Approfondimenti » 09/05/2009
Bonifiche: il Prof. Magno sulla perimetrazione e gli interventi possibili
Mi rendo conto che la bramosia del mantenimento del potere politico può comportare annebbiamenti nei comportamenti, nelle espressioni lessicali e nelle azioni di chi ha scelto questo impegno come veicolo trainante della propria esistenza; ma ciò non può indurre, per il problema della “perimetrazione”, alla produzione continua di falsità finalizzate alla ricerca di un “responsabile”, per giustificare l’incapacità di attivare procedure utili alla risoluzione possibile dei problemi della caratterizzazione chimica dei suoli e delle falde.
E’ necessario riportare che la procedura di “caratterizzazione” dei suoli e delle acque di falda dei terreni racchiusi all’interno di una “perimetrazione” è chiaramente normata dall’ex DM 471/99 e dal successivo DLGs 152/2006 e quindi non è un’invenzione della precedente amministrazione.
Nelle medesime condizioni di Brindisi vi sono ben 53 aree di interesse nazionale e tutte seguono la stessa procedura di caratterizzazione ministeriale, riportata dalle norme; solo alcune hanno attivato gli “accordi di programma,” già previsti dal vecchio Decreto Ronchi (DLgs 22/97) ed hanno ottenuto, per le aree pubbliche, ingenti finanziamenti statali in grado di definire lo stato di inquinamento e di attivare le bonifiche che possono avvenire congiuntamente all’insediamento di nuove attività.
L’invenzione (sic!!) riportata nella conferenza stampa di ieri circa la “proposta” di deliberazione per snellire le procedure relativa ai “piccoli interventi” è tardiva di ben 5 anni in quanto, ed a prescindere da sentenze del TAR che sono sempre appellabili, il Ministero dell’Ambiente fin dal 2004 ed in Conferenza di Servizi, ha fornito la massima disponibilità ad autorizzare questi minimi interventi, in un tempo massimo di 30 giorni; inoltre basta rileggere alcuni verbali del 2004 e del 2005 (esercizio questo non comune ai nostri amministratori) per verificare che la stessa Conferenza aveva approvato un “modello di caratterizzazione” succinto e sufficiente per il rilascio, da parte del Ministero e con l’ausilio di una procedura urbanistica comunale, di autorizzazioni mirate ai piccoli interventi pubblici e privati (reti elettriche, fognarie, muretti, ecc.) e fatta salva la necessità d’interventi di caratterizzazione e bonifica successivi necessari per interventi di maggiore rilevanza.
Questo è lo schema e l’indirizzo che ha fornito il Ministero è che è stato seguito in molte altre aree di “interesse nazionale”, alcune delle quali hanno istituito apposite “Agenzie-Commissioni” per seguire e definire, in tempi celeri, le procedure e soprattutto per evitare che il controllo delle caratteristiche chimiche del territorio fosse gestito, per la parte eccedente quella pubblica (10% ARPA) dagli stessi Enti che, sostanzialmente, hanno disatteso nel tempo al controllo ambientale dei territori industriali amministrati.
Ciò, pur con la disponibilità manifestata dal Ministero, non solo non è avvenuto a Brindisi ma, ancor più ed ancor più grave, nessuna seria informativa è stata fornita alle aziende insediate circa la possibilità che avevano, con il vecchio Decreto Ronchi, di accedere, a consuntivo, a benefici fiscali nel momento in cui attivavano la procedura di caratterizzazione chimica; benefici che divenivano “crediti d’imposta” ove l’investigazione avesse rilevato la mancanza di contaminazione.
Leggo dalla stampa che ieri, durante questa pomposa rappresentazione del “nulla”, è stata prodotta la nota protocollo 76845 del 19/10/1999 avente per oggetto: “L. 426/98 – Bonifica area industriale di Brindisi- Trasmissione planimetrie e relazione”; tale lettera a mia firma, in qualità di dirigente (non consulente) e del rappresentante dell’amminis-trazione, costituisce solo un tassello nella procedura tecnica che ha portato il Ministero dell’Ambiente a “perimetrare” l’area di interesse nazionale per la bonifica del territorio di Brindisi.
La verità della documentazione in essere è che il Comune ha evitato “omissioni in atti di ufficio” ed ha solo risposto alle richieste ed alle sollecitazioni che pervenivano dal Ministero, destinatario per Legge (L 426/98) della “perimetrazione” dell’area nel consegnare la documentazione cartografica, urbanistica e storica richiesta dallo stesso Ministero; infatti la stessa Legge 426/98, all’art. 1 comma 4 inserisce Brindisi e recita: “Sono considerati primi interventi di bonifica quelli compresi nelle seguenti aree industriali e siti ad alto rischio ambientale i cui ambiti sono perimetrati, sentiti i comuni interessati, dal Ministero dell’Ambiente… “
Quindi il Comune aveva solo una funzione consultiva e non decisionale; il Ministero doveva necessariamente perimetrale tutta l’area industriale e poteva anche inserire nella perimetrazione le aree costituenti i “Siti ad alto rischio ambientale” e quindi anche le aree industriali dei territori di S. Pietro, Torchiarolo, Cellino e Carovigno e nessuno gli avrebbe potuto contestare nulla.
In merito a tale legge il Ministero chiede un incontro al Comune di Brindisi, in data 21/06/1999–prot.10284/ARS- che testualmente recita: “Al fine di poter acquisire ogni ulteriore elemento utile agli effetti della determinazione dell’esatto perimetro da sottoporre a successiva caratterizzazione”; nella stessa nota il Ministero riporta anche: “ Per facilitare la predisposizione di tutta la documentazione disponibile, relativa alle aree sedi di insediamenti industriali, di discariche, di percolamenti, DI RICADUTE DI INQUINANTI, si trasmette in allegato un documento da utilizzare come SUPPORTO per individuare le aree con potenziale o reale inquinamento”.
Nell’allegato il Ministero riporta: “ Al fine di predisporre alla ricostruzione storica degli usi del sito da PERIMETRARE risulta necessario disporre della seguente documentazione: planimetrie di dettaglio, cartografia storia, ecc,”
Al Comune viene solo richiesta documentazione cartografica!!!!!!!
In particolare il Ministero chiede le aree di ricadute di inquinanti e per questo e, giustamente, inserisce nella perimetrazione le aree agricole poste fra Cerano e la Zona Industriale.
Per quale motivo si omette di riportare nella conferenza stampa di ieri, la documentazione richiamata?
Che cosa avrebbe dovuto fare il Comune alla richiesta di mera documentazione cartografica, fra l’altro prodotta dallo stesso Ufficio Urbanistica e firmata dal tecnico istruttore e geometra, al quale era stata trasmessa la richiesta ministeriale?
La nota 76845 del 19/10/99 con la “trasmissione di planimetrie e relazione” risponde alla esplicita richiesta ministeriale.
In definitiva, fatto salvo che per legge (L.426/98) tutta l’area industriale andava perimetrata e sottoposta a caratterizzazione, come nel resto d’Italia, quale incidenza ai fini della crescita del settore industriale poteva avere l’area agricola perimetrata??
Bene ha fatto il Ministero a perimetrare i terreni agricoli, evitando con ciò che le coltivazioni prodotte in quell’area entrassero nella catena alimentare della Cittadinanza, totalmente ignara dei pericoli che corre dall’eventuale inserimento di cibi contaminati da arsenico, IPA, ecc., se non prima di essere controllati dal punto di vista della contaminazione chimica; controlli e caratterizzazioni effettuati, fra l’altro, con fondi pubblici e senza alcun onere per gli imprenditori agricoli.
Nulla ha fatto invece l’attuale amministrazione per attivare processi di “danno ambientale”, a favore degli imprenditori agricoli dei terreni e contro chi ha prodotto l’inquinamento.
Volutamente sfugge a questa amministrazione di rammentare che nell’area perimetrata agricola vi sono:
oltre 50 ettari di rifiuti pericolosi prodotti dalle aziende chimiche e che hanno interessato le “Saline”, quelle stesse utilizzate dai romani e dalle popolazioni successive quale fonte di approvvigionamento del sale ( area Micorosa);
che l’area delle “Saline” è di grande importanza internazionale e Sito di Interesse Comunitario (SIC-bioitaly rete Natura 2000), sul quale giacciono ancora rifiuti;
che la “Salina di Punta della Contessa” è di grande importanza internazionale e definita Zona di Protezione Speciale (ZPS);
che l’amministrazione di allora aveva proposto la realizzazione per tutta l’area e fino alla SS 379 di un “Parco Naturale Regionale”, approvato dalla Regione con LR n. 28/2002 e denominato “Parco regionale Naturale Salina di Punta della Contessa”, fra l’altro approvato da tutte le organizzazioni di categoria e che a distanza di 8 anni non vede ancora la nomina del “Comitato di Gestione”.
In definitiva, rifiutandomi di esprimere ulteriori considerazioni e quindi di scendere a livelli tali da rigettare ogni tipo di confronto culturale, farebbero bene questi amministratori a verificare se le condizioni di fruibilità insediativa dell’area industriale è penalizzata solo dalle “caratterizzazioni” oppure vi sono problemi assurdi e di responsabilità oggettiva quali: la mancanza di autorizzazioni allo smaltimento delle acque meteoriche che comporta impegni di spesa notevoli per tutte le aziende, la carenza di segnaletica stradale, la condizione di degrado della rete stradale, ecc. ecc.
Forse, quella tanto contestata legge sul federalismo sortirà il beneficio di eliminare quegli enti secondari che rappresentano più posizioni di potere che benefici alla collettività; sono certo che gli ottimi tecnici che il Comune di Brindisi ha, a prescindere dagli amministratori, sono in grado di assolvere compiutamente a tale compito e si spera che ciò possa avvenire quanto prima.
Prof. Dott. Geologo Francesco Magno
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