Approfondimenti » 16/12/2009
La Cartolina. Di Dario Bresolin
Il monumento o le colonne? Per lungo tempo, quando gli occhi sono gli occhi di un ragazzo, è difficile vedere ciò che in realtà è a due passi da te ogni giorno. Pensi a stare con gli amici, a prendere in giro i più grandi, ad occupare tutto il tuo tempo con le cose che ti piacciono di più. Scegliere la cartolina che raffiguri la propria città per inviarla, orgogliosi, ad amici lontani non è poi così impegnativo.
Il monumento oppure le colonne. Poi si cresce, e gli occhi cambiano. Osservano più cose, il camminare delle persone, la loro maniera di muovere le braccia anche per esprimere un concetto semplice, entri negli altri occhi per scavare dentro. E magari vedi cose che non avresti voluto vedere mai o scopri le verità che ti entusiasmano. Comincia a lavorare, ad incontrare persone nuove, a mettere a frutto i tuoi talenti. Poi si cresce ancora. E proprio accanto ai tuoi occhi, quelle linee che solo il tempo sa scolpire.
E poi si continua a crescere. I ragazzi e le ragazze cominciano a darti del lei, ti chiamano signore, ti “squadrano” dall’alto in basso per dirti, in silenzio, che appartieni ad un’altra generazione. Le ragazze che più ti piacevano sono oggi signore un po’ più arrotondate, capelli tinti e sorriso rifatto. Qualcuna è già nonna. Altre non le incontri nemmeno più, inghiottite dalla quotidianità che le tiene lontane anche da una passeggiata al centro. Chissà se mandano cartoline e a chi, e chissà che soggetti scelgono. Forse il monumento. O le colonne.
Oggi ho fatto due passi portando con me la mia fotocamera. Per gli auguri di Natale avrei voluto inviare, via email, una foto della mia città con gli elementi più rappresentativi. Sono anni che non fotografo più né il monumento né le colonne. Io non partecipo a mostre. E sono anni che fotografo i volti delle persone. Devo essere capace, alla mia età, di capire cosa hanno dentro. Altrimenti a che serve fotografare?
Non sono riuscito a fare nemmeno una foto. Eppure la luce era quella giusta, pulita, invitante.
Ho incrociato la gente di tutti i giorni. I pensionati che lottizzano le panchine del centro, chi va alla Posta o in banca, chi si ferma al bar per un caffè, più di qualcuno col gratta-e-vinci perdente e gettato poi sul marciapiede, le auto al corso. La vita di tutti i giorni.
Cerco di capire dove io possa incontrare chi verrà eletto “Brindisino dell’anno”. Magari una foto, in tempi non sospetti. Niente. Non trovo nessuno.
Cambio strada ed arrivo all’incrocio dei corsi. E’ mezzogiorno. Due giovani extracomunitari, una bicicletta e due borse dell’Afrospin. Un po’ più avanti, una badante con nonnina in carrozzella. Accanto, un pensionato con in mano un sacchetto piccolo del pane. Scatto la foto ma non la darò a nessuno. A nessuno credo infatti interessi accorgersi che in questa città la gioventù è nera, che chi si prende cura degli anziani viene da lontano e che i pensionati possono comperarsi solo un panino al giorno.
Capisco che per me “il brindisino dell’anno” è questa foto e questa gente. Con tutta la forza della loro semplicità, umiltà e dignità. Ed è con questa “cartolina” che farò gli auguri.
Dario Bresolin Da TBMagazine - Dicembre 2009
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