Approfondimenti » 11/08/2010
Quando Vacca contestò Camassa. Di Aldo Indini
Continua la mia ricercha di cose probabilmente sconosciute (ovvero volutamente ignorate) ai locali agiografi tradizionali.
Per poter comprendere la diatriba tra due scrittori (il leccese Nicola Vacca e il brindisino Pasquale Camassa), occorre riferirsi alla “Cronaca dei sindaci di Brindisi dall’anno 1529 al 1787. Narrazione di molti fatti avvenuti in detta
città”, di Pietro Cagnes (1682-1742) e Nicola Scalese (1682-1761), cronaca che
viene continuata dopo la loro morte (probabilmente da Francesco Greco ed altri sino al 1787).
Il volume veniva pubblicato dalla Biblioteca A. De Leo nel 1978
a cura di Rosario Jurlaro.
Dalla cronaca apprendiamo che il 20 novembre 1528 cadeva una della due colonne. Scampata questa provincia dalla terribile peste del 1656 per opera ed
intercessione di S. Oronzo, la cronaca ci riferisce:
"1657 e 58 – Carlo Stea Sindico – Questo Sindico offerse i pezzi cascati
della colonna alla città di Lecce per erigerla, e si ponghi la statua di S. Oronzo".
"1658 e 59 – Gio: Antonio Cuggiò Nobile Sindico – Questo Sindico mai
acconsentì che si diano i pezzi della colonna alla città di Lecce".
"1659 e 60 - Carlo Monticelli Ripa – Questo Sindico sempre opposto per non
dare i pezzi della colonna cascata alla città di Lecce".
" 1660 e 61 – Notaro Andrea Vavotico Sindico - In questo Sindacato previo
ordine di S. Eccellenza si diedero i pezzi della colonna cascata alla città di
Lecce, al numero di sette col capitello, e stentarono un anno continuo per
poterli trasportare".
Le ricerche fatte per conoscere tutta la pratica della colonna riuscirono a
Brindisi infruttuose, riferisce Fernando Ascoli nella “Storia di Brindisi”
Rimini 1886. In detto periodo la “cronaca” è solo un manoscritto custodito
presso la Biblioteca A. De Leo.
E’ importante prestare attenzione da quanto asserito dal Sindico Carlo
Monticelli Ripa per la conclusione della ricerca: "si è sempre opposto per non
dare i pezzi della colonna".
Il canonico Pasquale Camassa pubblica "La Romanità di Brindisi attraverso la
sua Storia e i suoi avanzi monumentali" – Brindisi, Tipografia del Commercio,
1934.
Ribadisce il Camassa il concetto: "le ricerche da noi fatte sinora per
sapere che cosa avvenne in quell’epoca circa la pratica della colonna sono
riuscite infruttuose. Lo stesso storico brindisino Andrea della Monica, che
viveva in quel tempo, serba all’oggetto un silenzio per noi molto eloquente".
Continua il Camassa, a pag 121 e 122: "… Per 4 anni vi furono lotte e liti
tra le due città. I sindaci, Monticelli e Vavotico non vollero mai ratificare l’atto di cessione compiuto dal loro predecessore Stea. E quando i Leccesi
venivano a Brindisi per portar via i pezzi della colonna loro ceduta, trovavano
popolo e magistrati che li respingevano; e qualche volta furono anche
maltrattati. Finalmente l’autorità del Vicerè pose termine alla lotta,
comandando che i pezzi della colonna fossero ceduti a Lecce. Il povero Sindaco
Vavotico, pur mormorando, consegna quei rocchi, il popolo freme e il cronista
corrucciato scrive: Stentarono un anno continuo per poterli trasportare. Ciò
che in buon italiano vuol dire che, malgrado l’ ingiunzione del conte di
Castrillo, i Brindisini ostacolarono per circa un’ anno i Leccesi, i quali,
solo di notte, potettero finalmente portar via quei marmi".
Una piccola parentesi. Ho già chiarito con una mia ricerca pubblicata il
07/04/2010 tra gli "approfondimenti del sito Brundisium.net" che, tra i Viceré di Napoli nominati da Filippo IV di Spagna e III di
Napoli nel periodo dal 1621 al 1665 rientrano due Vicerè il Conte di Castillo
- Garcia de Haro Sotomaior y Guznàn, Vicerè di Napoli negli anni dal 1653 al
1658 ed il Conte di Penaranda – Gaspar de Barcamonte y Guzmàn Pacheco de
Mendora, Vicerè di Napoli negli anni dal 1659 al 1684. E’ evidente pertanto che
l‘ingiuzione per la consegna della colonna a Lecce nel’anno 1659, il vicerè non
puo essere il Conte di Castillo, ma il Conte di Penaranda, come vedremo
in seguito.
Nel saggio di topografia storica di Nicola Vacca “Brindisi Ignorata”, Vecchi &
C. – Editori, Trani, 1954, che l’autore dedica “ Agli amici - Vincenzo
Guadalupi – Antonio Perrino – Antonio Cafiero, che pensosi del passato e dell’avvenire di Brindisi mi spronarono a scrivere questo libro“.
Per non dilungarmi, passo subito alla diatriba con il Camassa, portandomi a pag. 290 del libro di Vacca.
Riferisce l’autore: "Io non so dove il Camassa abbia letto che popolo e magistrati respingevano e maltrattavano i leccesi quando si recavano a Brindisi
per portar via i rocchi della colonna e che li poterono finalmente trasportare
"solo di notte". Tanto le fonti brindisine che quelle leccesi sono mute al
riguardo. Se poi per il trasporto ci si impiegò "un anno continuo", si spiega
benissimo col fatto che le strade di allora non erano di asfalto e sono note le
difficoltà viarie del tempo, per cui si preferiva, quando si poteva, la via del
mare. Questa mia spiegazione non è arbitraria né concettuale. Nel documento
notarile, già da me pubblicato, dove vi è narrata tutta questa vicenda, vi è
un'accenno significativo al riguardo: non si poteva trasportare subito l’ordine del trasporto imposto dal Vicerè della provincia perché "sopraggiunge l’inverno con le piogge e non si potrà exeguire il gusto e volontà di S.E.".
L’esistenza di un documento notarile già pubblicato, mi induce alla ricerca
affannosa di simile documento che risulta allegato al libro di Nicola Vacca, "La colonna di S. Oronzo in Lecce”, Lecce, Tip. Editr. Salentina, 1938.
Ogni ricerca di simile documento su Brindisi e su Lecce risulta vana, cioè vi
è il libro, ma non l’allegato atto notarile citato.
Dopo alcuni mesi di ricerca
vengo a conoscenza che il libro completo della documentazione era stato donato
da un gallipolino alla Biblioteca Caracciolo di Lecce; biblioteca “Roberto
Caraccio” di proprietà dei Frati Minori di Lecce, con sede nel piano terra
della cinquecentesca villa di Fulgenzio Della Monica sindaco di Lecce negli
anni 1567.
Devo alla cortesia del Direttore della Biblioteca Padre Rosario che mi ha
concesso la copia del libro di Nicola Vacca “La Colonna di S. Oronzo in Lecce”
completa dell’allegato Ratificatio concessionis columnae pro erigenda statua
Sancti Horontij.
Qui subentro io con il mio libro: Aldo Indini "Dagli atti di concessione e
ratifica la storia della colonna del porto di Brindisi data a Lecce",
Neografica – Latiano (BR), 2002
In detto libro oltre a tutta la storia inerente ai fatti, pubblico tutta la
pratica inerente: Ratificatio concessionis columnae pro erigenda statua Sancti
Horontij depositata presso l’Archivio di Stato di Lecce, Sezione Notarile. Atto
del Notaio Antonio Maria Gervasi, n. 508 del 15 novembre 1659, foglio n. 363
alla cui presenza si è costituito maghi ficus dominus Battista Guarinus
generalis Sindicus magnificae Universitatis fedelissimae Litij … dell’atto
notarie vi fanno parte tutti documenti inerenti alla cessione della colonna e
alla sua accettazione secondo le imposizioni del Consiglio Comunale di
Brindisi:
- Napoles - 6 settembre 1659 - El Conde de Penaranda e los Gobierno della
Ciuidad de Brindisi.
(Il Vicerè ordina la consegna della colonna a Lecce “giacchè i marmi sono
sparsi e la città di Brindisi non se ne serve”)
- Napoles - 27 de settembre 1659. - El Conde de Penaranda al Reverendo sig. D.
Domingo de Santo Oroncio. Leche. ( Il Vicerè assicura il reverendo Don
Domenico, autore del nuovo culto di S.Oronzo, la sua attenzione e sollecitudine
affinché si incammini la pratica di concessione della colonna a Lecce ).
- Napoles à 24 de ottobre 1659 - El Conde de Penaranda. A los del gobierno
della Ciuidad de Brindisi. (Il Vicerè è a conoscenza dello stemma di brindisi
con le due colonne” ma ritiene che basta per consevare questa memoria nella
colonna che sta in piedi, e parte dell’altra che anche si conserva”).
- Napoles a 24 de ottobre 1659. - El Conde de Penaranda. Al general Baron de
Amato. Leche. ( Il governatore della Provincia di Lecce aveva
sollecitato il Vicerè. Questi assicura il suo intervento, ma se la città di
Brindisi la richiede è giusto che rimanga questa memoria della sua origine
iscritta sulla colonna donata a Lecce).
- Brundusij. Die secunda mensis novembris 1659 - Congregata Universitate
fidelissimae civitatis Brundusij in Regimento generali etc.
( A seguito delle proteste dell’auditore Francesco Roanza, il Consiglio pone
le condizioni: Iscrizione sulla colonna, atto notarile di concessione da parte
del Sindaco di Brindisi Ripa, accettazione della colonna da parte della Città
di Lecce, ratifica di tutti gli atti con atto notarile da parte del Sindaco di
Lecce. Pena diecimila ducati d’oro).
- Lecce 3 novembre 1659 - D. Domenico di Santo Orontio al Signor Auditor D.
Antonio Caracciolo della fidelissima città di Brindisi. ( L’anatema del
Reverendo Don Domenico all’Auditore Roanza e per tutti coloro che ostacolono la
consegna della colonna a Lecce).
- Die quinta mensis novembris 1659. Brundusij congregata Universitate
fidelissimae civitatis Brundusij in regimento generali ad sonum campanae more
solito, etc. ( Il Consiglio stabilisce che su di una facciata del basamento
della colonna sia riportato che trattasi della colonna di Brindisi e si
stipulano le dovute scritture e l’obbligo, entro un mese, dell’assenzo della
Città di Lecce).
- Lecce otto novembre 1659; Di V.S. Magnifico Illustre humilissimo servo del
signore. D. Domenico di S. Orontio misero Pritello. Il Baron de Amato. Signori
Sindico et eletti della fidelissima città di Brindisi.( il Reverendo Don
Domenico prende atto di quanto richiesto dalla Città di Brindisi).
- Lecce li 8 novembre 1659. Battista Guarini, Carlo Libetta, Carlo Domovetre,
Nicolò Perrone, Gioacchino Faccollo. Signori Sindico ed eletti di Brindisi.( La
città di Lecce invia due auditori per completare la richiesta con atto di
conclusione pubblica).
- Brindisi 10 novembre 1659 - Pubblicum instrumentum rogatum manu Notarij
Theodori Aloisij de Brundusio etc. qualiter eodem supradicto die in nostri
praesentia personaliter constituiti magnifici Carolus Monticelli Ripa Generalis
Sindicus Universitatis fidilissimae civitatis Brundusij etc. ( Il Sindaco di
Brindisi Carlo Moticelli Ripa firma l’atto notarile di concessione della
colonna alla Città di Lecce).
- Die decimo quinto mensis novembris 1659 Litij in Universali palatio
congregatis.Propose il magnifico signor Gio: Battista Guarini general Sindico
etc.( La città di Lecce accetta la colonna)
La pratica si conclude come già riportato il: Die decimo quinto mensis
novembris 13 indictionis 1659 Litij - Ratificatio concessionis columnae pro
erigenda statua Sancti Horontij, (alla presenza del Sindaco di Lecce).
In esecuzione da quanto previsto dalla ratifica degli atti sul piedistallo,
oggi lato anfiteatro, fu posta la seguente iscrizione che toglie ogni dubbio
sull’ origine della colonna facente parte di quelle due erette a Brindisi in
onore d’Ercole.
"Columnam hanc quam Brundusina civica suam ab Hercule ostentas originim
prophano olim ritu in sua erexerant insignia religioso tandem cultu subirci
Orontio ut Lapides illi qui ferarum domatore expresserant nuovocaelamine voto
et cultu truculentioris pestilentiae nostri triun patorem posteris
consignarente".
Dalla traduzione del Camassa: "Questa colonna che la città di Brindisi, che
ostenta le sue origini da Ercole, con profano rito già aveva eretto come sue
insegne, finalmente con culto religioso sottopose ad Oronzo affinché queste
stesse pietre, che avevano simboleggiato il dominatore delle belve, con nuovo
aspetto rito e culto tramandassero ai posteri l trionfatore della truce
pestilenza".
Aldo Indini
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