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Teatro: I Karamazov @ Teatro Comunale - Mesagne



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Teatro » 27/01/2009

I Karamazov @ Teatro Comunale - Mesagne

• 27/01/2009, Teatro Comunale - Mesagne (Brindisi) - Serali: porta ore 20,30 – sipario ore 21,00
Infotel e prenotazioni: 331/9097628

Teatro e Società - Comune di Bari, Ufficio Grandi Eventi - Regione Puglia, Assessorato al Mediterraneo
I KARAMAZOV (Dello Spirito Della Carne Del Cuore)
adattamento teatrale di Marinella Anaclerio
con Alberto Bellandi, Titino Carrara, Fulvio Cauteruccio, Giovanni Costantino, Melissa Di Matteo, Roberto Mantovani, Igor Horvat, Marit Nissen, Totò Onnis, Alessandra Schiavoni, Cristina Spina, Sandra Toffolatti, Enzo Toma
regia di Marinella Anaclerio


Mesagne ospita «I Karamazov (Dello spirito, della carne, del cuore)», uno degli spettacoli più attesi della stagione teatrale pugliese. Un allestimento interamente realizzato in Puglia nel quale la regista barese Marinella Anaclerio rilegge l’eterno scontro tra cuore e ragione che attraversa l’ultimo capolavoro di Fëdor Dostoevskij, «I fratelli Karamazov».
L’appuntamento è per domani, martedì 27 gennaio, al teatro Comunale (sipario ore 20) all’interno della Stagione di prosa realizzata dall’Amministrazione comunale di Mesagne e dal Teatro Pubblico Pugliese.

Per contenuto ideologico e struttura artistica «I fratelli Karamazov» è di certo il romanzo più complesso del grande scrittore russo. Tra le varie, un’idea si impone sulle altre: il significato della responsabilità nella vita dell’uomo e nel suo vivere civile. Dostoevskij sviluppa una partita avvincente dove si giocano le sorti di 35 personaggi, che Marinella Anaclerio affida a 13 attori (numero scelto non a caso).

Il soggetto trae spunto da un parricidio e da un errore giudiziario realmente accaduti. In realtà, per l’autore il parricidio è solo un simbolo, l’espressione del male oscuro che attanaglia la Russia di fine Ottocento e la società tutta, nel tentativo di fuggire dalla malizia umana per riscoprire, infine, «il divino dell’uomo».

La carne è Dmitri, il figlio primogenito di Fedor Karamazov, accusato ingiustamente dell’omicidio del padre. Alesa è il cuore. Ivan è lo spirito. E’ lui il vero responsabile della morte del padre, perché induce al parricidio il fratellastro Smerdjakov.

«Portare oggi sulle scene l’opera più importante dello scrittore russo - spiega la regista Marinella Ananclerio - è per me riprendere, con un altro linguaggio, la ricerca da lui avviata che, a distanza di quasi un secolo e mezzo, continua ad essere più che attuale: necessaria. Ci si interroga durante lo spettacolo su quesiti esistenziali: di cosa ha bisogno l’uomo per essere felice? L’uomo può o vuole essere felice?».

Lo spettacolo si suddivide in due parti quasi totalmente indipendenti fra loro. Nella prima, intitolata «...e per campo di battaglia il cuore», il tema affrontato è quello della confessione: il fratello Alesa si reca nelle dimore dei diversi personaggi. Salotti, cucine o celle di convento che siano, sempre, al suo arrivo, diventano palcoscenico per l’esibizione di sentimenti ed ambizioni.
Così, ad ogni passaggio il cammino si fa riflessione e partorisce nuove domande sul presente e sul senso di ciò che accade, inquadrato nella prospettiva della vita dell’umanità. La metafora del cammino-percorso di ricerca che Alesa incarna, è il filo conduttore della prima parte che terminerà con l’illuminazione del giovane, dopo la morte del suo maestro, al senso profondo della vita. Alesa è pronto ad affrontare l’assassinio del padre e tutto ciò che ne conseguirà.

Nella seconda parte, «Un delitto ed un castigo», al camminare di Alesa si unirà quello del fratello Ivan che è alla ricerca di se stesso, cioè dell’assassino, finirà con incontrare allo specchio il suo buon Diavolo, che gli farà capire, tra scherzi e facezie, quanto ogni uomo è responsabile di ciò che pensa, e quanto una teoria possa generare e giustificare anche un assassinio.

Trasversale la storia di Dmitrij che beve fino in fondo il calice della vita sbagliandosi e rialzandosi ogni volta con la determinazione di cercare sempre e comunque di essere un uomo degno di tale definizione.

La struttura drammaturgica di questa seconda parte è quella delle indagini e del processo, tutta la platea è chiamata non solo a giudicare un presunto parricida, ma anche a riflettere sul significato etico profondo della paternità nel microcosmo della famiglia e nel macrocosmo che è lo stato.


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