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Musica: Diario di bordo. Pagina n. 22



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Musica » 03/09/2009

Diario di bordo. Pagina n. 22

In un mondo invaso dalle nuove tecnologie, i media ci informano che anche la vecchia e funzionale lampadina ad incandescenza sta per andare in pensione. Fortunatamente e preventivamente, lo sgangherato e malfamato galeone radi@ttivo si è dotato di antichi lanternini ad olio, quanto basta per illuminare il nostro diario, dove Antonio Marra ci racconta di alcune tra le pagine musicali più ricche, sofferte ed esaltanti della città virgiliana.
Giovedì 20 Agosto 2009. Una data da ricordare per i tanti ultraquarantenni che hanno vissuto il periodo d’oro del rock brindisino.
La seconda metà degli anni ottanta ha infatti visto la nostra città sugli scudi del nascente nuovo rock italiano con una miriade di garage band che si imponevano all’attenzione del pubblico e della critica italiana al pari dei poi celebri Litfiba, CCCP, Afterhours etc.
Tra tutte le band brindisine dell’epoca coloro che riscossero il maggior successo furono senza dubbio gli Allison Run del talentuoso Amerigo Verardi, tuttora in pista con il fido Marco Ancona. Un successo, quello degli Allison Run, costruito però in terra bolognese pur mantenendo intatti i legami con la propria terra.

Il 20 Agosto 2009 si é voluto celebrare il ventennale dell’esordio discografico della band forse più amata dal pubblico dell’epoca: i Blackboard Jungle che, assieme agli altrettanto amati Birdy Hop, erano la punta di diamante del rock pugliese. Nel 1989 usciva infatti per la High Rise, etichetta romana messa in piedi dal critico musicale Federico Guglielmi, l’album “Silver Drops On Jesus Skull” esordio del quartetto dei Blackboard Jungle. Poi seguito, nello stesso anno, dalla pubblicazione di “Welcome To The Insanity Ride”, esordio dei gemelli Birdy Hop.
A venti anni da tale evento il 20 Agosto 2009, sul palco di una masseria alle porte della città, davanti ad un pubblico di nostalgici dinosauri e di giovani curiosi si sono esibiti gli inossidabili Oisin con la magica chitarra di Giovanni De Leonardis e la voce dell’esuberante Giacomo Salzano. Quindi é stata la volta dei mitici Birdy Hop nell’ultima formazione a terzetto con Claudia Stella (basso e voce), Davide Niccoli (batteria) e Roberto D’Ambrosio (voce e chitarra).
A questo punto era la volta dei “festeggiati” Blackboard Jungle, che tutti attendevano con il timore di riuscire, dopo vent’anni di fermo biologico, ad essere all’altezza della performance dei compagni di mille avventure che li avevano preceduti cioè i Birdy Hop.
I Blackboard si presentano con la formazione originaria (quella del primo periodo cantato in inglese): Fabio Assante alla batteria, Giacomo Esposito al basso, Nico Barile alla chitarra solista, Vincenzo Assante alla voce, con l’aggiunta della chitarra acustica di Massimiliano Rea (il primo chitarrista storico del gruppo) e di Giovanni De Leonardis alla chitarra che tieni saldamente in piedi il suono del gruppo. Pochi minuti e la magia ritorna: passano uno dopo l’altro i pezzi di “Silver Drops on Jesus Skull” mentre qualcuno tra il pubblico canticchia “Little Perversion”. Un crescendo di emozioni che culmina nel finale dell’omaggio ai Clash con la cover di “Police On My Back”.
Altro che vecchiaia! Di colpo le luci si spengono e ci ritroviamo di nuovo ultra-quarantenni, con la nostalgia dei tempi andati ma la felicità per le emozioni mai sopite che l’evento a saputo ridestare. Un po’ di rabbia per ciò che poteva o doveva essere ma non é stato, per un successo meritato e smarrito ad un passo dall’averlo raggiunto.
Cala il sipario sul “Jurassic Park” del rock brindisino con il solo rammarico che tutto sia durato troppo poco. La speranza è che eventi del genere possano ripetersi.
Un grazie ad Oisin, Birdy Hop, Blackboard Jungle, ai suoni di Nanni Surace (primo bassista dei Birdy Hop) e a coloro che pur non partecipando sul palco hanno costruito la storia e le grandi esperienze di quel periodo: Amerigo Verardi, Marco e Maurizio Vierucci (del periodo “italiano” dei Blackboard), il Centro Sociale di allora e la mitica Radio Canale 94. Intanto buona fortuna a tutti questi nostri artisti brindisini ed alle nuove leve che in barba ad ogni logica di consumo continuano a dannarsi per la musica di qualità.
Noi, come allora, continueremo a sostenerli!

Da “RADI@zioni / The Next Generation” di lunedì 31 Agosto 2009: Per il frammento radi@ttivo del “Disco Hot / I più ascoltati del momento”, Carmine Tateo, ha proposto il CD di ESSER, “Braveface”.
- Facce nuove nello show-biz musicale… È proprio il caso di ESSER, artista 23enne, inglese, con tanto talento da vendere! Trastullandosi con rock, electro e hip hop il nostro ha dato alla luce un lavoro che sembra contenere una serie di singoli da portare in alto nelle classifiche di vendita del Regno Unito.
Groove electro-pop, loops e potenti beat sono al servizio di uno dei dischi più contagiosi ascoltati di recente. Riferimenti diretti? Un po’ Beck e un po’ Damon Albarn (Blur, Gorillaz).
Spero soltanto che il giovane inglesino mantenga le promesse con le sue prossime uscite!

- Per l’approfondimento de “Il Disco Della Settimana”, Camillo Fasulo vi ha proposto “The Devil You Know” il recentissimo album degli HEAVEN AND HELL.
Hanno fatto la storia del rock! Sono tra i principali ispiratori di correnti musicali come il doom, il grunge e il nu-metal. Di chi stiamo parlando? Ma dei Black Sabbath, naturalmente! Oggi si fanno chiamare HEAVEN AND HELL traendo il nome dal titolo dell’album che i Sabbath pubblicarono negli anni ’80.
Quel “vecchio pazzo” di Ozzy Osbourne, legalmente unico titolare dello storico marchio, ma fuori dall’attuale line-up, non ha voluto concedere loro i diritti per potersi chiamare ancora Black Sabbath… tuttavia Ronnie James Dio, Tony Iommi, Geezer Butler e Vinny Appice sono di nuovo qui, con un intero album di materiale inedito e per dimostrare a tutti come dovrebbe suonare oggi una band di true metal! Non ci troviamo di fronte ad un capolavoro, ma “The Devil You Know” resta lo stesso un gran bel disco. Non facile da digerire, forse.
Richiede più ascolti per coglierne tutte le sfaccettature, ma è pur sempre un gran bel disco! È vero, H. & H. sono proprio “il diavolo che conosciamo"!

Marco Greco


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