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Approfondimenti: E dagli all'Eurispes. Di Oreste Pinto



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Approfondimenti » 07/02/2010

E dagli all'Eurispes. Di Oreste Pinto

Siamo una provincia davvero sfigata. Non facciamo in tempo a godere del fantasmagorico annuncio di “Brindisi Porto di Pace” e dell’affascinante appellativo di “Figli del Sole” che arriva l’Eurispes a romperci le scatole.

C’è poco da scherzare: l’analisi che stima Brindisi come la terza provincia in Italia per penetrazione mafiosa rappresenta un elemento di straordinaria gravità.
Giusto per contestualizzare si pensi che in questa sciagurata graduatoria siamo preceduti solo da Napoli e Catania mentre dietro di noi ci sono tutte le altre provincie della Puglia, tutte quelle della Calabria e gran parte di quelle campane e siciliane.

Minimizzare o abiurare lo studio significa evitare a priori di coglierne gli aspetti più rilevanti. Una classe dirigente degna di essere tale dovrebbe impegnarsi a rifletterci sopra, quantomeno per capirne l’eventuale aderenza alla realtà.
Invece da Brindisi è partita la solita processione di chi fa a gara ad indignarsi di più. Il gioco è sempre lo stesso: davanti ad un dato negativo si cerca di delegittimare l’indagine condotta da chi “non ha la percezione esatta del territorio”, si giura e spergiura che "tutto va ben madama la marchesa" e che la provincia di Brindisi è vittima dell’immancabile ricatto ordito da qualcuno che trae giovamento dal metterla in cattiva luce.
C’era da aspettarselo: non è forse vero che la vittoria ha tanti padri mentre quando le cose vanno male non si trova mai chi si assume la responsabilità?

Per contrastare lo studio sulla penetrazione criminale si è detto e scritto di tutto. Non ci siamo fatti mancare nemmeno il ricorso alla mitica frase “la mafia non esiste”, quella con cui i politici siciliani degli anni ’70 e ’80 respingevano le accuse dell’esistenza di un intreccio di potere tra politica, società e Cosa Nostra.

Premetto subito che il Rapporto Eurispes ha provocato anche in me un terribile senso di fastidio. Da brindisino amante della propria terra mi si torce lo stomaco ad apprendere che la nostra provincia sia una di quelle maggiormente depredate dalla mafia. Ma una volta sbollita la rabbia ho pensato che l’estrema serietà dell’analisi e la forte credibilità dell'istituto che la ha realizzata meritassero ragionamenti più meditati.
Così ho appreso che l'indice Eurispes è elaborato sulla base dei reati assimilabili alle associazioni mafiose (attentati, ricettazioni, rapine, estorsioni, usura, omicidi, sequestri di persona a scopo estorsivo, associazione a delinquere di tipo mafioso, riciclaggio di denaro, contrabbando, produzione e traffico di stupefacenti, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione).

Ed è qui che nasce la riflessione. Non è forse vero che tale indice rispecchia quei comportamenti delinquenziali che ogni giorno occupano interi spazi di tutti gli organi di informazione locale? E allora dove è lo scandalo? Cosa c’è di scabroso nell’analisi di Eurispes? Vogliamo negare che nel nostro territorio ci siano giudici e uomini in divisa che quotidianamente sono impegnati a recuperare armi e droga, a confiscare beni e denaro, ad arrestare o denunciare estorsori, usurai e papponi, a stanare imprenditori che infrangono le leggi sul fisco, sulla sicurezza e sulla tutela del lavoro, a mettere spalle al muro responsabili di aziende che inquinano e devastano, a scandagliare eventuali commistioni tra politica e settori poco limpidi della nostra società?

Allora diciamocelo apertamente: posizione più, posizione meno, Eurispes ha ragione. A Brindisi la criminalità esiste e la povera gente la subisce passivamente ogni santo giorno.
Perché non ammetterlo?
E’ magnifico sentirsi orgogliosi di essere brindisini quando vince la Pennetta, quando Sabrina va al Grande Fratello o quando riceviamo i complimenti per la bellezza della terra, del mare e del clima. Ma sappiamo tutti che la nostra provincia non è soltanto sole, cuore e amore. Ci sono problemi, tanti problemi. E se vogliamo risolverli non ci resta che affrontare la realtà di petto.
Quando qualche “forestiero” ci spiattella in faccia le nostre storture la cosa più sbagliata da fare è ascoltare con le orecchie da mercante. Di quei mercanti ottusi che pur di vendere la merce ne nascondono i difetti, salvo, poi, dover pagare a caro prezzo le conseguenze del loro becero comportamento.

Non so voi, ma io non ci sto a rassegnarmi a vivere in una Brindisi che sembra la Sicilia dello zio di “Johnny Stecchino”, dove le piaghe sono l'Etna, la siccità e il traffico.
La piaga che affligge Brindisi non è l’immagine infangata che viene fuori dall'indagine di Eurispes, bensì quella fetta di società spregevole, indegna e dedita al malaffare dalla quale è necessario prendere le distanze con serietà e coraggio.
Se davvero vogliamo crescere guardiamo in faccia la realtà e rimbocchiamoci le maniche. Perché solo il risveglio può salvare un uomo che dorme dall’incendio della propria casa.

Oreste Pinto

Intervento presente su TB Magazine di Febbraio 2009
Il mensile diretto da Fabio Mollica sarà in distribuzione gratuita dal 10 Febbraio in diversi esercizi commerciali della città di Brindisi ed è già disponibile on line all'indirizzo www.tbmagazine.eu


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