Musica » 26/12/2009
Diario di bordo. Pagina n. 38
E così, come ogni famiglia che si rispetti, anche la bistrattata ciurmaglia radi@ttiva si prepara a trascorrere il Santo Natale. Quest’anno, per la prima volta, tutto l’equipaggio, con donne, bambini, malto e dischi al seguito, sarà ospite del suo scalcagnato barcone da cartoon. Per l’occasione, il vecchio e indomabile galeone, riconosciuto da tutti i lupi di mare come “fiera ed eroica carretta dei mari del rock”, ha indossato l’abito della festa.
Il maestoso e traballante albero maestro (da tempo abusivamente occupato da varie generazioni di tarli) è stato trasformato in un grande abete natalizio addobbato con vecchio vinile a 78 giri e con leggendarie copertine. Le grandi vele sono state rammendate con vistose toppe in tema con l’imminente ricorrenza festiva. Non potevano mancare le ormai esauste luminarie ad intermittenza, già in dotazione alla mitico traghetto “Espresso Brindisi”, che, passando per la cima di ogni albero da prua a poppa, addobbano il vascello per tutta la sua lunghezza ed altezza. Il piratesco logo della vecchia e consunta bandiera pirata è stato sostituito con il volto di un Babbo Natale dalla barba corvina e dall’occhio bendato… ma qui Tartaglia non c’entra nulla… La colonna sonora è invece rappresentata da tutti quei dischi che in queste settimane i conduttori di RADI@zioni vi stanno raccomandando come le migliori pubblicazioni del 2009. Insomma, se dev’essere Natale lo vorremmo festeggiare a modo nostro! BUON NATALE A TUTTI!
Le pagine ingiallite e consunte del diario di bordo sono, a questo punto, pronte ad essere vergate dal nostro “Mozzo-Inviato” Michele De Luca…
Ricordo ancora le luci del porto di Brindisi, che, facendo eco agli astri del cielo, si specchiavano nell’acqua immobile, più gelida e torbida del solito… Ricordo ancora il fazzoletto sventolato da mia madre, il cenno d’intesa con mio padre e il timido sorriso di mia sorella che tratteneva a stento le lacrime… Ricordo i miei amici che rincorrevano la nave lungo la banchina… e ricordo di aver pensato di scendere immediatamente da quel veliero sgangherato che stava a galla per miracolo, con ogni probabilità sorretto solo da un paio di assi di legno marcio, tenute insieme più, che da quei chiodi arrugginiti, dalla passione del blues e dalla carica emotiva del rock.
Ricordo tutto di quel nero crepuscolo di fine anno, l’umido buono, i fumi di Cerano che disegnavano nel buio della notte stetoscopi e chitarre. Ricordo tutto, ogni minimo dettaglio, della mia prima notte da “Mozzo-Inviato”. Da quel momento il tempo è scappato via così in fretta che spesso ho avuto paura non bastasse per poter dire tutto ciò che avrei voluto dire.
E’ trascorso un anno da quella notte. Un anno passato tra scope e concerti, libere uscite e pesanti lavori manuali, 12 mesi di colonne sonore, chitarre scordate, armoniche sofferenti e amplificatori lacerati dai volumi altissimi, un anno di tempeste rock e alluvioni folk, tra giorni di tramontana punk e notti di scirocco psichedelico. E allora cercando di trovare una valida alternativa alla solita e monocorde commedia natalizia Made in Italy, proveremo a pensare all’anno che ci stiamo lasciando alle spalle come ad una pellicola cinematografica, diversa per ognuno di noi per scenografia e copione, ma con un’unica colonna sonora, fatta con il meglio che la musica ci ha proposto nel 2009.
Quella che seguirà è, secondo il modesto ma insindacabile giudizio del vostro mozzo-inviato Ferrarese, la perfetta colonna sonora per un anno che sta per concludersi
E come iniziare il nostro film se non con poche note, dense di armonia e sognante leggerezza. Con un disco quasi visivo se ce ne fosse uno. Lui è Antony and the Johnsons, l’album si chiama “The Crying Light”. Brano consigliato: “Aeon”, un unico accordo di organo… e poi la sua voce!
Un album comunicativo e raffinato, Roberto Angelini con “La vista concessa”. Brano consigliato: “Tramonto”, mistico e reale… in una parola geniale!
Altra scenografia, altro disco ipnotico. Potrebbe essere la perfetta colonna sonora per qualsiasi stralcio di pellicola, perché la musica di questa cantautrice è soave, dalla bellezza violenta e dagli odori intensi. Chiudete gli occhi, annusate l’aria che vi circonda e scegliete il vostro fiore preferito, perché Kesang Marstrand vi porta nella sua “Bodega Rose”. Brano consigliato: “Colorless Farewell”, unico, lieve, caldo.
E adesso uno dei migliori dischi italiani dell’anno, un disco che probabilmente passerà nelle radio con il contagocce, perché i brani sono tutti molto lunghi, i testi non sono diretti, e soprattutto perché è un disco troppo bello per essere reso pubblico: nella colonna sonora del 2009 entra di diritto Niccolò Fabi ed il suo ultimo lavoro “Solo un Uomo”. Brano consigliato: “Attesa Inaspettata”, un brano maturo, consapevole… bellissimo.
Il nostro racconto in musica prosegue con l’alt-folk psichedelico di una band arrivata molto vicina alla perfezione con il proprio 3° lavoro, un disco denso, intenso, riempito sino all’orlo di grande, grandissima musica, sputata fuori dagli amplificatori ovattati e distorti, cullata dagli arpeggi di chitarra e dalle voci che si inseguono a passi lenti, come due amanti furtivi in un vecchio lungometraggio in bianco e nero. Loro sono gli Espers e il loro album è “III”. Brano consigliato: “Caroline”, psichedelica spensieratezza.
Un disco che non può davvero mancare nella colonna sonora annuale di ognuno di noi, perché quando una chitarra acustica picchiata e quel che resta di una batteria sventrata ti fanno sussultare, non puoi far finta di nulla. Un album emozionante, vibrante, crudo, in una parola Blues: i Bachi da Pietra con “Tarlo Terzo”. Brano consigliato: “Lina”. in lingua inglese la firma non sarebbe Bachi da Pietra ma Tom Waits. Lacerante!
Ora immaginate un pianoforte a coda illuminato da uno spot, al centro di un grande palco. Il teatro è stracolmo. Da dietro le quinte fa la sua comparsa, una ragazzina esile: lunghi capelli scuri che incorniciano il viso pallido e freddo, un lungo vestito nero stretto in vita. Saluta l’audience con un cenno del capo, si accosta al piano, sistema lo sgabello, e posa le mani sulla tastiera… da lì in poi si diffonde un suono spettrale ma gonfio di note e calore, un frenetico susseguirsi di emozioni contrastanti. Lei è Anja Plaschg, un’austriaca 19enne, in arte Soap And Skin, e raggiunge le nostre orecchie con “Lovetune for Vacuum”. Brano consigliato: “Marche Funebre”… penso che il titolo basti…
Stessa scena: un palco vuoto ma con il sipario ancora calato. Qualcuno tra il pubblico si alza, s’incammina verso il palco, vi sale, impugna una chitarra e inizia a cantare, quasi urlando, quasi stonando, canzoni che parlano di se stesso, della sua vita, dei suoi anni, canzoni spensierate e piene di tutto quello che può essere la musica e la voglia di farla che si spalma nel tempo. Brunori SaS ci regala un album intimo, sentito, divertente chiamato “Vol. 1”, primo volume della sua cruda follia musicale. Brano consigliato: “Italian Dandy”, perfetto mix di ironia e maestria.
Il nostro film volge al termine, manca davvero poco, pochissimo, abbiamo giusto il tempo per un paio di colpi di scena finali. Il primo di questi parla italiano. Secondo me è il miglior prodotto che il nostro bel paese abbia saputo sfornare nell’anno che ci sta salutando; è un ritorno, il grande ritorno di un artista fuori di testa, fuori da ogni schema. Ascoltando per la prima volta Stefano Rampoldi, in arte Edda, non ho potuto fare a meno di chiedermi cosa potesse colpirmi così tanto e così a fondo di quella semplicità straziante. Ma probabilmente “Semper Biot” è un album che bisogna saper accettare così com’è, nudo ed emozionante. Brano consigliato: “Io e Te”. Che si parli di amore o di droga non ha importanza… dice, in ogni caso, molte cose.
Ed eccoci giunti all’ultima scena. Molto probabilmente è banale lasciare le migliori note per l’ultimo atto, per gli istanti che precedono la scritta “FINE”, ma quello che sto per rivelarvi è, per me, il titolo del migliore album del 2009. Trovare parole, aggettivi, è la cosa più semplice di questo mondo, poiché in esso ci sono così poche cose da sembrare tantissime. C’è dolore, c’è tanta, tantissima rabbia, c’è passione, c’è gioia… ci sono immagini e odori che affollano occhi e narici. C’è la storia di un uomo che, su una sedia a rotelle, riesce a “faremusica” (scritto come un'unica parola) come pochi altri, c’è tutto Vic Cesnutt in un disco meraviglioso: “At the Cut”. Brano consigliato: “Chinaberry Tree”. Bellissimo!
I titoli di coda sono per Vincenzo Assante, per Amerigo Verardi & Marco Ancona e, consentitemelo, anche per Michele De Luca… con l’augurio che la coda di questo 2009 e l’inizio del prossimo 2010 possa regalare qualcosa di nuovo e nuovamente emozionante anche per chi è “orfano e senza playstation”.
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