Teatro » 20/02/2009
Gomorra @ Nuovo Teatro Verdi - Brindisi
• 20-21/2/2009: Nuovo Teatro Verdi - Brindisi - Serali: porta ore 20,00 – sipario ore 20,30
Info botteghino del Teatro Verdi (tel 0831.562554 – 335.59.55.522)
GOMORRA
Uno spettacolo tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano (Arnoldo Mondadori Editore)
di Roberto Saviano e Mario Gelardi
regia Mario Gelardi
con Ivan Castiglione, Francesco Di Leva, Giuseppe Gaudino,
Giuseppe Miale di Mauro, Adriano Pantaleo
e con la partecipazione straordinaria di Ernesto Mahieux
Gomorra, lo spettacolo tratto dal romanzo-reportage di Roberto Saviano non ha tradito il best seller: il successo della versione teatrale, firmata anche dal regista Mario Gelardi, è stato sempre pieno ed entusiasmante in tutte le città (italiane ed estere) dove è stata rappresentata. Un consenso di pubblico e di critica che in qualche modo ha preannunciato il successo del film di Matteo Garrone, insignito del Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes e la cui esclusione alle nomination per l'Oscar ha destato vaste polemiche.
La trasposizione teatrale si basa su due livelli di racconto: quello più istintivo, animalesco, violento, costituito dal braccio armato della camorra e quello imprenditoriale, che non si sporca mai le mani direttamente, che coordina a distanza, che ha interessi in tutto il mondo.
Nello stesso tempo, però, lo spettacolo dà voce a un Roberto Saviano distante dall’immaginario collettivo che ne fa o un eroe o un furbo. Il Saviano che torna a Casal di Principe a parlare in piazza, in quella piazza ostile, in cui ci sono gli uomini che lo vorrebbero “altrove”, che vorrebbero chiudergli la bocca.
LO SPETTACOLO: NOTA DELLA REGIA
Lo spettacolo
Nello spettacolo abbiamo creato una struttura che mettesse in contatto tutte le storie e che utilizzasse Roberto come un collante tra esse. La scommessa era quella di dare un carattere ma anche una faccia ai protagonisti del libro. Si parla di carne e sangue e non solo di carta.
Gomorra a teatro è come una sventagliata di Kalaschnikov, rapida , violenta, che si staglia su un vetro blindato facendo fori più grandi e fori più piccoli. Ma è anche il racconto di una città, immaginata dallo scenografo Roberto Crea, sempre in costruzione o sempre in decadenza, accompagnata dalla musica e dalle sonorità di Francesco Forni, una città in cui l’occhio dello scrittore Saviano si pone ad illuminare squarci di vita.
Ho cercato un senso di movimento circolare, un continuo rincorrersi di personaggi e storie. Un continuo senso di disagio che non ti fa stare fermo sul posto, che fa cercare, cercare sempre qualcosa di diverso, qualcosa di “altro” da quello che si è e si ha. Un rincorrersi delle storie continuo, con i personaggi che si superano, che si affiancano, che si fermano ad ansimare per la fatica.
Attraverso le immagini di Ciro Pellegrino volevamo restituire un simbolismo capace di parlare a tutti, anche ad un pubblico a cui una lingua o un luogo potevano apparire estranei.
È chiaro che la criminalità ed in maniera specifica la camorra, è stata già raccontata , e non penso quindi di svelare squarci di verità inediti.
In questo caso ho scelto due livelli di racconto, quello più istintivo, animalesco, violento, costituito dal braccio armato della camorra e quello imprenditoriale, che non si sporca mai le mani direttamente, che coordina a distanza che ha interessi in tutto il mondo.
Ed è anche chiaro che dopo aver venduto quasi un milione di copie, il nostro scopo, mio, di Roberto e di tutti gli attori, e di andare oltre il libro, di creare uno spettacolo assolutamente indipendente con caratteristiche proprie ma, che non tradisse le atmosfere così ben raccontate dal Roberto scrittore.
Nello stesso tempo ho cercato di raccontare il Roberto Saviano che conosco io, quello distante dall’immaginario collettivo che ne fa o un eroe o un furbo. Il Saviano che torna a Casal di Principe a parlare in piazza, in quella piazza ostile, in cui ci sono gli uomini che lo vorrebbero “altrove”, che vorrebbero chiudergli la bocca, lui è li, con la forza delle sue parole, con la forza delle sue idee: “Sapere, capire diviene una necessità. L’unica possibile per considerarsi ancora uomini degni di respirare”. Per noi, per tutti noi che lavoriamo alla versione teatrale di Gomorra, questa è diventata un’ossessione.
Mario Gelardi
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