente, è uno di questi.
Brindisi è dove i poteri forti ed economici hanno fatto, tentano ancora di fare ma si spera non facciano più, il bello ed il cattivo tempo, imponendo scelte e prevaricando le timide, ma sempre più diffuse, volontà di cambiamento.
Brindisi è dove, dopo una primavera annunciatrice di cambiamenti, di responsabile presa di coscienza dei cocenti problemi sociali e ambientali, si preannuncia un inverno cupo, foriero di ritorni e restaurazioni.
Brindisi è dove si briga affinché la speranza abdichi mestamente alla rassegnazione, basta vedere le numerose pretese di candidature alle poltrone delle istituzioni locali. Il passato che avanza per sconfiggere il futuro. Questo è un momento estremamente delicato dove occorrerebbe una matura e responsabile riflessione di una libera opinione pubblica che faccia prevalere la logica degli interessi generali su quella degli orticelli.

Cambiamo discorso, apparentemente.
L’Edison, società produttrice di energia, ha sponsorizzato un importante evento sportivo come le Olimpiadi. L’Enel ha deciso di sponsorizzare la squadra di basket di Brindisi, uno sport che evidentemente piace all’azienda elettrica visto che già ne sponsorizza la compagine nazionale.
Non so se accade sovente che un’azienda sponsorizzi sia la nazionale che una squadra del campionato, non so se in un’imperante situazione nazionale di conflitti d’interessi questo ne possa far parte.
Una sponsorizzazione che comunque era nell’aria, un buon bookmaker non l’avrebbe data a molto e a scommetterci su non avrebbe reso granché.
Chissà se può essere lecito chiedersi il perché di tale scelta aziendale, e se una domanda del genere possa far storcere il naso a qualcuno. Invece, piaccia o non piaccia, sarebbe proprio opportuno, se non conveniente, porsi questa domanda se si vogliono comprendere i reali motivi di questa scelta.
Sia chiaro, non v’è dubbio che ogni azienda del territorio dovrebbe contribuire alla crescita di questo in tutte le forme e i modi possibili destinando per tale scopo una piccola parte del proprio profitto. Ma ciò deve avvenire dopo il verificato rispetto da parte loro delle leggi in vigore sulla sicurezza e l’ambiente, dopo che si è salvaguardata l’occupazione, la salute dei cittadini e la salubrità del territorio, se non si sono creati conflitti sociali per i propri tornaconti aziendali. Orbene, se si è convinti che l’Enel (nel caso in questione) abbia adempiuto sinora ai doveri elencati allora non v’è nulla di strano sulla sponsorizzazione; ma se invece così non si dovesse ritenere, l’azienda elettrica ha un lungo elenco di doveri da rispettare, noi un lungo elenco di diritti da reclamare molto prima dell’elargizione di “doni”, siano questi lampadari, concerti o logo sulle magliette dei giocatori.
Inoltre non può essere condivisibile l’affermazione secondo cui l’Enel ha dato poco alla città ed è perciò giustificato chiedere di più (doni ovviamente).
Innanzitutto l’Enel non ha dato nulla, perché le briciole elargite (o “investite”) sono nulla di fronte all’enormità dei profitti conseguiti e ai danni arrecati al territorio, e poi prima di chiedere o accettare elargizioni si deve pretendere altro: occupazione, drastica riduzione del consumo del carbone, rispetto del territorio ecc.. Oltretutto sarebbe responsabile non prestarsi al gioco di far tramutare la passione sportiva dei brindisini in acquiescenza su problematiche che con lo sport non hanno nulla acché spartire.
E un’altra riflessione occorre farla: mentre una squadra navigherà nell’oro, molte altre, cosiddette minori, vivono tempi grami e qualcuna sarà costretta a chiudere baracca e burattini per mancanza di risorse.
A tal proposito bisognerebbe capire qual è la politica che si vuole adottare, è più opportuno privilegiare lo sport, inteso in senso generale e quindi anche come pratica sportiva, o soddisfare la irrefrenabile passione (certe volte egoisticamente cieca) di una frangia, anche se cospicua, di tifosi? E quest’ultima scelta quanto verrà a costare poi alla collettività tutta (tifosi e non)?

Chi non ha la memoria corta sa che la passione dei brindisini verso il basket è di remota data come i successi raccolti, la nostra piazza è sempre stata un punto di riferimento per il meridione. Ad esempio, nella gestione Scotto & C. si raggiunse la serie A1 dalla B in soli 4 (diconsi quattro) anni senza alcun contributo di mega sponsor che pure allora erano presenti a Brindisi. Questo è il record da battere, anzi credo che oggi si possa solo eguagliarlo.
Non v’è dubbio che i brindisini gremiranno, come sempre, gli spalti del palazzetto, ma è auspicabile che incitando la squadra del cuore gridino Brindisi e non Enel. Poiché questo sarebbe il primo passo verso un “ritocco” dell’opinione pubblica nei riguardi dell’Enel azienda, indurre a far specchiare i tifosi in uno di quei metaforici frammenti di specchio.

Giorgio Sciarra


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