Approfondimenti » 27/10/2008
Il Papa Buono. Di Enrico Sierra
Cinquanta anni fa, il 28 ottobre del 1958, Giovanni Roncalli, Patriarca di Venezia, allora 77enne, fu eletto Papa e prese il nome di Papa Giovanni XXIII.
A Lui mi legano diversi avvenimenti che mi fanno tornare indietro negli anni.
Mi trovavo a Venezia per lavoro e fui trasferito a Roma. Il giorno in cui stavo prendendo il vaporetto che mi doveva portare alla stazione, vidi una moltitudine di gente (comprese varie autorità) che accompagnava il Patriarca Giovanni Roncalli in procinto di partecipare al Conclave che lo avrebbe visto eletto il nuovo Papa.
Quando ci fu la fumata bianca mi ero già stabilito a Roma. Quel giorno non potei fare a meno di pensare all'augurio dei veneziani mentre il loro Patriarca partiva per la capitale.
A Roma, ogni domenica, ero presente quando Papa Giovanni XXIII si affacciava al Balcone di Piazza San Pietro per benedire i fedeli. Ero a Roma quando dal Suo Pulpito pronunciò quel discorso che commosse il mondo intero: "Quando
tornate a casa, troverete i bambini, date una carezza ai vostri bambini e dite questa e' la carezza del Papa.".
Ricordo che i volti dei presenti erano rigati di lacrime. Ricordo il fragore degli applausi indirizzati a Papa Giovanni, il Papa buono.
Affacciato a quel Balcone era pieno di luce, maestoso, grande.
Fu l'ultima volta che lo vidi perchè, sempre per lavoro, fui trasferito a Catania. Fu proprio nella città etnea che ebbi la notizia della morte del Papa. Era il 3 giugno 1963. Fu un dolore immenso per tutti, cattolici e no. Lo fu anche per me che lo avevo seguito per tutto il Pontificato, dall'imbarcadero di Venezia sino alla sua morte; lo avevo seguito con il pensiero, con le pregiere e con l'amore di un figlio.
Dopo molti anni gli eventi del lavoro e della vita mi riportarono al Nord. Quando ero a Brescia decisi di dedicare una domenica per raggiungere Sotto il Monte, dove c'è la Casa natale di Papa Giovanni. Con tutta la famiglia (Maria ed i miei tre figli) visitammo i luoghi dove il Papa Buono viveva, passeggiava e pregava. Incontrai il fratello Zaverio (con la zeta, non è un mio errore) che, da vero anfitrione, accoglieva cordialmente i fedeli, si fermava a parlare con loro, ma si negava a farsi fotografare. Io, con una vera faccia di "tolla", mi avvicinai e chiesi se poteva farsi fotografare insieme a noi. Lui, gentilmente, disse di no, ed io replicai: "Vede, noi veniamo da Brindisi, da molto lontano". Il suo viso si illuminò e disse sorridente: "Da Brindisi? Io ho fatto il miltare a Brindisi. C'è quel magnifico monumento con la Madonnina al Porto, e poi quel vino rosso che è una vera delizia". Brindisi rappresentò iu il lasciapassare ed il fratello di Papa Giovanni acconsentì a farsi immortalare in un foto di gruppo scattata da mia figlia Anna.
Per noi fu una giornata indimentiabile. Tornammo a Sotto il Monte altre volte, ma Zaverio non c'era più; aveva raggiunto il suo Santo fratello. L'ultima volta che raggiunsi la località bergamasca è stato non molti anni fa. Partimmo da Rimini on tutta la famiglia. Portai anche i miei generi a visitare quei posti che mi davano tanta serenità.
Quando mi sento solo, quando mi assale qualche preoccupazione, mi rivedo a Sotto il Monte. Penso a Papa Giovanni e mi confido con Lui, certo di essere ascoltato. Lo vedo pieno di luce e di amore; sento che da' tanta serenità e pace. Ricordo Papa Giovanni perch+ so che non mi abbandonera' mai e mi sara' sempre vicino
enrico.sierra80@yahoo.it
ENRICO SIERRA
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