Approfondimenti » 29/01/2011
Ai salotti preferisco la cucina. Di Pino De Luca
Abbiate un po' di memoria, null'altro chiedo. Io ormai vivo in cucina, nei ripostigli, nelle cantine, qualche volta nelle sale da pranzo, non ho più tempo per i salotti. E le biblioteche, le bellissime biblioteche, preferisco frequentarle da solo, con grande pudore accarezzare i dorsetti e le copertine, sfogliare libri che profumano di storia e ascoltare il fruscìo di pagine a volte con il rabbercio di mille e una mani che le hanno toccate a volte intonse, lisce e dure come vergini alla prima esperienza. Non chiedetemi perché non son più tra gli onnipresenti opinionisti.
Li leggo ancora i giornali, e ascolto i telegiornali ma sempre più distratto. Tutto già visto tutto trito e ritrito. Previsto e raccontato con mesi, anni di anticipo. Come è diventato noioso e prevedibile il mondo d'oggi e quanta pena fanno coloro che “si sorprendono” per eventi improvvisi.
La Tunisia, l'Egitto, il “mondo arabo moderato” che tanto piaceva ai seguaci di un presidente ubriacone e legato a filo doppio con gli affari del petrolio come George Bush. Ma dove dovevano andare senza il gendarme che li sosteneva? Quale fine dovevano fare?
Ora che c'è Obama è tempo di “rinnovabili”, il business è li che si trova. Lo dicemmo per tempo sperando che l'impresa, ma poi esiste l'impresa in questo paese marcescente?, se ne accorgesse e si inventasse un percorso che fosse capace di dare anche all'impresa il valore che la Costituzione le assegna.
E invece ciccia. Lo hanno capito immediatamente le organizzazioni, come dire, ad alto tasso di adattabilità. Le organizzazioni mafiose ci sono entrate con tutte le scarpe, a volte in prima persona, spessissimo travisandosi con nomi più o meno puliti. Tanto l'impresa criminale non ha problemi in un paese dove la giustizia non funziona, anzi ci prospera e s'arricchisce sull'assenza di giustizia.
Ora i benpensanti sonnolenti cercano di correre ai ripari, si appellano alle magistrature e alle divise, quelle stesse magistrature che prima hanno delegittimato con le accuse più velenose e quelle medesime divise accomunate ai tagli per sfoltire la lunga filiera dei “fannulloni”. Si appellano allo Stato i benpensanti taciturni che alzano la cresta solo per rivendicare il boccone pregiato catafottendosene (grazie Camilleri) se gli altri hanno più fame di loro secondo il principio cardine della loro inutile esistenza: “non mi interessa se tu stai male, l'importante che sono io a stare bene”.
Come dice La Qualunque, mitico Ceffo, “Int' 'u culu ai benpensanti sonnolenti”.
E che dire di scandali e scandaletti che tracimano pseudo-sesso da ogni dove? Che dire di mignotte a tempo pieno e mignottelle co.co.co da due soldi che, di colpo, si sentono importanti perché dei vecchi babbioni sfondati di soldi le coprono di bigliettoni per toccarle in mezzo alle cosce? Tutto già visto, tutto già detto. I vecchi satiri, scoppiati di pillole blu, mettono a frutto il bottino accumulato per comprare “carne fresca” come ha detto una simpatica signora che fresca non è più. Non hanno più il fisico e l'età per fare il Grande Fratello e allora s'inventano il Grande Porcello.
Orge da basso impero nelle quali il sesso ha abbandonato il ruolo sublime del piacere per vestire l'abito volgare del potere. Che pena ascoltare pulzelle che “hanno fatto sesso” in cambio di una busta di bigliettoni, chissà se qualche volta hanno fatto l'amore nel corso della loro ingiustificata presenza sul pianeta. Che pena ascoltare personaggi resi ricchi dalla notorietà usare parole da trivio, sentirli con gli occhi iniettati di sangue dall'invidia e dalla cupidigia.
Nulla ho da dire nei salotti e nelle sale d'assemblea. Preferisco la mia cucina, il convivio schiamazzante di compagnie d'avvinazzati, i rutti di panzuti bevitori di birra che si fanno beffe di questo mondo d'alta scuola che dovrebbe, vorrebbe “governare”, “comunicare”, “dirigere” e non si è accorto che è un mondo di zombie, di morti viventi.
Per scelta di tifo, per conoscenza diretta e stima incrollabile io sto con la Bocassini, e starei dalla sua parte anche se avesse torto. Preferisco avere torto da solo che avere ragione insieme alle torme di leccapiedi prezzolati e pseudo-scandalizzati che mettono la morale all'asta.
Mi fido della Bocassini, è una brava, tosta, che va avanti e non si fa impressionare dalle minacce o attrarre dalle offerte. Scopa la Bocassini? Spero proprio di si, spero che lo abbia fatto e che continui a farlo ancora per molti anni, come le pare e con chi gli pare. L'importante è che lei, come noi, lo faccia semplicemente perché è bello e non per far vedere che ci riesce ancora.
L'unica cosa bella che ho letto in questi giorni è il comunicato stampa del Sindacato delle Prostitute, indignate, a giusta ragione, perché il loro antico e socialmente utile lavoro è stato infangato paragonandolo alla sozzura dei mercimoni di palazzo.
Stasera Westmalle Tripel, birra trappista, ho bisogno di un po' di santità.
Pino De Luca
|