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Musica: Marco Greco intervista la P.F.M.



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Musica » 22/01/2009

Marco Greco intervista la P.F.M.

In occasione del 10° anniversario della morte di Fabrizio De Andrè la P.F.M. ha voluto ricordare l’artista genovese con la pubblicazione di un album tributo, un DVD e con alcuni concerti che la band sta portando in giro per l’Italia.
Nei giorni scorsi la P.F.M. con Franz Di Cioccio, Franco Mussida e Patrick Djivas è stata ospite di Ciccio Riccio nella trasmissione “I Cavalli di battaglia” di Marcello Biscosi che, assieme a Marco Greco prestato da “RADI@zioni” ha intervistato quello che per diverse generazioni rappresenta uno dei maggiori gruppi di culto del rock italiano.

- Che ricordo avete di De Andrè e dei concerti di quel periodo?
Potremmo parlare per settimane intere. Sono tanti i ricordi che ci legano a Fabrizio. L’Abbraccio tra il rock e la poesia in ogni piazza era una continua conquista e mettere d’accordo le due “tifoserie” non era semplice. Ricordiamo anche il concerto di Napoli con i tafferugli all’esterno e i continui slogans dei contestatori all’interno del Palasport e Fabrizio che comunque difendeva quei cinquanta. Così come quando fu rapito andò a difendere i suoi rapitori nelle aule dei tribunali. Insomma “Faber” era l’avvocato delle minoranze, la persona che amava mettersi in contrasto della bonarietà inutile.
- Che tipo di interventi e quali arrangiamenti sono stati fatti sulle canzoni di De Andrè?
È stato fatto un lavoro certosino, con piacere e anche con una certa fatica. Non poteva essere un lavoro diverso.
- Quanto ha influito anche sull’interpretazione delle canzoni visto che le versioni originali prendono tutta un’altra forma proprio per la particolarità della voce di De Andrè?
Prendono tutta un’altra forma perché immaginati in maniera diversa. Ogni pezzo è stato preso, smontato, visto nella sua struttura e rimontato in armonie diverse. Il fine era quello di creare per ogni pezzo un’atmosfera di magia che la musica nella prima versione non riusciva a dare perché strutturata esclusivamente in modo poetico.
- La collaborazione con Fabrizio De Andrè inizia nella seconda metà degli anni ’60 con i Quelli che partecipano alla realizzazione dell’album “La Buona Novella” dell’artista genovese. Cosa ricordate di quegli anni?
In quel periodo facevamo i musicisti per sopravvivere e collaboravamo con altri artisti come Mina e Lucio Battisti per sbarcare il lunario, visto che nei club in cui si suonava ti pagavano una miseria. La collaborazione con De Andrè sfocia in uno tra i più bei dischi dell’epoca. Un disco che Fabrizio amava molto perché il suono era bello e compatto e fatto soprattutto con una band, sottolineato anche nei ringraziamenti nel retro copertina dell’album.
- È vero che dopo il fortunato tour del ’79 avete iniziato a dedicare maggiore attenzione ai testi e all’aspetto comunicativo della vostra musica?
Era una necessità perché capimmo che gli arrangiamenti fecero tantissimo nella musica di De Andrè, tant’è vero che Fabrizio dopo questa collaborazione prese più in considerazione la musica per dare più spessore e un arrangiamento diverso alla sola chitarra e voce. Noi, di contro, comprendemmo che le canzoni dovevano essere accorciate facendo la scelta di fare un certo tipo di rock più sintetico, raccontando delle storie nostre, anziché dei testi fugaci. Così nacquero le canzoni “Si può fare”, “Suonare suonare”, “Topolino” e tante altre ancora.
- Nel 2006 la P.F.M. ha alternato due spettacoli: “P.F.M. canta De Andrè” e “Stati di immaginazione” da un’idea di Iaia De Capitani in cui il gruppo suonava ed improvvisava su alcuni video…
Lo spettacolo è nato da una nostra necessità di improvvisare sul palco. Noi abbiamo fatto tantissimi concerti nella nostra carriera, più di quattromila date, ed è difficile trovare ogni sera la stessa voglia di suonare e gli stessi stimoli. Abbiamo deciso di rimetterci in gioco ed improvvisare con dei brani che nascono spontaneamente e ci permette di affrontare diversi concerti senza annoiarci. L’idea di improvvisare su dei filmati di De Andrè è venuta alla nostra manager e ci svincolava dalla musica della P.F.M., mettendoci al servizio delle emozioni che venivano dai video e dai filmati. “Stati di immaginazione” ci ha permesso di arricchire le nostre esperienze come esempio di poliedricità di tutti quanti noi.

L’intervista integrale sarà replicata venerdì 23 gennaio nel corso di “RADI@zioni” a partire dalle ore 22 su Ciccio Riccio.

Marco Greco


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