Salute » 22/08/2010
Quando a Brindisi volevano costruire il San Raffaele. Di Maurizio Portaluri
QUANDO A BRINDISI VOLEVANO COSTUIRE L’OSPEDALE SAN RAFFAELE
L'amore di don Verzè per la Puglia è antico. Già nel 2001 provò a costruire un ospedale.
“Quando non ci arrivano le istituzioni – leggiamo nelle cronache dell'epoca - provvede la sensibilità di un artista a fare da collante per la realizzazione di progetti utili alla gente della propria terra.
Esattamente come sta accadendo per il progetto di un centro oncologico che sorgerà in Puglia, a Cellino San Marco per la precisione, e si avvarrà del supporto tecnicoscientifico dell' Istituto San Raffaele di Milano, fondato e presieduto da Don Luigi Verzè. Un progetto che piano piano sta diventando realtà grazie ad Albano Carrisi che ha già donato i terreni dove far sorgere l' Istituto Oncologico Mediterraneo: nove ettari di suolo, vicino alla tenuta di famiglia "Il bosco", un terreno fertile pieno di alberi dove c' è una vecchia masseria che sarà ristrutturata.
«Tutto è nato per caso grazie ad una canzone, o meglio ad un inno che mi hanno chiesto di scrivere per il San Raffaele», dice Albano nel corso della conferenza stampa organizzata nella sua azienda a Cellino San Marco per presentare ufficialmente il progetto e la Fondazione Onlus "Albano e Ylenia Carrisi".
« È stata una folgorazione reciproca, ci siamo intesi subito (con don Verzè, ndr) e quando mi ha parlato delle difficoltà incontrate per realizzare un centro oncologico nel Tarantino, ho subito offerto la mia collaborazione, proponendo Cellino San Marco come sede. Sono un artista e di medicina capisco poco, ma so che in questa zona c' è un altissimo tasso di tumori e che non si contano i viaggi della speranza periodicamente fatti dalla povera gente colpita da terribili drammi familiari. ».
Poi le cose sono andate male. Fitto regnante, la Regione doveva recuperare un deficit enorme in sanità e non voleva caricarsi i costi delle prestazioni generate dal nuovo istituto, a Bari non volevano perdere la centralità (quale?) del loro Istituto Tumori e così non se ne è fatto più niente.
Le cose vanno meglio con Vendola Presidente, Assessore Tedesco e poi Fiore, che riprende a tessere i rapporti con don Verzè. Lo strumento dell'accordo è previsto dalla legge e si chiama sperimentazione gestionale: una società pubblico-privato con il 51% al pubblico.
Costo dell'operazione 210 milioni, 120 della Regione Puglia, 80 del San Raffaele e 10 dello Stato. Tutto regolare sembrerebbe.
Ma sugli organi di informazione incomincia a circolare qualche notizia sulla compagine sociale della nuova fondazione. Ogni socio ci mette del suo e don Verzè ci mette qualcuno dei suoi che è anche nella MolMed spa, Molecular medicine, società partecipata da Berlusconi per sconfiggere il cancro in poco tempo, come dichiarò qualche mese fa.
Inoltre, solo per la cronaca, un dipendente di don Verzè è anche l'attuale Ministro della Salute, Ferruccio Fazio.
MA IL SAN RAFFAELE ERA L'UNICO ECCELLENTE?
Ma perché la Regione Puglia sceglie un partner senza percorrere una procedura ad evidenza pubblica, cioè una gara? In fondo il San Raffaele non è l'unica eccellenza sanitaria in Italia.
C'è l'Istituto Tumori di Milano, l'Istituto Europeo di Oncologia, l'Università Cattolica del Sacro Cuore, L'Istituto Candiolo di Torino, per citarne alcuni. Perché, rispondono a Bari, il San Raffaele è una Onlus, cioè un ente no-profit.
Qualcuno però ricorda che il Consiglio di Stato, recentemente ha sentenziato che la Fondazione San Raffaele «svolge attività commerciale, il fatto che non persegua utili o che gli utili siano reinvestiti nell’attività non esclude che essa svolge iniziative di carattere economico con modalità tali da consentirle di permanere sul mercato e di concorrere con altre strutture enti e società che operano nel settore sanità».
Ma comunque, perché non utilizzare criteri oggettivi, cioè basati sui basilari principi di maggiore efficienza e maggiore economicità, oltreché più rispettosi del fondamentale canone Costituzionale dell’imparzialità della P.A., anche per scegliere un partner scientifico? L'impact factor della sua produzione scientifica in un particolare settore, i risultati delle terapie in alcune patologie?
Non risulta che queste domande siano state poste dagli attuali rappresentanti dell’amministrazione regionale né che abbiano avuto preventiva risposta da parte del partner scientifico.
Un altro affidamento diretto si fece sempre in Puglia alla fine degli anni '90 a Ceglie Messapica in provincia di Brindisi per un grande centro di riabilitazione, dove la scelta cadde su un'altra fondazione, denominata sempre San Raffaele ma di proprietà del gruppo editorial-sanitario Angelucci di Roma.
Una struttura che costa circa 100 milioni l’anno, che gode di buona considerazione e soprattutto è tra le poche del genere nel Meridione. Nessuno potrà mai dire se lo stesso servizio si sarebbe potuto rendere, con minori costi o con la stessa qualità, mediante una gestione diretta da parte del pubblico.
Ovviamente, come sempre, abbiamo dati quantitativi ma non qualitativi, cioè sappiamo quanti ammalati vengono curati ma non quanti ne guariscono. Ma questo è un altro problema.
IL PATTO DELL'ASTICE ED I TUMORI CHE VANNO E VENGONO
Ma torniamo alle cronache del 2001 dalle quali questa nota ha mosso i primi passi.
Siamo a Cellino, nella tenuta di Albano Carrisi, neo-socio di don Verze nella “Fondazione Albano e Ylenia Carrisi”.
“In Puglia, così come sottolineato dal capo di gabinetto della Provincia di Brindisi Luigi Potenza, si contano negli ultimi anni oltre 270 mila casi di tumori con 150 mila decessi (fortunatamente le cifre sono sbagliate perché si riferiscono all'Italia ndr). «Di questi casi - ha detto Potenza - i più numerosi si sono registrati nella provincia di Brindisi e il dato diventa ancor più preoccupante se si considera che solo nella piccola Torchiarolo circa 200 persone sono state colpite dal male incurabile».
Nonostante ad Albano non sia riuscito di realizzare il sogno di don Verzè, l'artista brindisino ha continuato a dare il suo sostegno alla cura dei tumori e con Massimo Ferrarese è Copresidente della “Fondazione per la Puglia” con la quale vengono raccolti fondi destinati a sostenere le cure oncologiche soprattutto, sinora, attraverso borse di studio. Ferrarese nel frattempo è diventato presidente della Provincia di Brindisi per il centro-sinistra. Recentemente ha attaccato il piano di rientro dal deficit in sanità di Vendola che prevede chiusure di posti letto. La sua controproposta è stata quella di chiedere 100 milioni per ammodernamenti tecnologici.
Poi, una sera di agosto a Campo Marino Vendola e Ferrarese si sono incontrati davanti ad un piatto di spaghetti con l'astice per discutere di sanità e carbone.
Infatti a Brindisi c'è da ridurre il consumo di carbone. Si fanno centrali a biomasse, si fanno fotovoltaici al posto delle coltivazioni agricole, ma il carbone che si brucia è sempre lo stesso.
A Ferrarese, impegnato a sostegno delle cure oncologiche, non risulta che a Brindisi ci siano più tumori che altrove. Forse non ha avuto il tempo di parlare con Albano e del suo progetto del 2001.
A Vendola non sappiamo cosa avrà chiesto per la sanità Brindisina. Sicuramente avrà chiesto di firmare subito le convenzioni con le società elettriche che ormai sono disposte ad accettare qualsiasi riduzione del carbone pur di togliersi dal collo il morso delle inchieste. Eppoi con le firme delle convenzioni le richieste di studi ed approfondimenti epidemiologici ed ambientali degli ambientalisti si andranno a fare benedire.
Per convincere l'unico restio, Mennitti, via libera all'impiego del Combustibile da Rifiuti nella centrali.
I rifiuti ossessionano tutti i Sindaci ed anche quello del capoluogo. Non riescono a comprendere che se si fa una buona raccolta differenziata non servono né discariche né inceneritori. Ma di questi ultimi la Puglia sta per autorizzarne uno per provincia. Eppoi con il riciclo dei rifiuti per ora fa profitti solo una imprenditoria di nicchia e non i grossi gruppi impegnati sui rifiuti e sugli inceneritori.
Così, firmando le convenzioni avremo meno carbone e più diossine, come a Taranto, dove potremo comunque andare a curarci “eccellentemente” facendo prima un aerosol nei fumi dell'Ilva.
LA FAVOLA INSEGNA
Le conclusioni sono due. Una è che i tumori sono tanti quando si devono curare, sono pochi quando si devono prevenire intervenendo sulle cause ambientali e soprattutto industriali. L'altra è che il mantra, potente e breve formula sonora spirituale che ha la capacità di trasformare la coscienza, secondo cui la sanità pubblica è allo sfascio e non è capace più di curare bene la gente, viene ripetuto anche nelle regioni governate dal centro-sinistra, sicuramente anche in Puglia. Per cui meglio dare i soldi ai privati per curare la gente malata di “tanti” tumori.
Maurizio Portaluri
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