Approfondimenti » 19/06/2010
Diciannove Giugno. Di Pino De Luca
Era appena trascorso il solstizio d'inverno, a due giorni dal Natale e la città di Brindisi fu attraversata da un corteo lungo e variopinto. 23 dicembre 2009. Il tema o i temi di quel corteo fatto da tanti non è univoco, non c'è una fisionomia precisa. Ci sono tante istanze, tante speranze e tante proteste. In qualche caso solo la voglia di esserci, di testimoniare la propria esistenza in un mondo di invisibili.
A due giorni dal solstizio d'estate, 19 giugno 2010, di nuovo è convocato il serpentone e di nuovo sarà lungo e variopinto, stavolta con qualche idea più chiara e qualche no più netto.
So bene che un microcosmo come quello di Brindisi, piccola provincia di una regione anomala come le Puglie, non può essere eretto a parametro di generalizzazioni per la lettura di fenomeni sociali complessi che in altri luoghi hanno anche altri paradigmi.
E tuttavia ritengo che il conflitto brindisino sia estremamente interessante, costellato di fuochi e contraddizioni, delle mille inspiegabili posizioni e imposizioni, posture e imposture, che si possono avere durante una rivoluzione.
Brindisi è stata città di terra e di mare, massacrata negli anni '60 del secolo scorso dal mito della industria pesante e dalla logica del “posto” alla Montecatini che ha disarticolato l'evoluzione bracciantile e contadina, costruendo una “classe operaia” di raccomandati e una classe dirigente di clientele. Dieci anni dopo il mito della chimica, costellato di distruzione e di morte, era svanito. Sostituito dal mito dell'energia e da una “classe operaia” ricattata dal fantasma della disoccupazione e usata come corpo contundente per conflitti e carriere politiche, una nuova classe dirigente fatta di corruttele e conservazione ha preso forma.
La scelta pragmatica a volte deborda e diventa amorale, a volte degenera e diventa criminale. Si interiorizza nelle pieghe di ogni ceto sociale e costruisce terreno fertile per l'edificazione della capitale del contrabbando: Marlboro City.
Come sempre una pletora gigantesca di poveracci si arruffano intorno alla nuova giostra, campano di espedienti, si vestono a volte da boss e si credono astuti. Il risultato è una generazione di pregiudicati che passano la loro vita frequentando le patrie galere, ingrassando studi di penalisti e favorendo carriere, politiche e non, di chi è con e di chi è contro.
La “classe politica” dell'emergenza ha preso corpo.
Ovviamente ha avuto il fiato corto, incapace di pensare a soluzioni dei problemi di una città e di una provincia così frantumate e scomposte.
Nel frattempo intorno a donne e uomini di varia estrazione si è aggregato un popolo che vuole contare e decidere, frantumato, polemico e fors'anche maleducato qualche volta. Ma è un popolo che si è stufato di subire imposizioni di capi prezzolati che sottostanno agli interessi di questo o quel padrone.
Un popolo che chiede conto ai suoi rappresentanti istituzionali, che non molla la presa, che rompe le scatole con perseveranza e decisione.
Un popolo vero senza soldi, senza potere, senza tanta organizzazione ma le cui domande sono ineludibili.
Di chi è il territorio di Brindisi? Quali sono le linee di sviluppo economico? Ci si può sostenere la città con le attività portuali, il turismo, il terziario, il distretto aerospaziale e aeronautico e l'agroalimentare?
Io non so dare risposte, ma leggevo, qualche giorno fa, la storia di Maurizio Caranza.
Questo signore diventò sindaco di un comune agricolo, piccolo e soggetto ad emigrazione. Ha inseguito un sogno, ha chiamato il popolo a realizzarlo. Varese Ligure, adesso che Maurizio non c'è più, è la prima città italiana certificata ISO 14001, a zero utilizzo di idrocarburi.
Può un movimento che va dalla Destra Razionale alla Sinistra Irrazionale ottenere risultati paragonabili? Può un movimento concretizzare delle speranze?
Ma Maurizio ha dimostrato che la follia di piccoli Davide può fermare e sconfiggere il pragmatismo di Golia dell'economia di rapina.
Si combattono mille scaramucce al giorno sul territorio di Brindisi, il solstizio è un buon periodo per la battaglia campale. Dalla lunghezza del serpentone e dai suoi colori si misurerà la forza di Davide.
Io ci sarò, per vedere, e provare a raccontare. Per chi c'è, per chi non c'è e anche per chi è contro.
Anche se mi sovviene una citazione da un vecchio film con Celentano e Ninetto Davoli: “chi si estranea dalla lotta, è un gran fijo de …. “
Pino De Luca
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