Salute » 02/12/2010
Daniele Valletta, i medici che costruiscono in silenzio ed il registro tumori. Di Maurizio Portaluri
In queste settimane la medicina della città di Brindisi ha perso tre medici. Tre medici nel pieno della loro attività, esperti, impegnati, stimati.
Daniele Valletta ed Antonietta Solazzo erano medici di famiglia, Salvatore Pinna un ematologo ospedaliero.
Anche i medici muoiono, è vero, e muoiono continuamente.
Questa volta però vogliamo spendere qualche parola perché anche per i medici vale il detto per cui un albero che cade fa più rumore della foresta che cresce.
Purtroppo l’attenzione dei media è maggiore quando un medico sbaglia (chi è che non sbaglia nel proprio lavoro?) di quando costruisce in silenzio. Nel mondo dei media conta quello che appare, l’emozione momentanea che suscita una notizia, meglio se sgradevole, ma non c’è tempo per l’approfondimento, per la lettura, per l’analisi.
Allora si condannano o si assolvono intere categorie di persone, senza appello e, di converso, crescono gli atteggiamenti difensivi da parte delle corporazioni che si vedono aggredite.
Per fortuna, almeno in questo, l’Italia è un paese cattolico e del malato ha una concezione religiosa, almeno a parole, per cui se il medico trasgredisce a vantaggio del malato, l’assoluzione morale è assicurata ma se trasgredisce a suo vantaggio la pena è aggravata.
Dimentichiamo, poi, che in Italia le università sono (state) largamente pubbliche e ampiamente accessibili. Per cui i nostri professionisti si sono formati soprattutto grazie alle risorse della collettività.
È giusto che restituiscano quanto è stato loro offerto in termini almeno di attenzione al benessere collettivo.
Un malessere individuale quasi mai trova una spiegazione solo all’interno della persona che lo manifesta, ma richiama situazioni familiari, lavorative, ambientali. Ed i medici di famiglia sono quelli che maggiormente stanno manifestando questa consapevolezza.
Daniele Valletta coniugava all’impegno professionale anche quello politico.
Ma nel suo fare politica si scorgeva sempre il medico e le sua finalità.
La politica, la società scientifica della medicina di famiglia, l’Ordine dei Medici servivano a completare la dimensione collettiva della salute che era impegnato a promuovere. Formatosi alla “scuola” di Tonino Di Giulio, antesignano dell’ambientalismo salentino, si può dire che Daniele ha cercato di continuarne l’opera.
Gli effetti della combustione del carbone, l’abbandono o il saccheggio della costa, l’accesso ai servizi sanitari sono stati alcuni dei temi su cui ha svolto il suo impegno pubblico. Una specie di Nemesi ha voluto che venisse sopraffatto da una malattia per la quale a Brindisi si registra una maggiore frequenza e che è notoriamente ricollegabile all’inquinamento ambientale.
Purtroppo non è riuscito a vedere realizzato il Registro Tumori che pure Tonino Di Giulio aveva a gran voce richiesto.
Grazie a Giorgio Assennato e ad un finanziamento del Ministero dell’Ambiente della fine degli anni novanta, si è realizzata una edizione limitata agli anni 1999-2001, poi niente più.
Nonostante i proclami, nessuna realizzazione a Brindisi, mentre Taranto e Lecce hanno già pubblicato i primi report.
Anche su questo Daniele aveva più volte alzato la voce.
Ma l’impressione è che il Registro Tumori (e l’attività epidemiologica in generale) sia proprio certa politica a non volerlo, quella che non vuole disturbare il manovratore. E neppure l’orgoglio dei professionisti che dovrebbero realizzarlo o la “mission” della ASL si azzardano a sopravanzare un evidente disinteresse dei rappresentanti istituzionali.
Questi colleghi che ci hanno lasciato ed in particolare Daniele Valletta, hanno partecipato alla semina. A chi resta il dovere di accudirla e di farla giungere al raccolto.
Maurizio Portaluri
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