Approfondimenti » 27/09/2008
Orlando e Tancredi nel Teatrino dei Pupi. Di Aldo Indini
Per le recite ricche di scontri eroici, in particolare sulle gesta dei Crociati, in un locale angusto sottostante il piano stradale della via Annunziata, era allestito il “teatrino dei pupi”. Per sedersi, alcuni rozzi banchi scricchiolanti, ma anche lo sgradevole odore, limitiamoci a dire di chiuso, non ne impediuva l’affollamento e l’entusiasmo dei ragazzi.
Gli spettacoli erano due e si svolgevano in due serate, con un costo dell’ingresso di due soldi; il sabato pomeriggio con “L’Orlando Furioso”, una brutale copia di parte del poema di Ludovico Ariosto, mentre la domenica pomeriggio, due spettacoli la ripetizione dell’ Orlando furioso e la“Gerusalemme Liberata”:una pallida e scoraggiante sintesi del poema di Torquato Tasso.
Dell’opera poetica dell’Ariosto solo i primi quattro versi fanno parte della proposizione e dedica “dell’Orlando furioso”, una voce femminile recita contemporaneamente all’apertura del rosso e sgualcito sipario, con un’accento napoletano ripulito:
Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto che furo al tempo che passaro i Mori d’Africa il mare, e in Francia nocquer tanto.
Poi i poema prendeva una narrazione con un dialetto meridionale impreciso frammisto ad un italiano, che il lettore è libero di interpretare le provenienze, trattasi dello scambio di notizie tra Orlando e la Regina, alla quale annunzia la morte del re:
Siam fottuti o regina il campo è perso. Parli da senno Orlando o pur vaneggi. Lo giuro sul Fattor dell’Universo,il re presso dei me cadde trafitto.(Sviene la regina).
Lo spettacolo si restringe nel cercare di far comprendere agli spettatori, la delusione d’amore e la gelosia, che rendono il paladino, folle, ovviamente seguono stragi e gesta da pazzi.
Ma se il fantastico poema dell’Ariosto, viene interpretato da un “puparo”, per coinvolgere dei ragazzini nelle gesta di Orlando, le grida ed i battimani ad ogni testa dei Mori che cade, anche quando non è colpita o viene raccolta per essere riutilizzata, è sorprendente, come se quei piccoli spettatori volessero partecipare a quella follia , contro i cattivi saraceni.
Qualche effetto speciale quando Astolfo, deve recuperare il senno del paladino; penetra nell’inferno e poi, dal paradiso terrestre, e di li spicca il volo sulla luna, dove si conservano le cose smarrite dagli uomini sulla terra, recupera il senno e lo ridona ad Orlando.
Termina lo spettacolo con un duello terribile tra l’eroe cristiano Ruggero ed il pagano, il feroce Saracino, duello che si conclude, con la morte del pagano Saracino.
E’ durante simile duello che il puparo sfocia la sua massima espressione di fine dicitore, nel recitare:
Vil marrano, sciabola ci avete voi, sciabola ci avete io, per la pace dei nostri fratelli, anzzippate e para i colpi mei.
Con la morte di quest’ultimo, termina lo spettacolo, mentre la voce femminile iniziale ripete due versi del poema, ed il sipario si chiude:
Bestemmiando fuggi l’alma sdegnosa che fu si altiera al mondo e sì orgogliosa.
Ora i ragazzini sono tutti in piedi e pestono sui banchi ed a gran voce gridano: Orlando, Orlando. Il puparo fa uscire il pupo sulla scena con un inchino. Ora l’iniziale odore del locale diveniva una puzza insopportabile.
La domenica, il primo spettacolo per i più piccini è alle ore 15 quello per i grandi è alle 18, con un ora di intervallo per il ricambio dell’aria, che avviene tramite la totale apertura dell’unica porta, quella d’accesso ed un piccolo finestrino sul fondo della stanza.
Per la Gerusalemme liberata, lo svolgimento dello spettacolo non cambia molto, il sipario si apre con la solita voce femminile che recita quattro versi della fatica di Torquato Tasso:
Canto l’arme pietose e ‘l capitano che ‘l gran sepolcro liberò di Cristo. Molto egli oprò co il senno e con la mano,molto soffrì nel glorioso acquisto.
I batti mani hanno subito inizio perché la scena di fondo, raffigura il porto di Brindisi, con le due maestose colonne.
E’ breve la scena dove Goffredo, (al pupo che aveva interpretato Orlando, il puparo le pone sopra un mantello con disegnata la rossa croce, simbolo dei crociati), abbraccia Tancredi gridando:
Addio Tancredi che parti da Brindisi per la crociata. Torna vincitore.
Ovviamente trattasi di Tancrédi d’Altavilla - Principe normanno nipote di Goffredo di Guiscardo , capo dei Normanni che parteciparono alla prima crociata che si imbarcarono a Brindisi. Morì in Antiochia nel 1112. Ora sul fondo del palco la scena con le mura di Gerusalemme.
In questo spettacolo la trama è tutta basata su Tancredi, l’eroe che vive il suo sogno d’amore, non corrisposto, e che combatte, con violenza, per la difesa del suo onore, odio e vendetta, dando botte da orbi a tutti i pupi presenti sul palco.
E’ Clorinda l’amata da Tencredi che volge l’epilogo della tragedia, vestita da guerriero pagano, non viene riconosciuta da Tancredi che in duello, la uccide, e quando li scopre il volto togliendo l’elmo, la riconosce, si dispera e da bravo cristiano, la battezza.
Nel teatrino il silenzio è assoluto, è rotto solo dal finto pianto del puparo che imita lo strazio di Tancredi; qualche ragazzino si asciuga gli occhi.
L’atto successivo sullo sfondo le mura di Gerusalemme, ove Tancredi pianta la croce dopo aver fatto a pezzi il pagano Argante e messo in fuga Aladino.
Siamo al duello più duro e terribile tra Tancredi ed Argante che lascia la scena con la spada di Tancredi infissa nella visiera dell’elmo e che il puparo non è riuscito a togliere.
Lo spettacolo volge al termine con i Capi Cristiani che decidono di dare la battaglia risolutiva agli Egiziani che sono sulla Terra Santa. La mischia e la strage è tale che, sul palcoscenico, non c’è più posto per un pupo in piedi o a terra fatto a pezzi.
Tutto l’esercito nemico si arrende a Goffredo di Buglione, e mentre i crociati celebrano il trionfo, Goffredo, in ginocchio, scioglie il voto innanzi al Gran Sepolcro al grido morte al Saladino
Finito lo spettacolo, i ragazzini sono fuori dal teatrino, corrono a casa a prendere le sciabole di legno dagli stessi approntate, sfilano per le stradine del rione Annunziata; si sentono tutti crociati; sono tutti vincitori, hanno conquistato Gerusalemme, gridano a morte il Saladino.
Aldo Indini
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