Approfondimenti » 30/03/2010
Sacra Sindone, una autopsia senza salma. Di Aldo Indini
Dal 10 aprile al 23 maggio prossimi si ripeterà l'ostensione della Sacra Sindone a Torino.
Il 2 ottobre 1978, quando la Sacra Sindone fu esposta ai fedeli in occasione del IV centenario della sua presenza a Torino, c'ero anch'io. Quattro ore di fila, emozionato come non mai.
Ed a pochi giorni dalla nuova ostensione del lenzuolo che avvolse Cristo morto, non riesco a sottrarmi ad accennare un racconto, quello che, tra leinnumerevoli testimonianze sulla veridicità del Sacro Lino, ritengo essere il più semplice ed il più veritiero.
E' proprio l'articolo del giornalista e scrittore Stefano Lorenzetto che mi ha confermato credente della Sacra Sindone. Verte sulla figura di Pierluigi Baima Bollone, ordinario di medicina legale nella facoltà di medicina e giurisprudenza dell'Università di Torino, uomo che ha indagato sulla morte di Moro, di Calabresi, sul sangue di San Gennaro, colui che è “il medico che ha fatto l’autopsia sul Corpo di Gesù”.
Trascorsi 1948 anni dalle ore 16 del 7 aprile dell’anno 30 o forse 33, in un sepolcro trovato vuoto a 40 ore da una sepoltura restava solo un lenzuolo di lino. “Una autopsia senza la salma, perché dicono che il cadavere sia risuscitato: di più che sia salito al cielo.”
Ma chi è un medico legale? ed il prof. Bollone risponde: E’ una persona che vuole sapere le verità, non si da pace finché non ha capito cosa è accaduto. Il 6 ottobre 1978 mi cercò il Centro Internazionale di sindonologia e mi chiese se ero ingrato di provare la natura ematica di alcune tracce del sacro lino. La
conclusione è vero sangue umano di gruppo AB.
Che cosa ha provato toccandola? All’inizio niente. Poi un giorno mi sono seduto dalla parte dei piedi e l’ho guardato obliquamente, ed è accaduto un fatto straordinario: ho avuto la nettissima percezione del rilievo, della terza dimensione. Come se Lui fosse lì, presente.
Lo scienziato offre poi l’ampia spiegazione su di una immagine senza direzionalità, dell’autenticità del lenzuolo e su tutto quanto su di esso è impresso, con le ferite perfettamente coincidenti con il racconto degli evangelisti.
Mi soffermo sulle due impronte di monete rimaste impresse nella zona delle orbite oculari per seguire cosa ci riferisce il prof. Bollone. "Quella sul sopracciglio sinistro l’ho scoperta analizzando le foto tridimensionale". Procuratesi alcuni esemplari originali. E’ un lepton in bronzo, in ebraico
prutah, la più piccola delle monete battuta sotto Ponzio Pilato per conto dell’imperatore e maneggiate quotidianamente dai giudei, la monetina della vedova del Vangelo per intenderci.
Reca la scritta Tibepiou Kaiacapos, in maiuscolo, che significa di Tiberio Cesare, e la data LIS, dove la L sta per anno, I per dieci e S per sei, quindi il sedicesimo anno di Tiberio. Considerando che Tiberio succedette ad Augusto nel 14 d.C., siamo intorno all’anno 30, la concordanza con la data della
crocifissione di Gesù è totale.
Ma che ci facevano due monetine sopra gli occhi? Nel mondo greco romano si credeva che il defunto, appena giunto nell’aldilà, dovesse pagare un obolo al traghettatore sul fiume infernale Stige.
Ma perché sugli occhi? Il leptono pesava 1,8 grammi, peso sufficiente per tenere chiuse le palpebre di un defunto, che a circa sei ore dal decesso, per effetto del rigor mortis, tendono a riaprirsi.
Resta da chiarire come si è formata l’immagine: qualcuno ha parlato dello sprigionarsi di una energia sconosciuta. Questa energia potrebbe essere la Resurrezione. In natura le energie conosciute sono soltanto tre: la radiazione elettromagnetica; la forza gravitazionale; l’energia nucleare.
Dopo una infinità di domande e risposte, mi piace concludere questa parentesi sulla Sacra Sindone con le stesse parole dell’illustre prof. Baima Bollone: "del resto se il buon Dio decide di compiere un miracolo, le pare che prima debba
fissare le regole?"
Buona Pasqua 2010
Aldo Indini
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