Approfondimenti » 30/08/2010
Pensieri volanti: cacciatori e tordi. Di Alfieri Carbone
Il tordo è un uccello lungo poco più di venti centimetri e pesa una settantina di grammi. E' di colore marrone chiaro, il petto quasi bianco ricoperto di puntini neri. Vive nelle regioni del Nord Europa e durante la stagione invernale migra verso zone più calde alla ricerca di cibo e tepore.
A Brindisi arriva nei primi giorni di Ottobre, come dice il vecchio adagio noto ai cacciatori: "Di San Frangiscu, lu turdu an frisku".
Sorvola l'Adriatico ed arriva nelle nostre campagne alle prime luci dell'alba. Dopo tanti chilometri un esercito di doppiette e sovrapposti imbracciati da cacciatori in tenuta da sommossa è pronto a dargli il benvenuto. Il tordo è una delle prede più ambite dagli appassionati venatori. E' anche un uccello ingenuo, facilmente abbindolabile.
Il suo canto, o solo il tipico "zip", può essere perfettamente riprodotto da richiami artificiali. Il tordo sente che nelle vicinanze c'è un suo simile e si avvicina imprudentemente. Con molta probabilità sarà l'ultimo suono che sentirà nella sua vita. Ma se così non fosse, continuerebbe col suo atteggiamento da sprovveduto a credere al canto di false sirene.
Se riportiamo il tutto ad una dimensione umana, potremmo individuare in molti politici brindisini la figura del cacciatore. Far leva sulla popolazione disperata e affamata col ricatto occupazionale usato da richiamo, è una situazione abbastanza simile all'inganno perpetrato ai danni del migratore.
Un vero e proprio specchietto per le allodole, per rimanere in tema venatorio.
E in questa storiella che ruolo ha il brindisino?
Già immagino la faccia del tordo quando vedrà disseminati per 1.500 ettari migliaia e migliaia di pannelli fotovoltaici... si specchierà guardando in basso e con voce tra l'amaro e l'ironico dirà: "E poi li turdi simu nui!"
Alfieri Carbone
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