Salute » 07/02/2011
L'ospedale e i mesagnesi. Di Maurizio Portaluri
Possono ancora i cittadini di Mesagne avere interesse nella conservazione di un ospedale nella loro città?
Nel 2009, 6216 residenti a Mesagne si sono ricoverati in un ospedale italiano. Lo leggiamo sull’ultima edizione del bilancio sociale della ASL di Brindisi pubblicato lo scorso dicembre. Di questi 4750 circa in strutture ospedaliere della provincia, pubbliche e private, poco più di 1000 in altre ASL della regione, 418 in ospedali fuori regione. Sono stati quindi circa 3500 i mesagnesi che si sono ricoverati nell’ospedale di Mesagne.
L’ospedale di Mesagne, già fortemente ridimensionato dal piano di riordino del 2002, aveva, prima degli ultimi tagli, solo 82 posti letto con i quali sono stati effettuati circa 5000 ricoveri. La complessità media di questi ricoveri è stata però bassa (0.83: quella del “Perrino” è circa 1.1, quella ritenuta ottimale è almeno 1.3). I posti letto sono stati occupati al 73%. Solo la chirurgia ha fatto registrare un indice di occupazione superiore al 100% (167%) facendo così sostenere alla ASL, nel bilancio del 2008, che sarebbero stati necessari altri 3 posti letto oltre gli 8 disponibili.
Nell’Ospedale di Mesagne si sono anche effettuate 182.000 prestazioni ambulatoriali di cui 137.000 di laboratorio. Nel 2008 per farlo funzionare sono stati spesi 12 milioni di cui circa 8 per pagare il personale, 2 per acquisto di beni, 2 per acquisto di servizi (non sanitari cioè lavanderia, pulizia, mensa ecc.).
Il costo del personale è circa il 70% (contro il 50% del “Perrino”) della spesa totale. Quindi, se si vorrà ottenere un risparmio dalla sua chiusura bisognerà spostare il personale in altri nosocomi altrimenti l’operazione non frutterà i risultati sperati.
Questi numeri possono apparire un “de profundis” per quel che rimane dell’ospedale mesagnese che pure in passato è stato un punto di riferimento per l’intera provincia. Ma i tempi sono cambiati ed il governo non ripiana più i debiti del servizio sanitario regionale.
I primi tagli del 2002 furono dettati dall’accordo Governo-Regioni che richiedeva la riduzione dei posti letto, quelli attuali da una ulteriore riduzione di posti letto che la Regione Puglia, sempre in ossequio ad accordi col Governo, avrebbe dovuto fare un paio di anni fa.
È difficile parlare di questi argomenti quando gli stessi sono branditi come corpi contundenti dalla polemica politica ed elettorale. Argomenti su cui si vincono e si perdono elezioni. Gli interessi in campo sono forti, di milioni di euro appunto.
Ma gli ammalati ed i comuni cittadini non dovrebbero rappresentare l’interesse più forte? E non per la compassione che la nostra cultura cattolica suscita per la persona ammalata, ma perché queste strutture si finanziano proprio con il denaro pubblico, cioè dei cittadini.
Non vorrei cadere nella facile polemica verso l’ingerenza della politica. Mi rendo conto che l’Ospedale di Mesagne non è pù così ambito dall’utenza come in passato perché manca di tante specialità e che gli stessi mesagnesi, ne sono certo, vorrebbero a dieci chilometri un ospedale che funzionasse 24 ore su 24 ed evitasse così lunghi spostamenti per trovare risposte ai loro problemi.
Se fossi un amministratore mi chiederei come saranno utilizzati i risparmi che deriveranno dalla chiusura di quel che resta dell’ospedale di Mesagne. E soprattutto, con grande rispetto per le analisi di economia sanitaria che in questo periodo non mancano certo, andrei a chiedere a quei quasi 1500 mesagnesi che si sono rivolti ad ospedali di altre ASL (quasi 500 fuori regione) cosa li ha spinti a farlo.
Credo che ne ricaverei utili indicazioni sulle molte cose ancora da fare.
Maurizio Portaluri
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