Musica » 12/03/2010
Diario di bordo. Pagina n. 47
… Dal diario segreto del nostro “mozzo-inviato” Michele De Luca è stata strappata questa struggente pagina: “È l’alba!… non potrei saperlo in realtà, perché nella cella della stiva ove riposo dalle fatiche della vita da mozzo non c’è un orologio, né un oblò che le prime luci del giorno possano attraversare… non potrei saperlo, ma lo so. Me ne accorgo perché all’alba, qualche volta, assieme a me si sveglia un altro me stesso, un me stesso che ho spesso creduto di aver lasciato lontano, di aver perso in chissà quale porto, tra burrasche e giornate di bonaccia. Ma lui è sempre lì… a fregarsene del tempo che passa… nascosto da qualche parte nei miei indumenti, tra l’ordine sparso dei miei capelli sempre più lunghi, tra i calli da chitarra sulle dita delle mie mani, nelle unghie troppo corte, nelle lenti degli occhiali. È li per buttarmi giù dal letto, per farmi passare notti insonni a parlare con lui, raccontandomi e raccontandogli vecchie e nuove storie, ridendo e piangendo insieme, come si può fare solo con se stessi.
È l’alba! Ad annunciarmelo è il mio “me” che è lontano da casa e che vorrebbe ritornare, dirottare questo sgangherato vascello pirata, riportarlo nell’unico porto dove non scenderei a terra solo per fare il consueto ed indispensabile rifornimento di viveri. Ha con se la sua bilancia, quella con cui mi chiede, ogni volta, di dare un peso a ciò che mi spinge a navigare, a ciò che mi porta lontano, trascinato in alto mare dalle correnti e dai timoni fuori rotta, e a ciò per il quale, invece, varrebbe la pena appendere le vele al chiodo, salutare e ringraziare tutti per la gentile ospitalità e tornare indietro, per stare con quel me stesso più di qualche mese all’anno. Ogni volta rifiuto di pesare queste parti di me, perché io sono un mozzo, vado per mare, ho la faccia sporca ed il vento nei capelli, mi sento libero quando osservo dal ponte le onde che si frangono sul legno della “mia” nave, sono un pirata, senza leggi e senza casa… e se un giorno dovessi scoprire che tutto ciò che sono in realtà non può rendermi completo, allora i sogni muterebbero in incubi e il dolce dondolio dell’oceano diverrebbe tempesta. Per questo lo lascio andare con un sorriso, e non gli do mai l’occasione di farmi delle domande, perché so che se viene a trovarmi qualche volta, ha già le risposte che sta cercando”.
… Restiamo per mare con il “Disco della settimana” scelto da Rino De Cesare e presentato lo scorso 8 marzo nell’appuntamento “Next Generation” di “RADI@zioni”: “ Non si è mai ben capito se Jonathan Meiburg considerasse i suoi SHEARWATER un mero side-project degli Okkervil River, o se, semplicemente, sia riuscito nel miracolo di tenere in piedi due delle più emozionanti epopee musicali degli anni 2000 con eguale divisione di tempo e sforzi. Fatto sta che l’anno scorso è arrivata la sua decisione: gli Okkervil River resteranno la creatura di Will Sheff, lui invece dedicherà anima e corpo solo a questo strano progetto. Nati nel 2001 con l’effettivo intento di dare spazio ad una serie di brani sognanti che poco avevano a che fare il nuovo folk nervoso degli Okkervil River, gli Shearwater si sono guadagnati via-via uno spazio grazie ad una costante maturazione. “The Golden Archipelago”, sesto capitolo della saga, e forse anche il più atteso, non delude le attese di chi si era innamorato delle atmosfere “liquide” della loro musica, eternamente sospesa in un immaginario marino (anche il nome della band è quello di un uccello di mare) che trova qui la propria apoteosi nella copertina, nel titolo, e nei testi a tema sulla vita in un’isola solitaria. Lo spirito selvaggio dell'oceano sembra incombere su tutto l’album. Lo si intuisce aleggiare su di esso, lo si vede emergere tra i flutti, lo si sente rintronare nella tempesta. Le acque s’innalzano minacciando di inghiottire ogni cosa, la natura rivendica il possesso della terra. L'uomo si riscopre come un naufrago nel mondo che ha preteso di modellare: “un nuovo tipo di profugo”, come l'ha definito lo stesso Meiburg, “in esilio su un pianeta che sta perdendo la capacità di resistenza”. Gli Shearwater si avventurano attraverso il mare come in un viaggio alla ricerca di un luogo in cui uomo e natura possano sperare di ritrovare l'armonia”.
… Ancora un giro in barca per presentarvi, scelto da Carmine Tateo, uno dei dischi più ascoltati del momento: “Dopo il clamoroso successo del loro 2° album, “Oh, No”, gli OK GO erano attesi al varco con questo nuovo 3° CD… la cosiddetta prova del difficile 3° disco… Ebbene, “Of The Blue Color Of The Sky” lascia un po’ d’amaro in bocca! La band sperimenta più di quanto fosse lecito aspettarsi. L’album è veramente orecchiabile, però se siete loro fans e vi aspettate il solito disco alla OK GO, temo che rimarrete delusi. Gli OK GO valorizzano più che mai la lezione ritmica a cercano costantemente il ritornello killer… e diciamo che ci riescono pure… Il 3° disco della band, alla fine, tiene bene la cottura poiché l’orecchiabilità dei pezzi rimane invariata… A voi l’ardua sentenza: disco “flop” o “bel” disco?” Anche gli OK GO sono stati programmati nell’appuntamento “Next Generation” di “RADI@zioni” dello scorso 8 marzo.
(Camillo Fasulo)
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