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Approfondimenti: Lettera aperta ai “ragazzi del 2009”. Di Ernesto Musio



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Approfondimenti » 08/01/2010

Lettera aperta ai “ragazzi del 2009”. Di Ernesto Musio

Lettera aperta da un “ragazzo del ’96” ai “ragazzi del 2009” (No al carbone e Gruppo Anti Cerano)

Cari “ragazzi del 2009”,
Sono passati 13 anni da quando, alcuni di noi, “ragazzi del 96”, sfruttarono la casuale carica di consiglieri provinciali per costringere quel gigante Golia che era l’Enel ad accettare quantità di carbone compatibili con un territorio già in crisi ambientale. Oggi, lo sguardo d’insieme, il mosaico, che permise di valutare l’accumulo inquinante dell’intero apparato energetico, è stato frantumato da liberalizzazioni per così dire, “cieche”, che hanno portato alla privatizzazione delle aziende elettriche, senza distinguere caso per caso, territorio per territorio, “senza memoria”.
Anche oggi, come allora, la chiave della soluzione “giusta” della vicenda energetica brindisina non risiede a Brindisi, ma a Roma, presso il Governo.
Allora, la trattativa vera fu condotta direttamente con i Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico, attraverso autorevoli rappresentanze parlamentari e segreterie politiche provinciali. Con l’ENEL, oltre la quotidiana e meticolosa verifica tecnica degli assetti produttivi del polo energetico che si andavano però via via definendo con il Governo, si trattò soprattutto la parte “risarcitoria e compensatoria”, rafforzata anche da un Protocollo Aggiuntivo per il rilancio ecosostenibile dell’economia del territorio.
Addirittura, a Convenzione conclusa, fu il Governo medesimo, avendone competenza esclusiva, con nota del 12 novembre 2006, indirizzata all’Amministratore Delegato dell’Ente energetico, a richiedere un’ulteriore riduzione di carbone nella Centrale Brindisi Sud, per un quantitativo massimo di due milione di tonnellate all’anno!

Oggi questo percorso – il coinvolgimento del Governo - stranamente non viene perseguito ancora, nonostante che neppure la modifica del Titolo 5° della Costituzione ha mutato le potestà legislative e autorizzative in ordine alla disciplina e l’esercizio degli impianti di energia elettrica di dimensioni superiori a 300 MW termici, cui le società elettriche private devono attenersi.

Fatevi spiegare dalla moderna politica, ad esempio, come si può pretendere da una società privata come l’Edipower, la “propria” chiusura o la riconversione a ciclo combinato –cosa sacrosanta da tempo – senza l’intervento diretto del Governo! O come si può pretendere una significativa riduzione del carbone da parte dell’Enel, che ha dalla sua i decreti ministeriali delle modalità di esercizio della Centrale?! Mistero!

Cari ragazzi del 2009, ho avuto modo, con alcuni di voi, di apprezzarne competenza e maturità, in quanto non inseguite l’irrealistica eliminazione del carbone, ma quantità compatibili con la sostenibilità ambientale del territorio.
Vi chiedo perciò di leggere attentamente la sentenza n.4090/2006 (riguardante l’Enel) e la sentenza n.617/2007 (riguardante Edipower) del Tar di Lecce; vi illumineranno la strada da seguire, e vi aiuteranno a discernere il grano dall’oglio… in quanto occorre aprire una vera e propria “vertenza ambientale” con il Governo sulla situazione di Brindisi, accendendo riflettori nazionali e, se necessario, europei.
E’ il Governo che deve essere chiamato a dare risposte a Brindisi!
Per questo, occorre che i parlamentari tutti, in uno con le segreterie politiche tutte, obblighino il Governo a “rivisitare” la situazione di crisi ambientale del polo energetico brindisino, e i suoi assetti produttivi nella loro globalità!
Con l’Enel si può giustamente discutere delle politiche di “mitigazione” degli effetti del suo enorme carico produttivo, ma se si vogliono riduzioni significative di carbone, si deve necessariamente discutere con il Governo!
Perché non srotolare il filo del discorso con il Governo, partendo dall’istruttoria in corso presso i Ministeri per il rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, riguardante l’Enel?
E dalle osservazioni finora avanzate in quelle sedi?!
Buon lavoro!

Ernesto Musio (co-arterfice della Convenzione del ’96)


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