Approfondimenti » 24/01/2009
Le Saline Regie. Di Aldo Indini
Il sindaco De Pando, alla morte del principe Orsini, avvenuta il 16 settembre 1463, potè apertamente dimostrare cosa aveva in animo.
Ammainata la bandiera del principe e ogni sua insegna, gridò con entusiasmo il nome di Ferdinando, offrendogli palesemente la sua devozione.
La città di Brindisi, anche se ancora desolata per il terremoto e per la peste, accolse Ferdinando con entusiasmo ed in pompa magna. Ferdinado, a sua volta, sì occupò molto del bene della città: volle abbellirla, accrescere il commercio, l’industria, inserire nuovi abitanti e renderla sicura dai nemici.
In quel periodo era Arcivescovo di Brindisi il portoghese Francesco de Arenis, "uomo d’armi non meno atto a maneggiar la lancia che il pastorale".
In seguito, con regio decreto, da Napoli dal castello dell’ Uovo, datato il 10 marzo 1465, Ferdinando accordò a Brindisi diversi privilegi, tra i quali quello statuiro al punto 5° del decreto: "I cittadini potevano prendere, ogni anno, 600 tumuli di sale di misura brindisina, dalle saline regie, site circa a 6 miglia a sud del porto. Questo sale veniva diviso e distribuito a tutti i cittadini. Di più. Per loro conto, i cittadini potevano fare 200 carri di sale e venderlo a loro piacimento, purché il prezzo ricavato servisse a costrurre case per coloro che ne erano stati privati dal terremoto".
Queste saline non esistono più. E' peròfacile stabilirne l’ubicazione: sono le cosiddette "saline vecchie", che si trovano tra Torre Cavallo e la Torre detta della Contessa. Si tratta di estensioni paludose, coperte dal mare in inverno, asciutte in estate.
Zona umida di circa 215 ettari alimentata anche da due corsi d’acqua canalizzati denominati “Le Chianche” e “Foggia di Rau”, e di acqua dolce sorgiva, che, dopo forti mareggiate, si riempie di acqua di mare.
Le saline hanno avuto un intenso sfruttamento commerciale dal 1300 al 1800.
Recentemente l’attenzione sulle saline è stata attirata il giorno 21 maggio 2008, quando un incendio, di vaste e notevoli proporzioni, domato dopo molte ore da parte dei Vigili de Fuoco, ha raggiunto anche l’invaso di “Fiume Grande” dove, tra i canneti, nidificano moltivolatili ed altri animali protetti della zona di “Punta della Contessa”: germani reali, testuggini, ed il raro “Columbrio Leoparidiano” (un piccolo serpente tipico di quella zona).
L’area delle saline di “Punta della Contessa” è dichiarata ed è vincolata come “parco ambientale” dall’Unione Europea ed è “Parco Regionale Ambientale”, ma rientra nel progetto nello sviluppo portuale come “nuovo porto industriale di Cerano”.
Detto porto esterno di “Cerano”, potrebbe accelerare l’attuale erosione delle coste sino a San Cataldo di Lecce. Già la sola opera di “presa di mare” dell’attuale centrale elettrica di Cerano, impedisce il ripascimento naturale delle spiagge, obbligando il ripascimento artificiale della sabbia.
Aldo Indini
Foto di Giuseppe Nuovo da www.argonauti.org
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