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Approfondimenti: Omaggio a Mario Monicelli. Di Iacopina Mariolo



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Approfondimenti » 02/12/2010

Omaggio a Mario Monicelli. Di Iacopina Mariolo

E’ possibile rivendicare il suicidio come un atto di volontà? Ciò equivale a giustificarlo, considerarlo un evento che si può perseguire , cioè un atto possibile di autoaffermazione come : - mi piacciono gli spaghetti.. ti va del te? No grazie preferisco il caffè.. -
Prima di parlare, o, in questo caso, di commemorare, dovremmo analizzare bene i contenuti ed il significato delle nostre affermazioni.

Trovo difficile immaginare un senso dell’esistente collegato unicamente al vissuto personale, e non all’esistenza in un contesto di vita, ove le azioni dell’uno si pongono come reazioni , in un rapporto dialettico con il collettivo e la rete di appartenenza.
Non conosco la storia della malattia del grande Mario Monicelli, ma mi chiedo se la conoscono quanti affermano : - è un atto dovuto all’assenza di una legge sulla buona morte…o appunto, quanto affermavo pocanzi… atto estremo come espressione volitiva.

Siamo dimentichi che il suicidio è pur sempre atto, per quanto estremo, di una volontà, ma non viene considerato atto possibile, se non in un contesto di rifiuto patologico della vita.
Non sappiamo se per Mario ci sia stato accanimento terapeutico o intento di buone cure , non sappiamo se in lui sia scattato il quadro depressivo senile legato al fattore malattia , non sappiamo il significato che il suicidio paterno, avvenuto all’età di 63 anni per il padre e di 30 per il figlio, di cui fu testimone primo e diretto nell’immediato accadimento dell’evento, possa aver funzionato come spinta all’azione, o per insegnamento famigliare ( essere incapaci di contare e di realizzarsi equivale al non avere più in sé la il valore dell’esistente e dell’esistenza) o per fissazione traumatica , nucleo , nocciolo che ha germogliato l’azione dopo tanti anni come reazione al trauma .

Penso che dovremmo accogliere con dolore la sua perdita e che il suo atto estremo debba farci interrogare su fenomeni quali: la malattia, la solitudine, il senso di non esistenza e di disvalore che nella nostra cultura ha l’anziano, per giunta ammalato.
Mio padre scherzando ripeteva spesso una frase : - Dopo i 70 anni tutti CAPUT - Ed indicava la testa con la mano a taglio a guisa di coltello…..cioè tutti fuori!! Era anche solito, sempre con il suo senso dell’humor, descrivere il progredire dei suoi amici nella vecchiaia, imitando il loro modo alterato di camminare , di parlare, la gestualità, la perdita delle facoltà cognitive…Lui è venuto a manca re ad 85 anni, per me tuttavia è stato un grande quando dal suo letto di ospedale ha preso commiato da tutti noi e ci ha detto che forse ci saremmo incontrati nuovamente in un’altra vita.

Caro Mario grande personaggio a cavallo fra due millenni... immagino grandi le tue sofferenze, il cancro è una malattia “tosta” con le chemio, il cortisone, gli oppiacei ,ci riduce ad esseri di sintesi, farmacodipendenti ed espressione farmacologia ….ho rivisto nelle tue interviste il senso dell’humor, profondo e tagliente, con una base di cinismo, quello che producono le grandi menti e gli spiriti immensi come il tuo.

Volevo inviarti una carezza, quella che forse avresti voluto o che ti era necessaria, in quella stanza di ospedale a letto singolo, , alle 21 di sera, di quel 29 novembre, quando i tuoi occhi hanno incontrato solo la finestra… nel vuoto percettivo di presenze nella tua stanza …

Iacopina Mariolo


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