Approfondimenti » 05/06/2010
L'Energia torna in gioco. Di Pino De Luca
“Il problema vero è il benessere, il benessere rovina la tempra e rende tutti inclini al mellifluo e all'inettitudine.” Un mio amico carissimo, con il quale usavamo fare conversazioni lunghissime che mi mancano tanto, recitava questo refrain come una specie di mantra.
Quando le argomentazioni diventano complesse abbiamo bisogno di semplificare noi occidentali. Avvezzi alla cultura riduzionista ed egocentrata tendiamo a linearizzare, a cercare la bacchetta magica, la pietra filosofale, l'elisir di lunga vita e la fonte dell'eterna giovinezza.
So, come sanno in tanti, che un sistema complesso si regge con interazioni complesse e lo si legge dotandosi di una certa complessità di strumenti interpretativi. So, come sanno in tanti, che il consenso si aggrega mediante comunicazioni semplici e suggestive, magari condite con “linguaggio comune” senza farsi velo nell'uso di terminologie estremamente popolari.
Ma se si cerca la verità, o almeno qualcosa che le somigli, occorre un po' di fatica, occorre smuoversi cerebralmente e, io credo a differenza del mio amico, che il benessere aiuti molto, se ben incanalato.
La prima fatica è la condivisione di punti di partenza, di definizioni comuni. Io sostengo che la definizione di nuovo coincida con la definizione di ex-ignoto, ovvero una categoria della conoscenza piuttosto che di una traslazione temporale.
Nuovo è ciò che si conosce per la prima volta, indipendentemente dal fatto che questo appartenga al futuro o ad un passato che, ammantato dal velo dell'oblio, lo ha celato alla vista.
Un tema planetario, oggetto del confronto di tutti i potenti del mondo, stimola interventi da parte di tanti, molti, moltissimi. Segno di democrazia e di vivacità culturale: il tema dell'energia è, senza dubbio alcuno, questione dirimente. Il problema è che se ne suole parlare con una tendenza alla semplificazione che apre più problemi di quanti ne risolva.
L'ingloriosa fine del ministro nuclearista ha, per il momento, riportato in secondo piano la proposta atomica ma non la ha cancellata dal panorama delle opzioni. La voragine petrolifera apertasi nel golfo del Messico che sta sventrando gigantesche porzioni di oceano e di costa pone il problema degli idrocarburi.
Poi ci sono le cose minime e locali: Carbone (Alfieri) poeta brindisino straordinario, e a volte beffardo, mi ha mandato un manifesto con su scritto NO AL CARBONE. Ho pensato ad una burla e invece è una manifestazione sulla questione energetica brindisina: polo ad altissima concentrazione energetica appunto da carbone.
Ancora più minima ma molto interessante è stata una conversazione con una associazione che si chiama Terre Rosse organizzata dalla Fabbrica di Nichi del mio paese: San Donaci.
Sembrano eventi distanti e imparagonabili eppure sono parenti strettissimi. In molti casi la discussione diventa impraticabile perché tutti hanno una “energia da tifare”, come una sorta di campionato di calcio in cui il capo della curva scandisce gli slogan che supporters di ridotta capacità riflessiva ripetono ritmando simpaticamente.
Ho vissuto la mia parte di tifoso e ne sono fiero e orgoglioso soprattutto perché mi ha insegnato a riconoscere il tifo e ad evitare, in ogni modo, di provare ad interloquire seriamente con chi lo pratica. Preferisco parlare di fatti anche se questo modo d'essere spesso conduce alla singolarità e alla solitudine.
Orbene, la discussione sull'energia non può cominciare sempre da “un punto qualunque”. O si affronta globalmente oppure si è in malafede.
E il principio nella produzione di energia è: perché?
Il terrorismo di tutti i tifosi, qualunque maglia indossino, sostiene le paure: la televisione che si spegne, la doccia che si chiude e il gas che non arriva. E l'ansia ignorante prende il sopravvento e la voglia di benessere per l'oggi fa dimenticare i doveri verso il domani. Un po' come il “siamo tutti evasori” che riunisce nella stessa classe sociale il dentista milionario e il venditore di lumache all'angolo della strada.
Ma il consenso della suggestione è utile, si prende in un attimo e a quattro soldi. Paventando mondi meravigliosi e gratuiti, mischiando senza pudore illusioni e ragioni e facendone un cocktail tanto colorato e seducente quanto letale.
E torniamo alle domande: perché produrre l'energia è la prima, ma ne seguono altre: quale, quanta e dove?
E vengo al particulare. Liquidata la questione nucleare, non in assoluto o per principio ma semplicemente perché il nucleare ha un senso solo dove c'è l'uranio che può essere estratto e trasportato facilmente e, inoltre, si possono usare le miniere dismesse per depositare le scorie; aperto il problema dei combustibili fossili e della necessità di sostituirli al più presto per il loro costo crescente e la pericolosità intrinseca della gestione, oltre che per l'effetto serra; resta il problema delle cosiddette energie alternative.
La cosa più agghiacciante che ho ascoltato è stata questa “un mondo meraviglioso attraversato da una rete gigantesca che trasporta energia elettrica.” Ignorando che la stragrande quantità di energia consumata dall'uomo è di tipo termico e che la più grande delle idiozie compiute dall'uomo è quella di “usare energia termica per produrre energia elettrica che consuma per energia termica” con uno spreco netto, nel migliore dei casi, del 60% dell'energia prodotta, qualche lezione di fisica non farebbe male.
Il punto vero è quello di utilizzare tecnologie evolute, evolutissime, per ridurre al massimo la necessità di energia e ridurne la traslazione. Se reti devono esserci siano connesse solo per distribuire il surplus verso le deficienze, liberando al massimo dalla “schiavitù della rete” i piccoli utilizzatori.
Il fotovoltaico, il mini eolico (a rotori verticali), l'idrogeno, il biogas, il solare termico, la geotermia, e le tante possibilità di produzione devono essere indirizzate al “risparmio del territorio” e alla riduzione dell'impatto ambientale, sostituendo rapidamente gli idrocarburi e il fossile nell'utilizzo sociale e collettivo.
Andrò il 19 a dire NO al Carbone, a Brindisi, ma non perché sono contro il carbone e tanto meno avverso a Carbone, ma solo perché nessuno mi ha mai spiegato tre cose:
1: quali sono stati i vantaggi di un territorio ad ospitare la più alta concentrazione di produzione energetica da carbone d'Italia;
2 – Quale meccanismo strano ha portato una centrale che doveva bruciare 2,5 milioni di tonnellate di carbone all'anno a bruciarne circa 8 milioni;
3 – per quale ragione la Puglia ha una invasività altissima di parchi eolici e fotovoltaici su terreno fertile e tutto questo “alternativo” non ha sostituito una cippa di combustibile fossile?
Una cosa positiva è che i “Ragazzi” di Terre Rosse hanno cominciato a studiare e a fare qualche domanda ma non riescono a incocciare alcuno che riesca a dargli una risposta. Spero che le loro parole possano fare breccia nelle menti ottuse di alcuni tifosi a prescindere, le mie, essendo scritte, manent.
Pino De Luca
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