Approfondimenti » 12/09/2009
In chiesa tolta la sedia agli eletti. Di Aldo Indini
Occorre tener presente, che negli anni 1600 e 1700, il Governo della città era costituito dal governatore, dal giudice e dal sindaco. Assieme agli eletti (attuali consiglieri comunali) rappresentavano la città.
Queste autorità intervenivano alle solenni funzioni della chiesa quando l’arcivescovo pontificava, e, addirittura, ritenevano un loro diritto che tali funzioni non avessero potuto celebrarsi senza la loro presenza.
Il governatore, il giudice e il sindaco occupavano ognuno una sedia, gli eletti un pancone, mentre il trono sul quale sedeva l’arcivescovo, era adornato da un panno che portava lo stemma reale. Occorre tener presente che in quel periodo in chiesa vi erano solo posti in piedi, a meno che i fedeli non portavano da casa dove sedersi.
Nel 1723 il canonico don Francesco Scatiolo, procuratore generale del capitolo, poiché era vacante la sede arcivescovile, concesse al governatore Francesco della Pegna, al giudice Mutio Scandoli ed al sindaco Giovanni della Ragione, di tenere sulla sedia, dietro le spalle, un panno con lo stemma del re, simile a quello che fregiava il trono dell’arcivescovo; e agli eletti permise le sedie.
L’ 11 settembre 1724 è nominato arcivescovo di Brindisi il napoletano Andrea Maddalena che nel mese d’aprile del 1725, fa il suo solenne pubblico ingresso nella città.
Il 26 luglio del 1727 si festeggiava, presso le Scuole Pie, Sant’Anna. Quando l’arcivescovo Maddalena uscì, dopo le funzioni, dalla chiesa, il governatore il barone de Ruggiano ed il sindaco Brancasi Nicolò, andarono ad accompagnarlo sino alla porta, ma né il giudice, né gli eletti vollero prestarsi a quest’atto ritenendo non essere obbligati ad accompagnare l’arcivescovo.
L’arcivescovo si arrabbiò e minacciò gli eletti che avrebbe tolto loro le sedie concesse nel 1723.
Gli eletti si radunarono subito per decidere il da farsi, e conclusero “ l’arcivescovo Maddalena facesse pure il suo talento; ché la città avrebbe provveduto“.
Venuto l’arcivescovo a conoscenza delle conclusioni, quando il sindaco e gli eletti si recarono per comunicargliele, li accolse bruscamente ed ordinò di togliere il panno e le sedie e si ritornasse all’antica usanza del pancone.
Questo avveniva il 9 agosto. Dopo tre giorni il notaio Giacinto Ermandez, cancelliere della città, insieme con il notaio D’Adamo Domenico, si presentarono all’arcivescovo con una lettera del delegato della giurisdizione, intimandogli di non apportare modifiche né per il panno al corpo della città, né per le sedie per gli eletti. L’arcivescovo si rifiutò di ricevere una tale lettera, volendo che fosse presentata al vicario secondo le prescrizioni canoniche, ma l’Ermandez buttò la lettera sul tavolo vicino cui stava l’arcivescovo e andò via insieme con il notaio D’Adamo.
Il giorno successivo l’arcivescovo fece affiggere, alla porta del duomo, un editto con cui ordinava che, sotto pena di scomunica, non si doveva in avvenire più mettere né il panno dietro il corpo della città né le sedie per gli eletti.
Il trambusto ebbe termine il 21 dicembre, con gli eletti che si accontentarono del pancone e il corpo della città di sedersi alle sedie senza il panno.
Aldo Indini
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