Salute » 11/10/2010
Dieta Mediterranea, esiste ancora? Di Maurizio Portaluri
Alla fine della seconda guerra mondiale il medico americano Ansel Key sbarcò a Salerno, osservò che le malattie cardiovascolari nel Cilento erano meno frequenti che nella sua regione degli USA.
Keys nel 1970 pubblicò uno studio epidemiologico rigorosamente condotto in sette paesi del mondo (infatti lo studio si chiamava Seven Countries) nel quale si dimostrava che le malattie del cuore e dei vasi erano inferiori dove l’alimentazione era mediterranea. (Nutrition. 1997 Mar;13(3):250-2; discussion 249, 253. Coronary heart disease in seven countries. 1970.)
Da allora gli studi si sono moltiplicati e tutti hanno confermato che l’olio, il vino, il pane e la semplicità della nostra cucina sono in grado di prevenire gli infarti, l’invecchiamento precoce e il cancro.
Ho cercato nella banca dati della letteratura scientifica gestita dal governo americano la frase “dieta mediterranea” e solo nel 2005 ho trovato 78 pubblicazioni su riviste internazionali.
I ricercatori hanno approfondito i loro studi e dal dato epidemiologico, cioè la riduzione di alcune malattie, sono passati a cercare le sostanze responsabili di questi effetti benefici. E così hanno trovato nel vino rosso alcune sostanze come il resveratrolo, una sostanza che i chimici chiamano polifenolo, con potere antiossidante in grado cioè di contrastare i processi infiammatori. Inoltre nell’olio di oliva hanno scoperto altre due sostanze chiamate fenoli, simili a quella del vino, l’idrossitirosolo e l’oleuroperina, in grado di non far aggregare le piastrine nel sangue e di prevenire così quei processi responsabili delle malattie del cuore e dei vasi.
È stata costituita in queste settimane una Fondazione per la promozione e riscoperta della dieta mediterranea. Una iniziativa lodevole per numerose ragioni di ordine scientifico, gastronomico, turistico, sanitario.
In queste settimane la mia attenzione è caduta su una notizia diffusa dall’Associazione Italiana dei registri tumori (AIRTUM) riguardo ai tumori intestinali, che in gran parte sono attribuibili a ciò che mangiamo. Questi studiosi prevedono che nel 2020 l’incidenza dei casi di tumori del colon al Sud, oggi largamente inferiore a quella del Nord del Paese, eguaglierà quest’ultima.
Ben venga allora la nuova Fondazione ma i politici che l’hanno promossa dovranno fare un passo ulteriore e più coraggioso. Produrre dei provvedimenti che consentano di utilizzare prodotti agricoli come quelli di 60 anni fa, cioè privi di pesticidi e fitofarmaci e coltivati lontani da emettitori di cancerogeni (centrali, inceneritori e discariche).
La Svezia ha messo al bando l’impiego di molti pesticidi. Da questo provvedimento si aspetta una notevole riduzione di linfomi nei prossimi anni.
Senza questi provvedimenti l’impatto sulla salute della popolazione di attività di screening dei tumori, cioè di diagnosi precoce, ed anche di lodevoli iniziative come quella della Fondazione per la Dieta Mediterranea è destinato ad essere pressoché nullo.
Se i pomodori della dieta mediterranea saranno stati trattati con ormoni che accelerano la crescita, difficilmente miglioreranno la nostra salute.
Maurizio Portaluri
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