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Approfondimenti: La processione dell’Immacolata all’asta. Di Aldo Indini



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Approfondimenti » 29/11/2008

La processione dell’Immacolata all’asta. Di Aldo Indini

La chiesa di San Paolo l’eremita, testimonianza di architettura gotica del XIV secolo, venne edificata per volere di Carlo I d’Angiò re di Napoli, il quale, con atto di concessione del 2 marzo 1264, fece dono alla confraternita francescana del suolo su cui essa sorge.
Il 13 marzo 1591 i conventuali furono costretti vendere una parte del suolo, per poter coltivare altre proprietà, causa la loro miseria per la “crudelissima grandinata” dell’anno precedente.
Tra il Convento San Paolo e Giovanni Maria Moricino, una convenzione di concessione si fa il 9 settembre 1604 per fabbricarsi entro la chiesa, una cappella per la propria sepoltura e dotarla a sue spese di ducati trentasei. Sepoltura del Moricino, autore della “Memoria Historica della Città di Brindisi”che avverrà il 18 settembre 1628.

Il 20 febbraio 1743, il racconto popolare ricorda al termine di un terremoto, il ritrovamento della statua della Immacolata sull’ingresso della chiesa di san Paolo con le mani aperte, verso l’alto originariamente congiunte, e gli occhi rivolti al cielo come ad implorare di fermare il terremoto.
La statua ritenuta miracolosa per aver dato scampo alla città da un disastro maggiore, è stata e continua ad essere, ancora oggi, molto venerata al punto tale, che per non essere sostituita, la statua viene vestita nell’anno quattro volte con abiti diversi, secondo il rito. Siamo un’estate, di tanti anni fa, verso l’imbrunire, quando mia nonna si riuniva con altre donne e sedute vicino alla “vetrina” di accesso alla casa “sobbra a Sant’Aloj” , largo successivo a piazza San Paolo, la cui facciata della chiesa era visibile, recitavano il rosario, che comprendeva anche nel ricordare fatti accaduti nel tempo.
Fu in una di quelle sere che, ragazzino, mi ero seduto vicino alla nonna sopra “la siggitedda” una piccola sedia in perfetta miniatura.

Venni così a conoscenza che quella era la sediolina che mia nonna portava con se in chiesa per sedersi durante le funzioni, allora priva di banchi.
Venni anche a conoscenza che mio padre, da ragazzino con i suoi fratelli, spesse volte si divertiva, in chiesa, a legare le frange dei grandi scialli delle vecchiette, che alzandosi, se li trascinavano a vicenda.
Ciò che non riuscivo a comprendere, come ad esempio la vigilia dell’Immacolata; invece di coricarsi si appoggiavano sul letto per essere pronti, prestissimo, la mattina ed andare a messa in orario al suono delle campane; in effetti si appoggiavano vestite sul letto.

Era, venerdì santo, la nonna con altre “pie donne” aveva approntato l’abito ed il velo nero e si recarono in chiesa per la “vestizione” dalla statua della madonna che da Immacolata doveva divenire Addolorata.
La sera mio padre con i miei zii vestiti in nero con abiti da cerimonia, si recavano in chiesa perché dovevano partecipare all’asta. Incuriosito mi recai anch’io verso la vicina chiesa di san Paolo, e vidi che la statua della Madonna era portata non sulla spalla ma a braccia. La gente mormorava “ci la porta?, l’Indini”

Al primo angolo con Via Moricino zio Antonio ad alta voce disse “quattromila lire” e qualcuno sussurrava “eti picca” ( è poco), ma aveva ostruito l’accesso all’asta alle famiglie Guadalupi e Acquaviva.
Al secondo angolo con via Santabarbara lo zio disse “seimila lire”, ma un altra voce ripetè,“ottomila lire”; fu così che la statua passo dagli zii ad altri quattro portatori, delle famiglie concorrenti, in quell’incrocio, Fusco, Botrugno e Di Giulio.
All’angolo Piazza Dante con via Marco Pacuvio, innanzi al fabbricato dei Fusco, la statua venne sollevata a spalla in quanto era aggiudicata l’asta. I fedeli si domandavano “a quantu e sciuta? a diecimila liri” .Ave Maria grazia plena … “ è sciuta megghiù l’atru annu a undici mila lire”… Benetittu tui muglieribus,..mentre la notizia serpeggiava per tutta la processione la seconda domanda “ci l’è pigghiata? Li Picocu” Santa Maria Mater Dei ora pronobbisi …

Aldo Indini


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