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Musica: Diario di bordo. Pagina n. 55



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Musica » 21/05/2010

Diario di bordo. Pagina n. 55

A bordo del nostro sempre più sgangherato galeone, momentaneamente issato per lavori di manutenzione su di un bacino di carenaggio, in attesa di poter riprendere quanto prima la navigazione dopo le opportune riparazioni, abbiamo accolto nei giorni scorsi il nostro amico Vincenzo Tangorra (della rock band milanese dei Wise) il quale, tra abbracci e virili pacche sulle spalle, davanti a dei grossi boccali di ottima birra ci ha confidato quel che segue… tutto rigorosamente annotato sul nostro sempre più sgualcito ed ingiallito diario di bordo ma pronto per essere condiviso con voi, fedeli lettori…
“È un uggioso venerdì di inizio maggio qui a Milano. Il calendario segna il giorno 7. Questa sera io e i miei compagni di avventura dei Wise ci ritroveremo ai Magazzini Generali per il concerto dei californiani Black Rebel Motorcycle Club, band di culto della scena indie-rock.
Giungo nei pressi della location intorno alle 19.00 per salutare i ragazzi e attendere l’arrivo di Alessio e Guido (basso e batteria della mia band). L’inizio dello show è previsto inizialmente per le 21.00, ma Robert (basso, voce, chitarra e piano dei BRMC) mi annuncia l’anticipo dell’inizio alle 20.30 causato dalla cattiva gestione (a mio parere) delle location milanesi per la musica live. I concerti partono presto ed entro le 23.00 il locale deve riaprire per far partire la seconda serata dedicata ai discotecari (e quando dico discotecari, sono i discotecari…).
Con Robert prima dello show c’è giusto il tempo di bere un bicchiere di vino, scambiare qualche parola al volo e darsi appuntamento a fine serata, è già tardi, manca poco allo start. Ritorno dal backstage nella sala dove è facile incontrare volti televisivi e voci radiofoniche mischiati a personaggi del rock nostrano.
Ad aprire i loro shows europei ci sono gli Zaza, giovane band esportata dall’America, dai ritmi e dalle sonorità shoegaze/psichedeliche… con voce e chitarre riverberate e il tutto condito con batterie alla Velvet Underground. Davvero bravi! Dategli un ascolto (http://www.myspace.com/warofzaza)!

Cambio palco ed eccoci al momento dei nostri.
Si spengono le luci. Accompagnati da un boato salgono sul palco Robert Levon Been, Peter Hayes e Leah Shapiro… 30 secondi e parte il “boostato” e distorto basso di Robert con “War Machine”, brano dell’ultimo lavoro pubblicato.
La scaletta prosegue con "Mama Taught Me Better" e una sconvolgente per quanto bella ”Red Eyes and Tears” fino a giungere allo song che da il titolo all’ultimo lavoro, “Beat The Devil’s Tattoo”, brano e disco che prendono il nome dalla lettura di “The Devil in the Belfry” di Edgar Allan Poe da parte di quello che amo definire “il lettore” della band, Robert (tenevo a precisare che c’è anche un altro autore americano che fa da musa alla band: il suo nome è Allen Ginsberg… era proprio lui l’ispiratore di “Howl” nel 2005).
“Bad Blood” anticipa l’arrivo di uno dei brani ormai cult… la gran cassa di Leah scandisce il tempo, l’armonica e l’acustica di Peter, assieme al suono di uno slide “grezzo” di Robert su una sei corde semiacustica anni ’50 fanno il resto: “Ain’t No Easy Way”, applaudita e ritmata dal battito delle mani dei presenti.
Si continua tra qualche nuova song e qualcun’altra dello scorso “Baby 81” (nell’ordine con “Aya”, “Berlin”, “Weapon of Choice”), fino a giungere alla mia preferita, la bella “Annabel Lee”, poema di Poe musicato da Robert al pianoforte (brano disponibile solo in formato mp3 da i.Tunes, n.d.r.) che rallentando i ritmi prepara il terreno per il brano manifesto del trio: “Whatever Happened To My Rock’n’Roll (Punk Song)”… le schitarrate di Peter e il basso suonato quasi fosse una chitarra da Robert non sono altro che il miglior biglietto da visita dei BRMC.
Pubblico in delirio, applausi e cori da stadio si susseguono fino a che il suono di una chitarra acustica detta il tempo per “Mercy” (b-side di “Howl”). Si ritorna “rockeggianti”, si capisce che sono gli ultimi colpi in canna… “Conscience Killer”, “Six Barrel Shotgun”, “Spread Your Love”, “Stop” e “Shadow’s Keeper” sono suonate di fila, senza tregua e quando Peter intona “Open Invitation” si capisce di essere ormai (… e a malincuore…) al capolinea.
I tre salutano il pubblico che applaude, si spengono le luci del palco, si accendono quelle della sala e i “buttafuori” invitano ad uscire… non c’è la benché minima speranza di poter ascoltare ancora qualcosa.
Uno show di due ore scarse (standard relativamente basso per un live dei BRMC) dinnanzi a poco più di un migliaio di persone, macchiato da una città in forte decadenza nei confronti non solo della musica live (un dato di fatto viste le politiche adottate dall’amministrazione comunale). Una città che non merita più il fascino conquistato nel tempo dagli artisti. Una città che sta morendo su se stessa!

Ritorno nel backstage in compagnia dei miei amici, giusto il tempo di salutare il mitico Michael Been (padre di Robert e road manager della band, nonché leader degli storici “The Call”), scambiare due parole con Peter e salutare il resto del gruppo in partenza e saggiare i malumori della data milanese visibilmente scolpiti nei loro volti per i tempi stretti dettati, contro ogni loro volontà, dagli organizzatori.
Consiglio di vedere almeno una volta i BRMC dal vivo ma, ragazzi, evitate Milano… meglio in altre città d’Italia dove lo show non ha conosciuto tagli di scaletta a discapito di brani storici della band (quali “Love Burns”, “Rifles”, “Shuffle Your Feet”, ecc. ecc.) per dar spazio a serate squallide… o meglio ancora, andateli a vedere in terra straniera, vi costerà sicuramente meno, visiterete città molto più accoglienti e molto più propense a live a base di puro rock’n’roll… e l’umore della band, magari, sarà decisamente migliore!”
Ringraziamo sentitamente Vincenzo Otello Tangorra (voce e chitarra dei Wise www.myspace.com/wisemusic1 - www.myspace.com/otellowise) per la sua inappuntabile e precisa descrizione dell’evento sopra riportato.
(Camillo Fasulo)


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