Approfondimenti » 19/10/2010
La targa dell'Unesco nella Piazzetta delle Colonne Anonime. Di Aldo Indini
Di seguito inoltro la lettera che ho inviato il data 12 ottobre 2010 al Sindaco di Brindisi, On. Domenico Mennitti.
La missiva ha per oggetto "La targa dell’UNESCO nella Piazzetta delle Colonne ANONIME" ed è stata inoltrata per conoscenza anche alla Direttrice Archivio di Stato, Dott.ssa F. Casamassima, al Direttore del Museo Dott. C. Corante, alla Direttrice della Biblioteca De Leo, Dott.ssa K. Di Rocco e al Dirigente Beni Monumentali Comunali, Arch. Maurizio Marinazzo.
Sabato 2 ottobre u.s. è stata posta una targa in bronzo, realizzata dallo scultore Giuseppe Marzano, sul pavimento della Piazzetta Colonne, lato ovest inneggianti, da parte dell’UNESCO per il porto di pace della Città di Brindisi.
L’iniziativa è ottima, ma il sito in cui è stata collocata la targa è, a mio parere, improprio. Sarebbe stato più appropriato infatti collocarla sul prospetto della Capitaneria di Porto, dove sono già affisse la targa in bronzo che ricorda l’onorificenza al valor militare per merito di guerra, concessa alla città da parte dell’Ammiraglio Paolo Thaon di Ravel il 18 ottobre 1919, e
quella in marmo del 10 febbraio 1924, con epigrafe che ricorda il salvataggio dei profughi con l’esercito Serbo, in ritirata durante la Grande Guerra, in modo da capovolgere i riconoscimenti di un porto al merito di guerra, con porto
al merito di pace.
E’ noto che, nell’area sottostante le colonne, non esiste una targa o altro che ne indichi l’origine.
Per poter ottenere notizie certe occorre recarsi a Lecce presso la colonna donata dai brindisini, eretta in onore di Santo Oronzo, sul cui basamento troviamo scolpito come da traduzione del Camassa dal latino in italiano: «Questa colonna che la città di Brindisi, che ostenta le sue origini da Ercole,
con profano rito già aveva eretto come sue insegne, finalmente con culto religioso sottopose ad Oronzo affinché queste stesse pietre, che avevano simboleggiato il dominatore delle belve, con nuovo aspetto rito e culto
tramandassero ai posteri l trionfatore della truce pestilenza».
Apprendiamo dagli storici locali che queste vennero situate dove attualmente si trovano oggi, per volontà del foro brindisino per ricondurre l’origine della Città a Brento, in memoria del padre Ercole. Vennero così dall’inizio
denominate “Colonne d’Ercole”, quell’Ercole di cui i brindisini vantano la discendenza.
Il culto di Ercole viene attestato dalle medesime colonne terminali della via Appia, che si vuole siano state elevate in suo onore. (in P. Camassa, Romanità di Brindisi, la sua storia e i suoi avanzi monumentali,1934).
Questo è l’ultimo documento da me rintracciato in cui le colonne vengono nominate quali Colonne d’Ercole, con imposizione alla Città di Lecce di riportare sul basamento della colonna di Sant’Oronzo, l’origine da cui proviene: «Die quinta mensis novembris 1659. Brundusij congregata Universitate
fidelissimae civitatis Brundusij in reggimento generali ad sonum campanae more solito, … ».
Questo documento è riportato nell’atto del notaio Antonio Maria Gervasi il 15 novembre 1659 in Lecce quando, alla sua presenza, si è costituito Giovanni Battista Guarino Sindaco di Lecce per la stesura della “ Ratificazio concessioni columnae pro erigenda statua Sancti Horontij”, documento giacente
presso l’Archivio di Stato di Lecce, Sezione Notarile, n°508 in data 15 novembre 1659, fogl. 363.
Si denota la mancanza di una qualunque targa nelle vicinanze delle basi delle colonne di Brindisi o mediante infissione sul palazzo retrostante, che indichi perché quel monumento successivo all’anno 1659 dia origine alle più disperate
denominazioni di quelle due colonne, quali:
Le due colonne terminali della via Appia. ( in M. Bianchi. Orazione in rendimento di grazie a S.M. Ferdinando IV, 1779).
Brindisi. La Colonna terminale della via Appia. ( in A.L. Castellan, 1819).
La Colonna militare di Brindisi. ( in Cuciniello – Bianchi, Viaggio pittoresco nel Regno delle due Sicilie, Napoli, 1828)
Brindisi: Colonna detta di Cleopatra al termine della via Appia. ( in Yriarte, 1883).
Colonna romana superstite di due colonne gemelle che segnarono, forse, il termine della Via Appia. ( in P. Camassa , Guida di Brindisi, Brindisi, 1897).
La colonna di Silla. (in P. Camassa, Guida di Brindisi,Brindisi 1916).
Le Colonne del Porto. ( in G. Carito, Brindisi. Nuova Guida, Brindisi, 1994).
Inoltre nella “Storia di Roma” sono due i documenti che si occupano delle colonne di Brindisi.
Il primo documento è riportato da Pasquale Camassa nella Guida di Brindisi, Avanzi di epoca romana, 1916, pag. 21 - La colonna di Silla ed a pag. 22: “Sembra però più verosimile che esse rimontano all’epoca di Lucio Silla il quale, memore della fedele cooperazione dei Brindisini, durante la guerra
sociale, e degli aiuti personali da costoro prestategli quando, reduce dall’Oriente dovette fronteggiare il partito di Mario, non solo esonerò Brindisi, secondo Appiano, di ogni tributo verso la Repubblica, ma ne procurò l’abbellimento edilizio, facendo trasportare dall’Egitto quelle due colonne.”
Silla sbarca a Brindisi nella primavera dell’ 83 a. C.
Lo storico Appiano nato in Egitto nel 95 d.C., che si trasferì a Roma durante il regno di Adriano, scrisse una Storia di Roma in 24 libri, alcuni dei quali pervenutici completi come Guerra civile tra Mario e Silla, De bellis civilibus,
volume XII, Libro I°. L’ opera aveva perlopiù una struttura etnografica, in quanto seguiva i vari popoli dai primi contatti con Roma alla loro annessione all’ impero, ed è principalmente un resoconto basato sulle storie locali.
Il secondo documento è riportato da A. Cocchiaro della Soprintendenza di Puglia, Taranto, nell’opuscolo L’Area archeologica di San Pietro degli Schiavoni, Brindisi, 2001, dove apprendiamo che nella Storia Romana ( LI – 19)
di Cassio Dione ( 163- 229 d.C.), i romani innalzarono l’arco di Augusto eretto per decreto del Senato romano, emesso nel 29 a.C. al termine della via Appia a Brindisi.
Cassio Dione nacque a Nicea in Bitinia, fu senatore sotto Commodo e governatore di Smirne. Pubblicò la Storia di Roma in 80 libri, che abbraccia un periodo di 983 anni dall’arrivo di Enea in Italia e la successiva fondazione di Roma, fino al 229.
Apprendiamo sempre dalla Romanità di Brindisi, la sua storia e i suoi avanzi monumentali, Pasquale Camassa, 1934: « Via Appia Traiana … Un altro bel tratto della medesima via tornava alla luce nel 1919, nelle opere di sterramento a
Ponte Grande per il bacino di carenaggio».
Nel Mistero delle Colonne Romane, Jurlaro riporta nell’Osservatore Romano, 11 gennaio 1963: «Cesare Orlandi, nel 1775 affermò che una di queste colonne, quella rimasta in piedi, fu costruita in età bizantina, questi sostenuto dall’autorità di Basilio II che restituì al primiero splendore circa l’anno 980».
Questa affermazione è ben visibile osservando i due basamenti delle colonne: quello a ponente privo della colonna è senza alcun dubbio risalente all’età Augustea (83 a.C.), mentre quello della colonna integra è visibilmente
risalente all’era Bizantina (980 d.C.).
In riferimento a quanto riportato sulla base della colonna integra apprendiamo dal Camassa quando Lupo Protospata abbia riedificato la città dalle fondamenta: «quelle parole hanno tratto in inganno qualche scrittore, il quale ha ritenuto che l’erezione delle due colonne risulti al secolo nono».
La caduta dell’attuale colonna integra potrebbe avere avuto origine dall’incendio e distruzione della Città da parte dei Saraceni nell‘ anno 774, che il De Leo riporta sul Celebre Porto”: «quando Brindisi fu incendiata dai Saraceni e poi ridotta all’ultima desolazione dall’ Imperatore Ludovico».
Per quanto concerne il capitello della colonna, gli originali dell’epoca augustea, apprendiamo da Tommaso Cinosa « composta da quattro cariatidi femminili e principi persiani», che non si può collegare con il capitello della
colonna integra posto nel palazzo Granafei, probabilmente copia di un capitello esistente presso le Terme di Caracalla in Roma.
Siamo giunti ai nostri tempi quando il Sindaco di Brindisi Onorevole Mennitti, per mettere fine a tutte le interpretazioni susseguitesi in cinque secoli, convoca una Commissione a carattere nazionale, per una definitiva risposta
sulla collocazione nel contesto storico delle colonne terminali della Via Appia.
Nel 27 gennaio 2008 in una conferenza stampa, comunica i risultati della Commissione. In sintesi: “ Le colonne non sono terminali della via Appia. Sono un monumento rivolto verso il mare. La colonna che è a Lecce da 500 anni non può tornare a Brindisi. L’attuale colonna integra ed il basamento dell’altra,
non possono subire modifiche. Bisogna portare avanti un’operazione di ricostruzione storica”.
Con la presente chiedo alla S.V. una operazione di ricostruzione storica che abbia come concetto di studio le due colonne, mediante la costituzione di una commissione di studio composta dai quattro professionisti, a cui la presente è
inoltrata per conoscenza, affinché sia possibile l’ installazione di una targa bronzea al centro delle due basi delle colonne, o l’affissione della stessa sulla facciata del palazzo retrostante.
Possibilmente con posa in opera prima della visita della Commissione Europea sulla scelta della Città della Cultura per l’anno 2012. Si propone a tal proposito un esempio d’iscrizione.
COLONNE ROMANE
Dono alla città
di Brindisi nell’anno 83 a.C. da parte
di Lucio
Cornelio Silla provenienti dall’Egitto e qui
erette in
onore di Ercole. Il basamento privo della
colonna donata a
Lecce, originale risalente al periodo
augusteo 83 a.C.
La colonna integra, una riproduzione
di quella
romana , periodo bizantino, anno 980 d. C.
Le informazioni in precedenza citate sono riportate nelle biblioteche di
Brindisi ed altre biblioteche in Italia ed alcune all’estero, in possesso già
della S.V.:
- La Leggenda delle Colonne del Porto di Brindisi, A. Indini, Neografica, Latiano, 2001.
- Dagli atti di concessione e ratifica la storia della colonna del porto di Brindisi data a Lecce, A. Indini, Neografica Latiano, 2002.
- Metamorfosi di un monumento – Le colonne del Porto di Brindisi, A. Indini, Neografica Latiano, 2008.
Mentre l’ intevento del Sindaco di Brindisi sull’ “Appia Regina Viarum”riportato in:
- Brindisi: alcuni episodi di storia locale, A.Indini, Locopress Industria Grafica, Mesagne, 2010.
In attesa di un cortese cenno di riscontro, porgo alla S.V. On. D. Mennitti ed ai Sigg.ri: Dott.ssa F. Casamassima, Dott. C. Corante, Dott.ssa K. Di Rocco, arch. M. Marinazzo, distinti saluti.
Comm. Aldo Indini
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