Salute » 09/06/2010
La salute dei bambini al Sud. Di Maurizio Portaluri
L’acuirsi delle diseguaglianze nella salute dell’infanzia tra le regioni italiane è la denuncia lanciata con il 2° Rapporto Supplementare alle Nazioni Unite sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia, da 86 associazioni e istituzioni indipendenti (Gruppo CRC – Convention on the Rights of the Child) e ripresa nell'editoriale del marzo scorso di Ricerca&Pratica, la rivista dell'Istituto Scientifico “Mario Negri”.
Le diseguaglianze tra Nord e Sud ci sono e sono evidenti fin dal momento della nascita e si mantengono per tutto il periodo della crescita, nella cura e nell’accesso ai servizi socio-sanitari. Il numero dei nati è leggermente in aumento rispetto all’ultimo decennio ed è in relazione alla maggiore presenza straniera regolare. Infatti, l’incidenza delle nascite di bambini stranieri sul totale dei nati della popolazione residente in Italia ha fatto registrare un fortissimo incremento passando dal 7% del 1995 al 12,7% del 2008 del totale dei nati vivi.
L’Italia risulta essere ai primi posti al mondo per numero di parti cesarei: il 39,7%, 4 su 10, avviene per via chirurgica e non naturale. Questa percentuale ci pone al primo posto in Europa ed è in continuo aumento senza mostrare alcun accenno di inversione di tendenza, con valori diversi nelle differenti realtà regionali con i picchi al Sud (Campania, Sicilia, Molise e Puglia superano il 50%). Il parto cesareo è associato a qualche punto percentuale di rischio di mortalità materna.
Al Sud si muore di più nella prima settimana di vita, in particolare la mortalità perinatale, seppur dimezzata negli ultimi dieci anni, passando da 8,4 a 4,6‰, nelle regioni meridionali resta 2-3 volte superiore rispetto alle regioni settentrionali a parità di nascite patologiche (da 2,1 in Molise a 7,0 in Basilicata), a conferma del fatto che persistono carenze nell’assistenza perinatale, neonatale e infantile che dovrebbero essere migliorate e che rappresentano un importante obiettivo di sanità pubblica.
In Puglia la nuova provincia BAT è sprovvista di unità di terapia intensiva neonatale.
L’Italia è in ritardo anche per quanto riguarda la disponibilità di asili nido. Oggi solo 23 bambini su 100 trovano posto e solo tre regioni (Emilia Romagna, Toscana e Umbria) hanno le carte in regola per raggiungere l’obiettivo europeo del 33% entro il 2010 fissato a Lisbona.
Il divario Nord-Sud si ripropone anche nei risultati scolastici dei bambini delle scuole primarie.
I bambini italiani non hanno le stesse opportunità di apprendimento a seconda del territorio in cui vivono, e dell’estrazione sociale a cui appartengono, con un Sud svantaggiato e i bambini stranieri ancora più in difficoltà.
Essere uno studente del Sud significa partire con circa un anno e mezzo di ritardo scolastico rispetto ad uno studente del Nord, indipendentemente dalle caratteristiche individuali e dalla scuola che frequenta.
Nelle regioni meridionali un terzo dei quindicenni non raggiunge la soglia minima di competenze definita internazionalmente e l’abbandono dell’istruzione è elevato (il 20% non raggiunge un diploma di scuola superiore).
Diseguaglianze regionali che costringono ancora molti bambini del Sud bisognosi di cure alla migrazione ospedaliera, ad una precarietà occupazionale(quando cresciuti) sino a dieci volte superiore dei loro coetanei residenti al Nord.
Maurizio Portaluri
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