Approfondimenti » 12/02/2004
Memorie dal futuro (2006)
Cos’è l’ambiente ?
Se consultiamo un vocabolario viene ancora definito come il complesso delle condizioni chimiche, fisiche, biologiche e climatiche in cui si svolge la vita degli organismi animali e vegetali (la culla della nostra esistenza e paradossalmente lo specchio del nostro operato).
E se qualcuno prima di me, ignorando il rapporto che ci lega, avesse defraudato il sistema piantando al suolo la più grande canna mai rullata in tutta Europa?
Se tutto ciò fosse vero esistono solo due certezze, vivi a sud di Brindisi e sei nella merda fino al collo!...
Drastico?
Apri gli occhi, la morte dovrebbe essere un evento naturale, invece, neoplasie, tumori, entrano nelle nostre cartelle cliniche divenendo i pass per i cancelli della vita ultraterrena.
Cinico?
Dovrei forse pensare che un giorno qualcuno possa ripagare madre natura e di conseguenza anche noi dei torti subiti o dovrei dire le solite stronzate (....ci vorrebbe una bomba!)?
Non ci riesco, oggi mi sento uno sconfitto, l’unica consolazione è quella di averci tentato.
C’è stato un tempo in cui anch’io ho sperato, in realtà eravamo in tanti, ci sentivamo un po’ come don Chisciotte, lottavamo contro un mulino a vento, il nostro nemico era ogni canna fosse stata piantata al suolo.
Avevamo un punto di partenza, sapevamo che il danno ambientale non rientrava tra i diritti soggettivi (trattasi dei diritti che ciascuno di noi può tutelare in sede civile) ma negli interessi collettivi (l’ambiente è un patrimonio collettivo) e come tale poteva essere tutelato solo dallo stato.
Il danno veniva considerato causato all’ambiente, noi potevamo solo vantare un diritto alla salute.
Avevamo un danneggiante (i cannoni che illuminavano anche le più tenebrose serate), tanti danneggiati (l’ambiente e per riflesso noi) ma nessuna prova.
Ridicolo ma vero, i tumori risultavano essere il rischio insito nello sviluppo, un po’ come gli effetti collaterali nell’assunzione di farmaci.
Bisognava dimostrare il contrario e per farlo ci servivano certezze, non presunzioni.
Eravamo determinati e con un discreto piano di azione.
Bisognava sensibilizzare l’opinione pubblica, gli elettori dovevano iniziare ad esigere dai propri rappresentanti un atteggiamento cosciente e professionale nell’affrontare il problema ambiente, occorreva pretendere ed ottenere dei risultati attraverso progetti realizzabili e funzionali allo scopo, chi aveva creato il mostro doveva provarne l’esistenza e ammansirlo.
Successivamente individuammo nel monitoraggio ambientale un possibile strumento per provare l’esistenza di un danno.
L’idea era quella di un consorzio tra i paesi a sud di Brindisi che fosse in grado di monitorare autonomamente.
Se fossimo riusciti a dimostrare l’esistenza di un ambiente insalubre forse con l’aiuto della popolazione avremmo potuto attirare l’attenzione dello stato, il passo successivo era l’apertura della tanto sospirata indagine sulle condizioni ambientali.
In teoria eravamo giunti alla soluzione del problema, non era così, ben presto anche noi ci svelammo pecore di quel gregge chiamato Torchiarolo.
Perché pecore?!
Ci sono dei momenti in cui bisognerebbe scendere in campo per cercare di affermare le proprie convinzioni, noi non ci riuscimmo, forse neanche ci tentammo, eravamo solo capaci solo di belare.
Gabriele Gravili
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